• domenica , 22 Dicembre 2024

Il percorso fino all’ultima curva del governatore super partes

Dai «pregiudizi» sul Sud Europa al placet anglosassone.La svolta tedesca. La svolta con le dimissioni del favorito Axel Weber dalla guida della Bundesbank
L’ attesa,ieri a Palazzo Koch,era alta.Anche se il via libera ufficiale di Bruxelles alla designazione di Mario Draghi al vertice della Bce veniva dato per scontato. Soprattutto dopo l’ annuncio, nel primo pomeriggio, del presidente dell’ Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, sulla presentazione di una sola candidatura per l’ ambita poltrona, quella presentata per l’ Italia dal ministro dell’ Economia, Giulio Tremonti. Il governatore, in contatto continuo con Bruxelles, ieri ha lavorato come sempre nel suo studio al primo piano di Palazzo Koch, in via Nazionale: sono i giorni della costruzione delle Considerazioni finali in vista dell’ assemblea della Banca del prossimo 31 maggio. Ed è un compito al quale Draghi si dedica con particolare attenzione e certo non solo perché saranno con ogni probabilità le ultime del suo mandato, iniziato nel gennaio del 2006. Non aveva appuntamenti in agenda, un giorno insolitamente tranquillo in attesa dell’ investitura dei ministri dell’ Economia e della Finanza dei Paesi dell’ Eurozona. Nel Palazzo di via Nazionale, ieri, c’ era anche il Direttorio al completo, dal direttore generale Fabrizio Saccomanni ai vicedirettori generali Ignazio Visco, Giovanni Carosio e Annamaria Tarantola. Già da oggi potrebbe salire la tensione per il prossimo passaggio di testimone in Banca d’ Italia, ma ieri è stata ancora una giornata dedicata alla Bce, e alla candidatura unica di Draghi. Dopo la designazione dell’ Eurogruppo, che tra Grecia e Bce ha protratto la sua riunione fino a notte, la strada del governatore italiano verso Francoforte e la guida della Banca centrale europea sarà infatti tutta in discesa fino alla decisione finale del Consiglio europeo del 24-25 giugno. Ma l’ avvio del cammino era stato difficile, in salita ripida. La nazionalità «latina» di Draghi sembrava un ostacolo insormontabile, in presenza di un vicepresidente della Bce, il portoghese Vitor Constancio, rappresentante di un altro Paese del Sud Europa. Poi invece un fatto inatteso, quanto clamoroso, ha rimescolato le carte: le dimissioni dalla Bundesbank, in febbraio, di Axel Weber, il candidato tedesco per Eurotower, il più forte, apparentemente senza rivali. Che hanno fatto naufragare inesorabilmente le ambizioni della Germania e della cancelliera tedesca Angela Merkel, troppo presa in quel momento dai problemi politici interni per pensare e trovare un’ alternativa. Draghi del resto – forte anche dell’ autorevolezza in campo internazionale conquistata con la presidenza del Fsb, l’ organismo che sulle nuove regole della finanza ha ricevuto il consenso del G20 – cominciava ad apparire come la figura più di spicco per sostituire Jean-Claude Trichet. Sostenuta, peraltro a gran voce dalla stampa anglosassone, Usa e britannica – dal Wall Street Journal, all’ Economist e al Financial Times – e ben vista anche da quella tedesca nonostante le resistenze manifestate fino all’ ultimo dalla signora Merkel. Il punto di svolta comunque è stato l’ altrettanto improvviso appoggio, poco più di un mese fa, del presidente francese, Nicolas Sarkozy. Che ha in qualche modo isolato, smuovendole, le perplessità tedesche. Draghi, candidato unico per la Bce dunque, riceverà da Trichet, che lascerà Eurotower a fine ottobre, un’ agenda impegnativa: una ripresa che in Europa stenta ad affermarsi sotto il peso dell’ incertezza causata dalla paura per i debiti sovrani, una crisi dei Paesi periferici (Grecia, Portogallo e Irlanda) ancora non risolta e il rischio sulla stabilità dei prezzi per il riaccendersi dell’ inflazione.

Fonte: Corriere Sera del 17 maggio 2011

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