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Il tempo di ripartire

Il voto greco apre nuovi scenari per l’Europa. Non è detto che vada bene. Ma è certo che può…
Il Nobel Paul Krugman (dall’America) dice che la la Grecia uscirà comunque dall’euro e così fa un economista britannico sul Telegraph. Immagino che anche Nouriel Roubini ricorderà in giornata che siamo mortali e che in quanto tali possiamo solo morire, con la variante personalizzata del “subito” e “fra orribili sofferenze”.
Il problema non è solo che viviamo in un mondo in cui i profeti di sventura hanno il bonus a fine mese, maturano introiti che crescono man mano che le loro previsioni diventano più nere, e poco conta se poi non si avverano. C’è anche che questo seminare energie negative e attese di sventure peggiora il quadro e costa miliardi.
L’alternativa è ragionare. I greci hanno votato contro il suicidio. Samaras farà probabilmente un governo. Certamente chiederà di modificare il memorandum firmato al momento di incassare il secondo piano di salvataggio. Altrettanto certamente, l’Europa gli darà più respiro, tempi più lunghi e tassi di interesse scontati. In questo contesto, Atene avrà i margini per fare le riforme necessarie e tirarsi fuori dai guai. Il suo futuro è nelle sue mani, oltre che nelle dighe anticrisi che l’Ue saprà costruire. Non è detto che ce la faccia. E’ però detto che ce la può fare.
L’Europa, nel frattempo, dovrà mettere mano alla propria vita comune. Non senza fatiche, suspense e litigi, di qui a fine anno si può immaginare che ridisegni il profilo della prima alleanza economica e politica. Faranno un piano per la crescita, questo sì. Andranno verso l’Unione bancaria, e si può credere anche verso qualcosa di molto simile agli eurobond. Tutti, anche Angela Merkel, stanno capendo che serve più Europa, se non altro perché rompere il giocattolo vorrebbero dire tuffarsi nella catastrofe. Ci aspettano giorni di negoziati difficili. Ma la regola è quella di sopra.
Non è detto che ce la si faccia (anche se io credo che andrà bene e dunque non avrò il bonus di Nouriel). E’ però detto che ce la si può fare. E che il cambiamento, per chi lo vuole costuire, comincia oggi.

Fonte: La Stampa del 18 giugno 2012

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