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Il governo non riesce a fare i tagli da solo

I tecnici al capezzale dei tecnici. Incapace di varare un credibile piano di tagli di spesa, il governo si affida alla perizia contabile dello sforbiciatore della Parmalat, finita poi in mani francesi: il settantanovenne Enrico Bondi.
Il manager è stato chiamato da Mario Monti a ricoprire, al massimo per un anno, la carica di commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica, guidando la task force chiesta e ottenuta dal ministro Piero Giarda per accelerare l’operazione bisturi.
Arriva anche un comitato interministeriale per la spending review, che sarà presieduto dal premier Monti e composto da Giarda, il ministro della Funzione pubblica Patroni Griffi, il viceministro dell’Economia Grilli e il sottosegretario Catricalà. Inoltre, il professore bocconiano Francesco Giavazzi viene, a sua volta, incaricato di fornire analisi e raccomandazioni sui contributi pubblici alle imprese mentre Giuliano Amato dovrà fornire al premier analisi e orientamenti sul finanziamento di partiti e sindacati.
Bondi entra immediatamente in carica, in forza di un decreto approvato ieri dal Consiglio dei ministri. Il primo obiettivo del governo è di raggiungere risparmi per 4,2 miliardi di euro nel 2012, pari a circa lo 0,6% dell’intera spesa di 650 miliardi di euro. Ci sono sette mesi di tempo, dal 1° giugno al 31 dicembre. Entro la fine di questo mese di maggio, ciascun ministro proporrà gli interventi immediati di riduzione della spesa di competenza, ma anche misure di razionalizzazione per gli anni prossimi.
Il tentativo di Monti è di evitare, se non del tutto almeno in parte, l’aumento dell’Iva già previsto per ottobre. Una misura assolutamente impopolare, che rischia di dare il colpo di grazia ai consumi interni, aggravando la recessione. Per poterlo fare, il premier ha bisogno di tagli di spesa per circa 3,2 miliardi di euro nel 2012, di oltre 13 miliardi per il 2013 e di 16,4 miliardi nel 2014: questo recita la relazione tecnica sul decreto «salva Italia». Se davvero si riuscissero a tagliare spese per 4 miliardi resterebbe un miliardo per affrontare l’emergenza economia sostenendo le imprese. Spiccioli. Per fare un confronto tra risparmi e nuove tasse, è bene ricordare che dalla sola Imu sugli immobili il governo aspetta entrate per 21 miliardi di euro.
Il compito del commissario sarà quello di definire il livello di spesa per l’acquisto di beni e servizi, voce per voce, delle amministrazioni pubbliche. Saranno interessate (o dovrebbero esserlo) dai tagli tutte le amministrazioni, le autorità, gli organismi, gli uffici, gli enti locali e le amministrazioni regionali sottoposte ai piani di rientro dal disavanzo della sanità. Esclusi il Parlamento, il Quirinale, la Corte costituzionale. Per quanto riguarda la Regioni, il commissario formulerà proposte di risparmio ai governatori.
Fra i compiti del commissario, un censimento degli immobili delle amministrazioni, che servirebbe a ridurre il numero degli affitti pagati: il solo ministero dell’Interno spende circa 600 milioni in affitti. E ancora: limiti ai contratti di consulenza esterna, riforma della Motorizzazione civile, riduzione delle autorità portuali. Nel complesso è considerata «rivedibile» una quota di spesa pubblica pari a 80 miliardi di euro. Che poi possa essere rivista effettivamente, è altro discorso.
Qualche prima indicazione, riguardante cinque ministeri (Interno, Giustizia, Difesa, Istruzione, Esteri), l’ha esposta Giarda già ieri a Palazzo Chigi. Ci sono sovrapposizioni di sedi fra le diverse forze di polizia, che potrebbero essere razionalizzate. Le Forze armate potrebbero essere tagliate di 30mila unità, da 180mila a 150mila. Ma nessuno sa dove piazzare i 30mila sottufficiali in più.

Fonte: Il Giornale del 1 maggio 2012

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