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“Il condono premia i furbi, scelta sbagliata”

Fare in fretta e fare bene quello che serve al Paese.C’è un pericolo ma non ci meritiamo un impoverimento Emma Marcegaglia Confindustria Marcegaglia: piano per la crescita, ultima chance. Non sarò la leader del terzo polo.Il dopo-mandato «Alla fine del mandato tornerò a fare la mamma e l’imprenditore a tempo pieno»
Il condono «non è la scelta giusta», «premia i furbi e noi abbiamo invece bisogno che tutti paghino le tasse e rispettino le regole». E’ il presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia, a respingere l’ ipotesi del condono che divide governo e maggioranza in Parlamento. E contro la quale, dopo il rilancio da parte del capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, si è schierato anche il leader della Lega Umberto Bossi: «Non ne capisco il motivo…» ha detto. Mentre il leader dell’ Idv, Antonio Di Pietro ha tuonato contro il possibile «ennesimo regalo del governo ai disonesti». Intervistata da Fabio Fazio a “Che tempo che fa” Emma Marcegaglia spiega che all’ Italia «servono manovre strutturali, serve ridurre strutturalmente il debito e il deficit», e serve «combattere fortemente l’ evasione fiscale e l’ illegalità». In quest’ ottica «la logica del condono dà un messaggio assolutamente sbagliato». Che quindi non può accompagnare il decreto per lo sviluppo che, dice il numero uno dell’ associazione degli industriali, «è l’ ultima chance del governo per far uscire l’ Italia dalla crisi». Il decreto, aggiunge, «deve essere fatto» perché «o ci salviamo tutti o cadiamo tutti». Secondo Marcegaglia, sono «i mercati finanziari a dare i tempi». E «bisogna rispettarli, fare in fretta e fare bene quello che serve al Paese. Bisogna fare cose importanti, al limite anche impopolari, scontentando magari pezzi della maggioranza», aggiunge. Tra le proposte avanzate da Confindustria per rilanciare il Paese, la presidente ricorda la disponibilità a una «patrimoniale ordinaria» che colpisca «solo i patrimoni consistenti» almeno oltre la soglia di 1,5 milioni di euro e che serva «non ad andare ad aumentare la spesa pubblica ma ad abbassare le tasse a lavoratori e imprese. «Siamo in un momento difficilissimo – in tutti siamo chiamati a fare sacrifici. Serve una proposta in cui pesi e sacrifici siano suddivisi in modo equo». Bisogna «ridare fiducia al Paese e ai giovani, fare le riforme e non pensare alle logiche di coalizione ma al bene del Paese». Non bisogna avere paura, ma «è il governo che deve decidere e se non lo farà si prenderà una responsabilità forte». In politica, comunque la presidente di Confindustria non vuole entrare. «Non sono interessata a fare il leader del Terzo Polo in nessun modo» dice e spiega che col leader dell’ Udc, Pier Ferdinando Casini «non ci siamo parlati: lo stimo e siamo amici ma non c’ è dibattito su questo tema. Sono illazioni e talvolta strumentalizzazioni». Alla scadenza del mandato in Confindustria, il 24 maggio 2012, Emma Marcegaglia tornerà «a fare l’ imprenditore e la mamma a tempo pieno» sostiene. E poi, comunque, «Un imprenditore che fa bene il suo mestiere ha già un ruolo importante per il suo Paese». Quanto alla successione al vertice dell’ associazione di viale dell’ Astronomia, Marcegaglia non vuole fare nomi, né esprimere giudizi sui possibili candidati, ma si limita a dire che «alla fine si troverà un candidato che sarà il presidente di tutti». Infine la Fiat che ha annunciato l’ abbandono della Confindustria dal gennaio prossimo. Lascerà la confederazione ma non l’ Italia, secondo Marcegaglia. «Io questa cosa non la penso. Credo che Fiat manterrà i sui investimenti in Italia come ha detto Sergio Marchionne». Come Confindustria, aggiunge, «noi rappresentiamo imprese anche disponibili a rotture e fratture, ma poi siamo convinti che per continuare a produrre bisogna convergere con i nostri lavoratori e i nostri sindacati». Sull’ uscita del Lingotto ieri è intervenuto Alessandro Benetton, che ha ricordato un episodio di una decina di anni fa: «Le istituzioni sono quelle che abbiamo e noi le dobbiamo salvaguardare a prescindere. È quel che mi disse una volta Gianni Agnelli al telefono su Confindustria».

Fonte: Corriere della Sera del 10 ottobre 2011

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