MOHAMMED Yunus è il banchiere che è riuscito a passare dalla cruna dell’ago. Costruendo in trent’anni la Grameen Bank, un impressionante istituto non-profit per il microcredito, Yunus è riuscito ad aiutare oltre cinque milioni di poveri del Bangladesh a uscire con le proprie forze dalla miseria usufruendo di prestiti talvolta di pochi dollari con cui avviare piccole attività. Il Comitato per il Nobel ha deciso ieri di riconoscere al 66enne «banchiere dei poveri» il premio per la pace.
Mentre si calcolano in oltre 600 mila le vittime seguite alla guerra in Iraq e mentre restano infuocati i fronti in Afghanistan, nel Darfur e in Somalia, la scelta di Yunus – un sofisticato economista bengalese, educato in America e frequentatore dei vertici di Davos -, il cui merito è di aver prestato denaro a tassi del 20% ad alcuni tra gli individui più poveri del mondo, può sembrare un eccesso di comoda estetica da parte del Comitato per il Nobel.
Ma la motivazione del premio contiene invece anche un’ affermazione non compiacente: «Una pace durevole non può essere ottenuta se larghi strati della popolazione non troveranno la strada per uscire dalla povertà». Anziché l’uso della forza per fini morali, che motiva l’esportazione bellica della democrazia, Yunus si è occupato del contrario: ha utilizzato la compassione e l’aiuto ai poveri per condurli all’oikos, l’uso della forza economica. Il mondo sta vivendo una fase poco governata di globalizzazione e, anche se tutta l’attenzione della politica si concentra sul terrorismo internazionale, sarà l’esito dell’integrazione economica globale, la sua sostenibilità sociale, a determinare se il futuro del mondo sarà di pace o di guerra.
Nonostante i miracoli cinese e indiano, nel continente asiatico ci sono ancora 700 milioni di individui che vivono al di sotto della soglia di povertà. Nel mondo almeno 1,5 miliardi di individui non hanno accesso a servizi elementari.
Fonte: La Stampa del 14 ottobre 2006