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Il crac paga in sette giorni

Salvagente da 100 mila euro e pagamento in sette giorni. L’Europa prova a rafforzare la rete anticrisi che tutela i risparmiatori continentali, con regole trasparenti e finalmente omogenee per i fondi di garanzia bancari degli stati membri, varate in un contesto che rafforza i diritti dei cittadini. L’obiettivo è che la soglia massima dei rimborsi in caso di fallimento sia uguale per tutti, valida per gli istituti di ogni dimensione e per qualunque valuta. L’erogazione del risarcimento avverrà in una settimana, una rivoluzione visto che ora i tempi possono essere eterni. E’ merito della semplificazione amministrativa: se un italiano perde del denaro nel crac di una banca che ha sede in Svezia, sarà il nostro fondo a rimborsarlo, per poi rivalersi presso l’autorità omologa di Stoccolma.
E’ dal 2008 che l’Ue ribadisce l’esigenza di «imparare la lezione delle crisi». Sono stati due anni di grandi proposte, con un’accelerazione repentina negli ultimi mesi per effetto della quasi bancarotta greca. Riforma dei mercati e della supervisione hanno fatto i titoli del quotidiani a dodici stelle, ma dei risparmiatori si è parlato solo – e per procedura di urgenza – all’inizio della buriana, quando più o meno tutte le capitali hanno alzato il livello di protezione dei depositi bancari, in alcuni casi promettendo una garanzia totale.
Su un tavolo affollato di dossier e di polemiche – entro domani i ministri Ecofin cercano la difficile intesa sul sistema di vigilanza finanziaria paneuropeo – il commissario per i mercati finanziari Michel Barnier è atteso oggi con tre proposte destinate a consolidare lo scudo per i risparmiatori privati e i loro investimenti. Il francese vuole convincere tutti che, anche nel peggiore dei casi, conti bancari, risparmi e polizze assicurative non correranno il rischio di finire bruciate dalla speculazione.
Si comincia con il quadro per i Fondi di garanzia creditizia, provvedimento che in Italia avrà effetti limitati, visto che un simile strumento a livello interbancario esiste da oltre vent’anni e il tasso di copertura adeguato. La Commissione Ue rafforza la direttiva del 1994, elevando in due fasi sino a 100 mila euro la soglia di salvaguardia dei depositi. La stretta sui tempi è cruciale l’omogeneizzazione delle regole. In piena tempesta finanziaria si sono visti gli irlandesi traslocarsi sulle filiali britanniche delle loro banche nazionali in modo da ottenere un più ampio rimborso, quella offerto dal Regno Unito ai suoi: questo ha drenato liquidità dagli istituti inglesi e li ha resi più vulnerabili. La proposta stabilisce anche che i fondi debbano essere capitalizzati in modo preventivo e successivo, e fissa, in caso di bisogno, la possibilità chiedere il sostegno di fondi (“mutual borrowing”).
Il secondo passo è il miglioramento della direttiva del ‘97 sui fondi di compensazione per i casi in cui un intermediario non sia in grado di restituire i capitale a un investitore (in Italia è la Eurosim del 1996). Attualmente esistono 39 fondi diversi fondi in ventisette paesi. La Commissione punta a armonizzarli, fra l’altro alzando da 20 a 60 mila euro il livello minimo di compensazione e imponendo la restituzione del capitale entro nove mesi dal fallimento della società. Anche qui vale il principio del “mutual borrowing”. In vigore da fine 2012.
Ultima mossa, l’avvio di un dibattito su un fondo per le assicurazioni, oggi presente in soli dodici paesi (non l’Italia). Il meccanismo è quello di cui sopra, si tratta di garantire in caso di crisi i sottoscrittori di polizze vita e non-vita in caso di crac, cittadini e imprese. Proposta sul tavolo nel 2011. Se tutto va bene, la garanzia continentale partirà dal 2014.

Fonte: La Stampa del 12 luglio 2010

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