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Insidia euro debito per Monti

Quarta bozza per il Fiscal Compact. Procedure semiautomatiche per deficit e debito? Decidono i governi. Partita indigesta per l’Italia.
La battaglia del debito flessibile non è ancora finita. Quando il consiglio Ecofin esaminerà martedì l’ultima bozza (la quarta) del Fiscal compact, il patto di bilancio che stringe le regole sulla gestione dei conti pubblici nell’Eurozona, dovrà decidere se applicare le sanzioni semiautomatiche solo al deficit o allargare il giudizio alla sua serie storica, dunque al debito. Il secondo testo sanciva questo parallelismo potenzialmente indigesto per l’Italia, il terzo l’aveva tolto. Ora il presidente del comitato dei 101 che sta scrivendo l’intesa, il lussemburghese Georges Heinrich, sottolinea che il consesso è diviso e che la delibera deve essere politica. E’ una questione cruciale a cui è legata una parte del futuro della politica di bilancio del Belpaese.
A bene vedere non è la sola. Oggi pomeriggio il testo di discussione è stato rappresentato ai 26 governi che partecipano alla trattativa, agli osservatori inglesi, alla Commissione, alla Bce e al Parlamento europeo. A furia di emendamenti si è arrivati a undici pagine, più due della lettera in cui Heinrich evidenzia le questioni ancora aperte che ritiene necessario rimettere alla valutazione dei governi, dunque i ministri economici martedì e i capi di stato e di governo il 30 gennaio. Mario Monti in entrambe le occasioni dovrà giocare una partita difficile. Deve evitare che un debito al 120 per cento del pil sia trattato senza troppe attenuati e diventi la ragione per una serie di pesantissime manovre correttive. Anche perché un punto nuovo di zecca, il 3e, impone «che il meccanismo di correzione automatica scatti auormaticamente» in caso di derapata dagli obiettivi virtuosi.
Sono cinque, stando alla bozza vista da La Stampa, gli articoli su si ritiene sicura l’esigenza di un ulteriore confronto ai massimi livelli. L’equipollenza di deficit e debito per le procedure di correzione che partono automaticamente a meno che non ci sia una maggioranza contraria è il numero 7. L’articolo 8 propone che la Corte di Giustizia sia lo sceriffo della regola aurea da inscrivere nella Costituzione e questo quarto testo le attribuisce il potere di imporre sanzioni finanzarie (non superiori allo 0,1% del pil); si precisa che l’iniziativa contro i meno virtuosi è sia della Commissione che degli stati membri.
Meno grave la contesa sul riferimento o meno al patto Europlus, strategia comune di coordinamento delle politiche economiche sinora dimostrasi irrilevante: c’è chi lo vuole e chi no (art.9). Il numero 12 chiede ai governi di pronunciarsi sulla partecipazione del presidente del parlamento Ue ai vertici; la formulazione è sibillina e l’impressione è che la risposta sarà più “sì” che “no”. Da decidere il numero di paesi necessari per l’entrata in vigore del Trattato, se 12 o se tutti i 17 dell’Eurozona.
Cruciale il punto del collegamento fra il Compact e il fondo salvastati permanente che parte a luglio, l’Esm. La bozza propone che ne possano usufruire solo coloro che hanno firmato il nuovo Trattato e che rispettano la regola aurea. E’ una mediazione che potrebbe piacere anche ai duri del rigore, Germania e Bce, con qualche effetto sulla flessibilità del debito che sogna l’Italia. E’ una trattativa, tutto è sempre possibile.
E difficile.

Fonte: La Stampa del 19 gennaio 2012

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