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Il sogno belga di Di Rupo

Giura il governo di coalizione a guida socialista del paese piatto dopo 540 giorni. Equilibri delicati. Speriamo bene..
Dopo 540 giorni di vuoto e di governo sospeso in una prorogatio senza precedenti, l’accelerazione della politica belga appare brutale. Chiuso l’accordo per una coalizione a sei nel fine settimana, ieri sera il presidente del consiglio incaricato, Elio Di Rupo, è andato da Alberto II con l’elenco dei ministri e dopodomani potrà debuttare al vertice del leader dell’Ue. Figlio di emigrati abruzzese, sessant’anni compiuti in luglio, il socialista vallone sarà il primo premier francofono dall’aprile 1974. Dovrà dare stabilità a un paese diviso da sempre e giunto a un passo dallo sgretolarsi, fra gli avversari che lo chiamano (ancora) «Petit Macaroni» e gli alleati bizzosi che gli chiedono comunque di andare avanti come ha promesso.
In Belgio si è votato nel giugno 2010. Il partito che ha ottenuto più seggi (27) è stato il N-Va di Bart De Wever, formazione fiamminga e indipendentista, il cui leader è un Bossi che non insulta la stampa e parla le lingue; secondi i socialisti di Di Rupo (26 seggi). In una terra dove il federalismo ha sdoppiato tutto, la politica come le lingue, i nazionalisti di Fiandra si sono trovato soli a non avere una controparte in Vallonia. Il re, arbitro della formazione del governo come da noi è il Quirinale, avrebbe dovuto dare il mandato a loro, ma i numeri non sarebbero bastati. Col tempo si è arrivato al Ps francofono che, forte di un omologo fiammingo, ha cominciato a tessere la tela.
Impresa immane, vista la durata dello sforzo. C’erano intoppi di distribuzione di poste di bilancio, vecchia questione di dissensi fra i ricchi e dinamici fiamminghi, i valloni che hanno bisogno di più fondi statali per campare. Anche qui c’è un Nord e un Sud che litigano, in modo estremo. Di Rupo ha mediato con talento e pazienza, ha pure ceduto sullo rovente dossier delle municipalità dell’area Bhv – Bruxelles, Halle, Vilvoorde -, togliendo le concessioni francofone a comuni geograficamente fiamminghi. Il Belgio è anche questo. Due idiomi prevalenti, due mondi uniti dalla storia, dalle esigenze e dal re, detto «dei belgi».
Schiumano i duri del N-va, volevano spaccare tutto e a forza di negare l’intesa sono rimasti fuori gioco. Ora c’è una prospettiva di equilibrio, comunque delicato, che potrebbe erodere i loro consensi: il potere logora chi non ce l’ha. Di Rupo ha messo insieme i partiti tradizionali, cristiano democratici, liberali e socialisti, fiamminghi e valloni. Avrà una maggioranza di 86 seggi su 150 in Parlamento, dove il voto di fiducia è in programma sabato. Nel frattempo Elio, l’uomo del farfallino nato in un campo di transito per immigrati, giovedì potrà sedere al tavolo dei grandi, perchè oggi giurerà sulla costituzione. Poi da lunedì, si tratterà di ridare la carica a un Belgio che, mai come adesso, ha bisogno di serenità per crescere senza il dramma della divisione.

Fonte: La Stampa del 6 dicembre 2011

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