Europeisti consapevoli, disposti a seguire l’agenda indicata dall’Unione europea perchè avvertiti del fatto che se l’Italia non vara riforme importanti e non riprende a crescere ci saranno seri problemi. Appaiono così gli italiani in un’indagine d’opinione promossa dalla rappresentanza in Italia della Commissione europea e da Economia e società aperta, presentata ieri a Roma dall’economista Carlo Altomonte.
L’indagine, che ha interessato un panel di imprenditori e dirigenti oltre a un campione rappresentativo della parte più informata della popolazione, cioè gli adulti in età lavorativa che si collegano a internet da casa propria, si è svolta fra il 2 e il 9 novembre scorso. Ebbene, il 72% dei cittadini intervistati e l’88% degli imprenditori ritiene che le indicazioni delle cose da fare per l’Italia fornite dalle Autorità europee siano state un utile contributo. Al tempo stesso dalle risposte emerge una chiara coscienza del fatto che non sarà l’Europa a toglierci dai guai: solo per una parte dei cittadini intervistati (41%) l’Europa ci sta aiutando concretamente a risolvere i problemi mentre c’è un altro 41% di intervistati che ritiene che l’Europa non ci sta dando alcun aiuto, perchè ha anch’essa i suoi problemi, oppure perchè è l’Europa stessa la causa dei nostri problemi (18%). Al di là dei dubbi, le posizioni tuttavia convergono sul tema dell’integrazione fiscale, in particolare sul fatto che i bilanci di previsione dell’Italia, come degli altri Stati membri, siano sottoposti all’approvazione e al controllo delle Autorità europee (così l’86% di imprenditori e il 72% dei cittadini). Il 54% degli imprenditori è inoltre favorevole al tema dell’introduzione degli Eurobond, anche quando questi dovessero comportare una progressiva cessione di sovranità fiscale alle Autorità europee, mentre il 32% è favorevole, ma con gradualità (questa domanda non è stata fatta ai cittadini data la sua complessità tecnica). Nel sondaggio è stato anche ricordato che l’Italia con le nuove regole sul patto di stabilità e crescita si è impegnata a Bruxelles a conseguire avanzi di bilancio dell’ordine del 2-3% nei prossimi anni: solo il 13 per cento dei cittadini ha detto che non avremmo dovuto prendere questo impegno, anche se il 45% degli intervistati pensa che questi obiettivi siano da perseguire ma con elasticità. Alla presentazione della ricerca era presente, oltre alla presidente della Confindustria Emma Marcegaglia era presente anche Enzo Moavero Milanesi, Ministro per gli Affari Europei.«Non siamo di fronte al rischio di scomparsa dell’euro» ha sottolineato il ministro e «non c’è un piano B per l’Europa» che andrà avanti grazie alla sua «capacità di adattamento pragmatico» alle circostanze. A tutelare la moneta unica, è la convinzione di Moavero, è la Bce che «saprà prendere le sue decisioni in autonomia nell’interesse della sua missione che è la tutela dell’euro e la cui indipendenza va rispettata».
Imprenditori e cittadini hanno fiducia nella Ue
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