• sabato , 23 Novembre 2024

Impregilo, Salini alla guida ma sul tavolo di Gavio ci sono due contromosse

IL NUOVO CEO DELLA SOCIETÀ HA SOLO POCHI MESI PER VENDERE L’INTERO PACCHETTO DI AZIONI ECORODOVIAS CHE HA IN PORTAFOGLIO.SE NON DOVESSE RIUSCIRCI IL SUO ANTAGONISTA AVRÀ DUE POSSIBILITÀ PER RIPRENDERSI L’AZIENDA.
Guardato da lontano lo scontro tra Pietro Salini e Beniamino Gavio per il controllo di Impregilo potrebbe raccontarci qualcosa della palude italiana. Uno, Salini, che vuole mettere insieme le aziende per farne una più grande e l’altro che preferisce rimanere (relativamente) piccolo pur di comandare in casa sua. Gli schieramenti sono conseguenti, con Gavio parte delle banche italiane, per la ragione che ha più soldi, e Mediobanca. Con Salini c’è invece quella parte dell’estabilishment che ritiene il grumo di potere milanese un tappo e i fondi esteri, chi per opportunismo speculativo chi perché ritiene il progetto di Salini più forte. Al momento Salini ha vinto, ha conquistato il territorio insediando il suo consiglio di amministrazione e cancellando in assemblea quello di Gavio. Ma siamo solo all’inizio e scopriremo presto se si tratta di una storia di crescita, come sostiene Salini, o di spoliazione, come sostiene Gavio. Intanto del vincitore Salini gli sconfitti dicono: «Non ha sbagliato una mossa». Poi elencano. La fusione con Todini, quasi un salvataggio, ha spalancato le porte della destra che allora era ancora a Palazzo Chigi; quindi il rastrellamento delle azioni Impregilo mentre Beniamino Gavio era concentrato nel chiudere con Ligresti e Benetton, fino al marzo scorso suoi consoci, per diventare il padrone assoluto del gruppo di costruzioni. Quando Gavio chiude l’ultimo pezzo, l’8 marzo scorso, Salini ha già in tasca un bel pacchetto di azioni e, dicono sempre gli sconfitti, intanto si è costruito una squadra di tutto rispetto: Massimo Ferrari, ex Consob ed ex Romagest, direttore generale, Larry Kay, ex Telecom ed ex tante altre cose, grande esperienza internazionale, responsabile delle relazioni con gli investitori, advisor Rotschild, legale lo studio Erede, primarie agenzie di comunicazione per l’Italia e per l’estero, la più quotata società di proxy per la raccolta delle deleghe in vista dell’assemblea, Claudio Costamagna candidato alla presidenza di Impregilo. Una macchina da guerra. Di Gavio invece, gli stessi sconfitti dicono: «E’ stato consigliato male» e si fa capire che il cattivo consigliere sarebbe stato Medionaca, istituto di riferimento del gruppo nonché azionista di Impregilo. L’errore sarebbe stato di non trattare e, prima ancora, di sottovalutare Salini che pensavano fosse solo: un intraprendente e spregiudicato costruttore romano, velleitario e con pochi soldi, che si gioca il tutto per tutto. Ma le cose non stavano così. Dietro Salini c’è molta Roma che conta, la simpatia della Bnl, quella – si dice – del ministro allo sviluppo Corrado Passera, per i maligni con lo scopo di indebolire Mediobanca e per i benpensanti perché lui le aggregazioni di imprese per farne aumentare la dimensione le vede sempre di buon occhio. E poi l’estero, curato con attenzione, con i fondi che, per interesse, vedono più di buon occhio gli attaccanti che non i difensori. Per il sistema la parte più accattivante del progetto del costruttore Salini è che lui vuole accorpare, dopo aver messo insieme la sua azienda con Todini ora vuole unire il tutto con Impregilo, creando così il primo gruppo italiano con poco meno di 4 miliardi di fatturato. Ancora un nano rispetto ai 36 miliardi di Vinci, ma un passo avanti verso il raggiungimento di una dimensione adeguata. Per il mercato invece la parte più accattivante è la promessa di una mega-dividendo straordinario utilizzando l’incasso ottenibile con la vendita delle azioni di Ecorodovias, la concessionaria brasiliana che il vecchio management di Impregilo si teneva stretta per via delle entrate certe che garantiva e che solo nelle ultime settimane Gavio aveva deciso in parte di vendere. Offrendo al sistema e al mercato quello che ciascuno desiderava, Salini ha conquistato sia pure di un soffio l’assemblea e ora a comandare in Impregilo è lui. Dall’altra parte c’è Beniamino Gavio, alla prima prova significativa dopo aver ereditato l’impero dal padre Marcellino. Per paradosso, dopo aver per anni controllato Impregilo con Ligresti e Benetton finalmente l’8 marzo ne era diventato l’azionista di controllo con il 30 per cento del capitale, per vedersi poi sfilare il giocattolo appena quattro mesi e una manciata di giorni dopo. Il suo piano è stand alone, andare avanti da