L’annunciata operazione Tin-Telecom e Seat colpisce positivamente per almeno due motivi: perché lancia la piccola, arretrata, tecnologicamente analfabeta Italia sulla cresta dell’onda dei protagonisti della nuova era economica ; e perché rende ancora più vistosa quella spaccatura, quella siderale distanza, quella doppia velocità che separa l’Italia dell’economia e della finanza dall’Italia della politica e della burocrazia.
La nascita prossima ventura di un colosso da 100 mila miliardi, ai valori di oggi, nel campo della connettività, dei servizi e dei contenuti per Internet ha una straordinaria importanza perché segna l’ingresso dell’Italia nella quarta fase di Internet e dell’economia digitale, quella che dal telefono o dal computer, arriva ai contenuti, cioè ai gruppi editoriali, alle televisioni ed ai giornali. Sicché, ciò che accade in Borsa in queste calde giornate italiane, mentre le Borse europee e Wall Street vanno in senso inverso sotto i colpi degli hackers, va spiegato ed inquadrato nello scenario evolutivo dell’economia digitale, quella che per intenderci si fonda su Internet, sulla pubblicità on line e sul commercio elettronico.
Senza andare agli albori della nuova civiltà digitale, che datano circa 30 anni fa e nascono dall’intuizione reganiana dello scudo stellare, è possibile identificare retrospettivamente almeno quattro fasi di sviluppo, di cui le ultime tre sviluppatesi con ritmi galoppanti negli ultimi diciotto mesi.
La prima fu quella pioneristica, quando ingegneri e softweristi, una enclave appassionata ed ubiqua di cervelli cominciò a scoprire che era possibile mettere in comunicazione computer distanti fra loro e ad utilizzarli per scambiarsi immagini e testi attraverso i cavi del telefono. Ci aveva già pensato il “nonno” della pagina Web, ovvero il fax , a far capire che si poteva fare molto, ma quando una molteplicità di persone si rese conto che poteva fare ancora di più , dando sfogo alla propria libertà creativa ed appendere nella colossale bacheca virtuale di Internet, visibile in tutto il mondo, la più rilevante così come la più insignificante parola o esistenza, Internet è diventato il fenomeno tecnologico che oggi conosciamo, sempre più raffinato e sempre più irrinunciabile.
La seconda fase fu quella del riordino del caos e dell’eccesso di informazione. Nacquero , sempre per iniziativa di ingegneri e softweristi, i cosiddetti browser, cioè i programmi utili a “sfogliare” i milioni di pagine web immesse nella rete ed i “web engine” o motori di ricerca, attraverso i quali ognuno di noi può navigare nel mare magno della rete con lo spirito di Indiana Jones e trovare ciò che cerca. E’ cronaca recente la lotta tra i browser Netscape ( oggi proprietà di AOL-TimeWarner) ed Explorer ( della Microsoft di Bill Gates) per la conquista di questo mercato , ed è cronaca anche la competizione a colpi di fusioni e accordi tra i protagonisti del Web americani ( Yahoo, Altavista,) che riordinando i siti e le pagine e raggruppandole per temi, hanno creato i primi esempi dei cosiddetti Portali, ovvero i giornali del futuro, in grado di fornire informazione , servizi e intrattenimento, in modo interattivo a tutti.
E’ a questo punto che entrano nel grande business le compagnie telefoniche. Capiscono che internet è un’esplosione di libertà individuale e di voglia anche psicologica di relazione che scorre lungo le “autostrade” del traffico telefonico. Dunque, più internet significa più traffico telefonico. Si può anche regalare Internet perdendoci denaro, come Freeserve a Londra o Tiscali a Cagliari, se se si guadagna molto di più moltiplicando i ricavi da traffico telefonico o da internet. E’ la terza fase, quella dell’esplosione dell’Internet gratis, dei messaggi telefonici gratis e perfino di alcuni che regalano denaro, sotto forma di sconti a chi naviga in quel determinato sito. E’ la fase anche dei primi portali di e-commerce puro, come Dell.com per i computer o Amazon.com, per i libri, in rosso nel conto economico ma con valutazioni stratosferiche in Borsa. Ma è a questo punto che ingegneri, ex -hackers californiani e marketing manager si rendono conto che hanno raggiunto il loro massimo risultato: con la loro genialità e intraprendenza hanno portato e stanno portando internet verso la stragrande maggioranza delle famiglie e delle
imprese. Un anno, per esempio, fa le famiglie connesse negli Usa erano il 28% ed in Italia il 3%, quest’anno saranno il 50% negli Usa ed il 28% in Italia. La distanza si accorcia. Di questo passi nel giro di tre quattro anni, Internet sarà nelle case degli italiani ciò che la televisione è oggi. Ma il massimo risultati degli ingegneri è anche il loro massimo limite. Da questo momento in poi, connesse le famiglie, portate le “autostrade” della comunicazione alla portata di tutti e con qualunque mezzo (il telefonino Wap, la larga banda, i computer palmari) occorrerà fornire loro qualcosa da leggere o qualcosa da fare con Internet. Ciò significa fornire contenuti per Internet. Non è e non sarà mestiere per ingegneri. Sarà il mestiere dei produttori di contenuti, le banche, i gruppi editoriali, le televisioni, i produttori di intrattenimento e di attività per il tempo libero. Ecco perché AOL si è fusa con Time Warner ed ecco il perché dell’operazione Telecom-Seat. E’ un passo giusto ma è anche solo un primo passo. In Internet si guadagna dalla pubblicità , dal commercio elettronico e dal marketing. Attività che andranno però prodotte in modo nuovo , per Internet, non con i vecchi metodi e le vecchie professionalità. Anche se spesso si tratta di fare le stesse cose, Internet cambia totalmente il modo di farle. Ma questa è un’altra storia ed è probabilmente la vera sfida. Di buono c’è che in Italia cominciamo a capirla.