Cola a picco il mercato del mattone: nel terzo trimestre del 2012 le compravendite di immobili sono diminuite del 23,1% rispetto allo stesso periodo del 2011; e i mutui, nei primi nove mesi dell’anno scorso, sono calati del 39,5%.
Le banche non concedono credito, e il settore immobiliare sprofonda in una crisi senza precedenti. Ma il credit crunch non riguarda soltanto le famiglie. Continuano a soffrire anche le imprese, specialmente quelle medio-piccole. Lo denuncia anche il presidente della Bce, Mario Draghi: «Se le banche, in alcuni Paesi, non prestano a tassi ragionevoli, le conseguenze sono gravi». Ed è «particolarmente sconcertante – aggiunge – che le piccole e medie imprese soffrano più delle grandi, dato che contribuiscono per tre quarti all’occupazione nell’Eurozona».
La Bce ha inondato l’Europa, e in particolare l’Italia, di danaro a bassissimo costo. Ma le nostre banche utilizzano questa liquidità per acquistare titoli di Stato e per finanziare le grandi imprese. Secondo le cifre della Cgia di Mestre, l’81% degli oltre 1.135 miliardi di prestiti bancari viene concesso al primo 10% degli affidati, cioè ai grandi clienti. Per il restante 90%, composto da famiglie e piccole-medie imprese, resta un misero 19%. La Coldiretti segnala una diminuzione del 22% di crediti alle imprese agricole. Mentre «le grandi società – osserva lo stesso Draghi in un’intervento ad Amsterdam – hanno un migliore accesso ai mercati del capitale». A dare una mano alle piccole imprese dovrebbe giungere nelle prossime ore il «sì» del Parlamento europeo a una sterilizzazione dei requisiti di Basilea 3 sui prestiti fino a 1,5 milioni alle piccole e medie aziende. Un progetto condiviso dall’Abi e dal vicepresidente della Commissione Ue, Antonio Tajani.
L’economia europea vede all’orizzonte «ancora grossi problemi», avverte Draghi. La soluzione è una sola, «tornare alla competitività con una serie di misure a livello nazionale con le quali – spiega il presidente della Bce – si assicuri che i mercati del lavoro e dei beni siano pienamente compatibili con l’unione monetaria». Insomma, un’agenda fitta di riforme. Quelle già introdotte, aggiunge Draghi, per quanto dolorose stanno incominciando a dare frutti, in Grecia, Spagna, Portogallo. Ed è indispensabile che sulle riforme già fatte, nessuno torni indietro. «La Bce – assicura – non sovvenzionerà le banche insolventi, né può e vuole sovvenzionare i governi dell’Eurozona. I governi facciano la loro parte». Per quanto riguarda le banche, il meccanismo di sorveglianza europea «è un primo, importante passo, ora è importante affiancarlo con un meccanismo di risoluzione», con cui gestire preventivamente le crisi bancarie.
Ma intanto il razionamento del credito è una realtà con cui fare i conti, specialmente nei Paesi «sotto stress» come l’Italia. Il mercato immobiliare è la cartina di tornasole del fenomeno. Cadono le compravendite, così come i mutui fondiari concessi dal sistema creditizio. I dati dell’Istat non lasciano margine di dubbio: le compravendite nel terzo trimestre dello scorso anno sono diminuite del 23,1% rispetto agli stessi tre mesi del 2011. La concessione di mutui, nei primi 9 mesi del 2012, è precipitata del 39,5%, con un picco del 50,6%% nelle Isole e del 42,8% al Sud. Secondo le associazioni dei consumatori, i tassi d’interesse imposti sui mutui prima casa sono i più elevati d’Europa.
il mattone si sbriciola. E Draghi alle banche:”Concedete piu’ prestiti”
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