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Il valore del risparmio

Occhio al tesoretto e uno sguardo ai mercati internazionali. Il 2011 per gli italiani sarà l’anno del risparmio Per gli italiani il 2011 sarà l’anno del risparmio. No, non nel senso che riusciremo a mettere da parte qualcosa, ma che il nostro gruzzolo, piccolo o grande che sia, sarà oggetto della cupidigia altrui e dovrà essere oggetto della massima attenzione nostra. Non appena Bankitalia ha stimato in 8600 miliardi netti, di cui 4800 in immobili, l’intero patrimonio privato nazionale – qualcosa come quasi sei volte il pil e un po’ meno di cinque volte l’intero debito pubblico, arrivato alla cifra record di 1.867 miliardi – subito è partito il dibattito sulla possibilità e opportunità, o meno, di ridurre drasticamente il fardello del debito con una tassa tipo “patrimoniale patriottica”. Ma gli italiani sono anni che con quel patrimonio – seppure poco equamente distribuito, visto che il 10% delle famiglie ne possiede il 45% – cercano di mantenere inalterato il tenore di vita acquisito, usandolo (se va bene gli interessi, se va male il capitale) come sostituto del reddito mancante. Solo che ora rischia. Da un lato c’è l’erosione dei mercati: il mattone, che così tanto piace, ha perso un ulteriore 1,6% (con il 26% delle transazioni in meno) dopo che nel 2009 aveva ceduto il 4,1% – tanto è vero che il prezzo medio delle abitazioni è arrivato a 2310 euro al metro quadrato, con punte medie oltre gli 8 mila nelle zone di pregio di Milano e Roma e medie minimi in varie periferie sotto i mille euro – mentre la Borsa, per chi ha investito solo in Italia, è stata un castigo, visto che Piazza Affari ha perso il 13,23% (solo Madrid e Atene hanno fatto peggio) portando la capitalizzazione complessiva delle società quotate a 430 miliardi, pari a solo il 27,6% del pil. Dall’altro, come si diceva, c’è in qualcuno la voglia di risolvere il problema della finanza pubblica con un prelievo forzoso, che al di là delle questioni di principio avrebbe comunque molti problemi ad essere calcolato e applicato (sul reddito? sul patrimonio? sulle plusvalenze?). D’altra parte, se a far da testo sono le prime due aste di titoli del Tesoro del 2011 (avvenute il 29 e 30 dicembre, ma con valuta gennaio), qualcosa bisognerà pur fare. Perché le aste sono andate bene come domanda, sempre superiore all’offerta – e questo è un ottimo messaggio alla speculazione in agguato – ma a costo di tassi passivi ai massimi degli ultimi due anni (8,5 miliardi di Bot semestrali all’1,698% medio; 3,5 miliardi di Ctz scadenza 2012 al 2,937%; 3 miliardi di Btp scadenza 2021 al 4,8% e altrettanti scadenza 2013 al 3,25%; 2,132 miliardi di CCTeu con varia scadenza a tassi tra 2,8% e 2,92%). E questo – che ha portato lo spread tra i Btp decennali e i bund tedeschi a 190 punti, appena 20 punti sotto il record toccato lo scorso 30 novembre – significa che molto probabilmente non basteranno i 79 miliardi stimati dal Tesoro per pagare gli interessi del 2010 e, se il buongiorno si vede dal mattino, neppure gli 88miliardi previsti per il 2011. Meglio, naturalmente, per i singoli sottoscrittori di obbligazioni pubbliche, che vedono finalmente i rendimenti allontanarsi dallo zero degli ultimi anni. Ma male per il Tesoro, che potrebbe trovarsi costretto a qualche manovra di tipo straordinario. Dunque, occhio più che mai al “tesoretto” – non ho consigli, ma le parole d’ordine sono due: usare la consulenza professionale e guardare ai mercati internazionali – e buon anno.

Fonte: Il Messaggero del 2 gennaio 2011

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