Dentro Cernobbio Sondaggio tra i partecipanti al Workshop Ambrosetti
Le aziende Il 36% delle imprese ritiene che il fatturato aumenterà del 10% Previsioni Luigi Spaventa: «Per il Fmi il default delle principali economie industriali è improbabile» L’ apocalittico Padoa-Schioppa: «In termini paleocristiani Roubini è quello che si definisce un apocalittico» Il pessimismo di Roubini non scoraggia gli imprenditori, adesso tornano a investire
Alla fine all’imprenditore anonimo la battutaccia scappa: «La politica? Si è trasferita da Montecitorio a Montecarlo». Siamo a Cernobbio e come ogni anno una bella fetta di industriali italiani è ospite del workshop Ambrosetti. Si discute dei grandi scenari macroeconomici, si ascoltano le profezie dei guru più gettonati del momento, si raccontano le vicende delle proprie aziende e magari sulla splendida terrazza di Villa d’ Este si fa anche un poco di business, che non guasta. Ma la politica, quella no, quella resta sottotraccia. Figuriamoci le elezioni. Si ha paura anche solo a pronunciare la parola. Spiega Chicco Testa, gran frequentatore di Cernobbio: «Neanche a tavola, quando magari gli argomenti sono esauriti, si ricorre ai fatti della politica. Gli imprenditori, persino quelli che hanno votato Berlusconi anche alle ultime elezioni, sono in piena stagione del disincanto». Facciamo la controprova con Adolfo Guzzini, uno dei nomi pesanti del design italiano. «La crisi politica? E’ totalmente incomprensibile – risponde -. Dal centrodestra ci aspettiamo altro, le riforme e non che il socio di maggioranza e quello di minoranza continuino a litigare ostinatamente per mesi e si disinteressino di come va l’ economia». Meno male che nel vuoto «c’ è Marchionne che sa fare una politica per l’ industria, parla dei nostri veri problemi». In terrazza si aggira un politico professionale, anche se sui generis come Fausto Bertinotti. La sua analisi è venata di nostalgia. «Chiacchieravo poco fa con un banchiere e un industriale, Sella e Bombassei. Si parlava delle imprese e dei lavoratori, ma dei soggetti organizzati nessuno discute più. Partiti e sindacati sembrano evaporati». Per l’ ex presidente della Camera «la politica, in verità, è evanescente un po’ in tutta Europa». Ma i francesi quando tutto manca hanno comunque lo Stato e i tedeschi sono di per sé un sistema. Noi restiamo in braghe di tela e rimpiangiamo i leader del passato. Disincantati, delusi, potenziali astensionisti se costretti alle urne, gli imprenditori di Cernobbio non sono però pessimisti. Tutt’ altro. Hanno elaborato il lutto della politica e sono arrivati alla semplice conclusione che dovranno far da sé. Dal palco gli organizzatori del meeting propongono un sondaggio: come chiuderà il fatturato 2010 della vostra azienda? Il 36% non ha dubbi: con un incremento superiore al 10%. E un altro 33% dichiara un incremento inferiore al 10%. Solo il 14% fa sapere che le sue vendite scenderanno. L’ occupazione invece non salirà come il fatturato. Il grosso, ovvero il 44%, la manterrà stabile e il 24% addirittura la ridurrà. Per dirla in parole povere è abbastanza evidente che i medi imprenditori italiani, il nocciolo duro degli ospiti di Ambrosetti, hanno approfittato della crisi per ristrutturare alla grande, stringere i bulloni e tagliare gli sprechi. Ora sono pronti a ripartire puntando alle esportazioni e della politica italiana chissenefrega. Il 10% ha persino deciso di investire nella propria azienda il 20% in più rispetto alla media degli ultimi tre anni. Certo che ci vorrebbe a Roma almeno un ministro dell’ Industria a cui poter bussare quando serve, ma l’ unico che potrebbe davvero cambiare le cose sarebbe Marchionne. Ma pare che sia già impegnato altrove. L’ ottimismo dei Cernobbio boys ha retto persino alla prova Roubini. Anche i sassi sanno che Nouriel, l’ economista americano, previde (tra i pochi) la Grande Crisi. Ora però è diventato una Cassandra in servizio permanente, h24. Scherza Tommaso Padoa-Schioppa: «In termini paleocristiani Roubini è quello che si definisce un apocalittico. Ma attenzione, su molte cose ha ragione». Luigi Spaventa, in sala anche lui, scherza meno e quando arriva il turno delle domande è gelido: «Nouriel, dicci anche cosa dobbiamo fare. E comunque sappi che l’ ultimo report del Fondo Monetario sostiene che il default delle principali economie industriali è improbabile». Nouriel l’ Apocalittico in venti minuti di drammatico speech aveva sentenziato che «crescere all’ 1% è come vivere una recessione». Insomma basta la percezione di arretramento a farci del male, anche se tecnicamente la recessione non c’ è. Esplicitato il suo teorema Roubini aveva poi in rapida successione predetto sventure per gli States, il Giappone ed Eurolandia. Persino i paesi Bric erano usciti a pezzi dalla prova Nouriel. «Sarei ottimista solo per India e Brasile, la Cina si basa troppo sull’ export e se gli Usa non consumano sono guai». Ergo ci aspetta un futuro dell’ economia a W, con crisi e risalite repentine e tanti, tanti disoccupati. Gli ospiti di Ambrosetti messi davanti all’ abisso un po’ hanno tremato, ma usciti dalla sala hanno saputo che Barack Obama dagli Usa stava promettendo «tempi migliori» e il governatore Mario Draghi da Seul li invitava a copiare i tedeschi. «Proviamoci».
Imprenditori e banchieri. Torna l’ottimismo
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