solo, vendere un pezzo di Ecorodovias, non tutto, distribuire una parte agli azionisti e poi procedere per crescita interna. A posteriori quello che viene contestato a Gavio, oltre ad aver sottovalutato l’avversario, è di non aver voluto trattare per tempo, quando aveva ancora una posizione di forza, accettando un condominio in cui lui avrebbe gestito le concessioni e Salini le costruzioni. Questa è la prima parte della storia. La seconda sta appena cominciando. Salini governa una società di cui ha il 30 per cento con un altro azionista che possiede altrettanto, il che, in assenza di accordi, gli renderà assai difficile varare operazioni straordinarie che richiedono i due terzi dei voti in assemblea. E le operazioni straordinarie sono proprio quelle che Salini ha promesso, ovvero la fusione di Impregilo con Salini e la distribuzione del megadividendo straordinario. La prima prova, da superare nel giro di pochissimi mesi, sarà riuscire a vendere l’intero pacchetto delle azioni Ecorodovias possedute ad un prezzo interessante (si parla di 1,1 mi-liardi), operazione non facile perché nella concessionaria brasiliana c’è un azionista importante, la famiglia Almeida, conlegata a Impregilo da un patto di sindacato. Almeda ha presentato una offerta per una parte del pacchetto posseduto da Impregilo ma non per tutto. E’ un nodo intricato che non sarà facile sciogliere. Se Salini ci dovesse riuscire la sua strada potrebbe essere in discesa, anche se molti giustamente gli consiglieranno di non distribuire tutto, per non impoverire la società, ma solo parte dell’incasso. D’altra parte lui con quel dividendo straordinario si ripagherebbe il suo 30 per cento di Impregilo che si ritroverebbe gratis. Vedremo da quale parte penderà la bilancia. Se Salini dovesse vendere e distribuire abbastanza ma non tutto, confermando così le promesse ma anche l’interesse a rafforzare l’azienda, Gavio vedrebbe spuntate buona parte delle sue frecce. Se invece la vendita non dovesse avvenire in tempi brevi per Gavio si aprono due possibilità interessanti. La prima è all’inizio del nuovo anno promuovere la riconvocazione dell’assemblea per rimuovere il consiglio con la stessa motivazione adottata da Salini per la sua conquista: che non ha realizzato il piano presentato. La situazione a quel punto potrebbe ribaltarsi e sarebbe Salini a trovarsi nella situazione in cui oggi si trova Gavio. La seconda opzione per Beniamino è aspettare l’8 marzo prossimo, quando scadranno i 12 mesi che vincolano il prezzo dell’opa all’ultimo pagato (nel suo caso 3 euro e 65 centesimi per azione) e se il prezzo del titolo sarà sceso lanciare un’opa, che prima di quella data viene invece fermamente esclusa. Quanto alla fusione tra i due gruppi, che si farà solo se e quando Salini avrà la certezza di avere in mano il solido controllo di Impregilo, quello che Salini potrebbe fare evitando di passare dall’assemblea straordinaria, sarebbe procedere non con una fusione ma con l’acquisizione di ramo d’azienda, la sua, da parte di Impregilo. Operazione con parti correlate, quindi soggetta a regole assai strette. Basteranno otto mesi, a questo punto, per conoscere l’esito finale anche della seconda parte della storia. Per il momento però un impatto già c’è stato, il passaggio alla guida di Impregilo, ancorché non definitivo, rompe una barriera fino a ieri considerata sicura: quella del 30 per cento. Per avere la certezza di controllare davvero una società non basta più. E c’è anche il precedente del ribaltamento del controllo attraverso la conquista del consiglio di amministrazione con il voto in assemblea. Vedremo se queste novità faranno proseliti. Il secondo impatto riguarda Mediobanca. Per Piazzetta Cuccia questa è una sconfitta, non è riuscita a difendere gli interessi del suo cliente sottostimando i rischi. La giustificazione dei sostenitori dell’istituto è che in questi mesi ha dedicato tutte le sue forze alla partita della vita, la fusione tra Fonsai e Unipol. Il risultato per Naghel e Pagliaro a questo punto è due a uno: una vittoria in Generali con la sostituzione di Perissinotto, una vittoria probabile benché sudatissima con Unipol-Fonsai e una sconfitta in Impregilo. La previsione è che se la fusione assicurativa andrà in porto non ci saranno scossoni tra gli eredi di Cuccia. Un po’ più deboli, ma resteranno al loro posto. Nella foto a sinistra Beniamino Gavio, che all’interno del gruppo familiare si occupa della strategia Nella foto grande in alto Pietro Salini nuovo Ceo di Impregilo

Fonte: Affar e Finanza del 23 luglio 2012

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