Non è di Milano, è nato a Napoli, la Napoli colta e raffinata che fu patria di elezione di Benedetto Croce; poi ha studiato a Roma al liceo Tasso e da ragazzo imparava l’impegno sociale facendo lo scout alla parrocchia di San Bellarmino.
Però ieri sera Ignazio Visco è stato designato nella ‘lettera’ che dà l’avvio alla procedura di nomina del nuovo governatore della Banca d’Italia, dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, dopo un lungo vertice con il leader della Lega Umberto Bossi e con il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti e dopo un decisivo colloquio tra Berlusconi accompagnato da Gianni Letta con il presidente della Repubblica. La cosa più singolare è che chi ha avuto modo di parlare con l’uomo che sarà il successore di Mario Draghi a via Nazionale soltanto un’ora prima della scelta del presidente del Consiglio, sa che Visco non si aspettava assolutamente di poter essere il prescelto, tanto più al termine di una partita lunga e complicata come quella che si è conclusa ieri.
Sessantadue anni, sposato, tre figlie, finora vicedirettore generale della Banca d’Italia, Visco è un economista di livello: maneggia con disinvoltura e grande competenza gli strumenti statistici (negli anni ’80 ha messo in piedi il modello econometrico trimestrale dell’economia italiana) ed è stato allevato alla stessa scuola di politica economica estremamente pragmatica e aperta ai migliori contributi internazionali alla quale appartiene Mario Draghi: quella dell’economista Federico Caffè.
Ma c’è un altro maestro, ormai molto anziano, che Visco non dimentica mai di andare a trovare quando va negli Stati Uniti, passando per Philadelfia: il premio Nobel Laurence Klein.
L’attenzione per il sociale che coltivava attivamente da giovane gli è rimasta come interesse di ricerca e approfondimento culturale: nel suo ultimo libro ‘Investire in conoscenza’ si insiste a lungo sulla necessità di potenziare il capitale sociale del Paese.
L’apprezzamento per la cultura si è anche tradotto di recente nell’interesse per l’organizzazione delle giornate della cultura italiana a Francoforte organizzate quest’anno dalla Banca d’Italia, che si sono aperte martedì sera a Francoforte con il concerto di Claudio Abbado.
Il profilo intellettuale e culturale di Visco è dunque di assoluta continuità con quello di Draghi.
E la sua vita professionale a via Nazionale si è svolta sotto la guida dei governatori che hanno forgiato la Banca d’Italia migliore: assunto nel 1972 con Guido Carli governatore, Visco divenne capo del servizio studi nel 1980 durante il governatorato di Carlo Azeglio Ciampi.
Rimasto in Banca fino al 1997, dal ’98 al 2002 Visco ha poi diretto la ricerca dell’Ocse.
Del resto, da quando è entrato in Direttorio il 9 gennaio del 2007 Visco è sempre stato il deputy di Draghi in tutti i contesti internazionali: dai G8-G20 alle riunioni che invece riguardano l’Europa.
Ed è in questo contesto che si è stabilita anche una proficua collaborazione istituzionale con il ministero dell’Economia e con il direttore generale Vittorio Grilli, in particolare, con il quale Visco partecipa al Comitato monetario europeo, l’organismo incaricato di istruire le riunioni dell’Ecofin.
E anche al Tesoro confermano: c’è «un rapporto ottimo, di stima personale e professionale» tra il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti e il neo governatore di Bankitalia, Ignazio Visco. Del resto, all’ultimo G20 di Parigi, Visco e Tremonti sono stati sempre seduti vicino, sia nei tavoli di lavoro sia a cena.
Dal Tesoro si ricorda anche che Visco ha sempre partecipato negli ultimi mesi ai tavoli per le misure sullo sviluppo. Il neo governatore è anche più volte intervenuto come relatore ai convegni dell’Aspen Institute di cui Tremonti è presidente.
Il napoletano che mette tutti d’accordo
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