• sabato , 23 Novembre 2024

Il fondo anticrac sarà banca

Ecco le proposte per la riforma dell’Eurozona del presidente del Consiglio Van Rompuy.Poteri speciali alla Commissione, sospensione dei diritti per chi sfora e quansi un Fondo monetario Ue. In discussione da domani…
Herman Van Rompuy arma il bazooka anticrisi. In attesa della proposta Merkozy che dovrebbe calare domani sui tavoli bruxellesi, il presidente del Consiglio Ue ha pronta la sua cura da cavallo dell’Eurozona. Il fiammingo propone di stringere il governo della moneta unica sino ad attribuire «poteri straordinari» alla Commissione, «o a un’altra autorità», per costringere un paese a prendere «le misure fiscali necessarie per assicurare la stabilità dell’eurozona». Le misure comprendono il ricorso a sanzioni automatiche e il lancio di un quasi Fondo monetario europeo, attraverso la trafsormazione dello strumento anticrac permanente (Esm) in banca, secondo alcune fonti anche con la possibilità di accedere anche ai contributi della Bce. E’ una ricetta decisa. Ma i tempi non sembrano richiedere nulla di meno.
Il futuro della nuova Europa che vuole battere i mercati, e convincerli della propria determinazione a garantire la tenuta della sua valuta comune, comincia domani pomeriggio alle cinque, quando gli sherpa dei leader dell’Unione si ritroveranno a Bruxelles per avviare a livello tecnico il summit dei capi di stato e di governo che si apre dopodomani sera. Il summit a due di lunedì fra il presidente francese Sarkozy e la cancelliera tedesca Merkel ha dato il primo colpo d’ali al dibattito, raccogliendo un giudizio complessivo secondo cui le linee delineate non sono poi così nuove, eppure guadagnano senso nel momento in cui si auspica vengano tradotte in un Trattato. L’impianto francotedesco, per quanto se ne sa, riprende proposte che già circolano da tempo. La differenza è che le scolpisce in una carta dal valore costituzionale.
Il puntuale Van Rompuy, come gli hanno chiesto i leader dell’Unione il 26 ottobre, ha messo sue idee con ordine e sintesi in appena due cartelle vista da La Stampa, riconoscendo che «l’attuale situazione richiede un’azione immediata». Ciò non toglie che si tratti di un piano di ampio respiro che deve «mantenere la coerenza fra Ue e Eurozona» e appoggiarsi sulle istituzioni comunitari, fatto «essenziale». Niente scorciatoie intergovernative, lascia intendere il fiammingo. L’Europa deve essere unita nell’affrontare il pericolo.
La prima sollecitazione è quella di «una maggiore convergenza macroeconomica», il che comporta coordinamento e decisioni prese dalle capitali in stretto contatto coi partner di Bruxelles. La novità è che Van Rompuy propone «l’introduzione di sanzioni» anche qui, come già accade per le politiche fiscali. In pratica, un catafalco come il piano Europa2020 che è succeduto alla fallimentare strategia di Lisbona potrebbe essere reso credibili da provvedimenti punitivi per chi non crea abbastanza posti o non innova a sufficienza. Si potrebbe considerare anche «l’uso di interventi legislativi per definire dei risultati minimi da ottenere per l’agevole funzionamento dell’Eurozona». Parametri di sviluppo, è l’idea, così come ci sono per deficit e debito.
L’obiettivo del fiammingo è una migliore integrazione per rafforzare il fronte. E’ il volano parallelo agli interventi per la sostenibilità dei bilanci, obiettivo per il quale Van Rompuy considera importanti sia il «Six pack» per la nuova governance che entra in vigore il 13 dicembre, sia le due proposte di ulteriore stretta intavolate dalla Commissione (offrono, fra l’altro, la possibilità per l’Ue di riscrive le finanziarie nazionali). Qui il documento del Consiglio suggerisce di ragionare sulla condizionalità del rispetto delle regole per l’accesso ai fondi strutturali, tipo il fondo Sociale o le dotazioni per la competitività. In un aprima fase si è pensato alla sospensione del diritto di voto per chi sfora, ma la cosa pare caduta. Sarebbe comunque una rivoluzione.
Se ne bastasse, ecco che arriva una «più stretta interpretazione del 3 e del 60% per cento», rispettivamente i parametri virtuosi in funzione del pil per deficit e debito, agendo sull’articolo 12 del Trattato che consente tempi più rapidi di azione. Ciò implica sanzioni più flessibili e l’obbligo per i paesi sotto sorveglianza di discutere le loro manovre a Bruxelles e di ritrovarsi in violazione dei Trattati qualora non rispettino le raccomandazioni. preludio, questo, a una nuova sfida contro Berlino: «Il rafforzamento delle regole di bilancio potrebbe accompagnarsi con comuni emissioni di debito», ovvero gli odiati (per la Merkel) eurobond, dibattito di lungo termine.
Nel breve, Van Rompuy suggerisce di rafforzare gli stabilizzatori. Il fondo anticrac permanente (Esm) «potrebbe essere trasformato in uno strumento finanziario dell’Eurozona”, una vera e propria banca. Sarebbe quasi il Fondo monetario europeo di cui i veri padri dell’Europa sognano da che è cominciata la crisi. La Merkel non sarà d’accordo, ma ha già cambiato parecchie volte idea da che la Grecia ha cominciato a ballare due anni. Possibile che, nei prossimi quattro giorni, lo faccia ancora.

Fonte: La Stampa del 6 dicembre 2011

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