Da liberale e convinto sostenitore della società aperta Mario Monti ha scelto di intestare il suo governo ai giovani e alle donne. Ha sostenuto che la loro attuale marginalità non è solo un gigantesco spreco di capitale umano ma una delle cause della mancata crescita. Da qui lenfasi che il primo ministro ha voluto mettere nel proporre la piena inclusione delle donne in ogni ambito lavorativo/ sociale e persino lidea di una tassazione differenziata. Dalla scelta pro outsider è emerso anche limpegno a combattere il dualismo del mercato del lavoro che vede una parte degli occupati ipertutelata e laltra priva di diritti e condannata allinvisibilità. Con questa impostazione Monti nel suo primo messaggio ha parlato ai senatori ma idealmente si è rivolto al Paese reale identificando i segmenti della società più interessati al cambiamento. Gli stessi più volte evocati nei discorsi e nellanalisi di Mario Draghi nella sua veste di governatore della Banca dItalia.
Spenta leco degli applausi è lecito però raccomandare al governo, in nome dellefficacia dellazione di contrasto allemergenza finanziaria, di non limitarsi al consenso della platea sociale di intonazione riformista. Il successo del percorso di risanamento non può prescindere dallorientamento del ceto medio e dai riflessi che ha sui comportamenti dei partiti dellex maggioranza. Non a caso il presidente del Consiglio ha escluso tra le misure indicate ieri quella tassa patrimoniale che avrebbe creato sconcerto in larghi settori dellelettorato di centrodestra e non solo in un ristretto circolo di super ricchi. La stessa precauzione, però, è bene che valga anche in materia di liberalizzazioni delle professioni. Se per riformare il mercato del lavoro il primo ministro ha promesso di ricercare laccordo con il sindacato, simmetricamente nel procedere alla riforma degli Ordini sarebbe vantaggioso scommettere sul coinvolgimento e la maturità del mondo dei professionisti.
Per portare a compimento anche solo una parte dei provvedimenti che Monti ha illustrato ieri, il nuovo esecutivo dovrà evitare che alle preoccupazioni e alle riserve largamente presenti nei gruppi del Pdl si saldi il mugugno di un ceto medio allarmato dalla somma di misure come la reintroduzione dellIci, labolizione degli Ordini e lazzeramento dei privilegi nel trattamento previdenziale. Bisognerà porre, dunque, molta attenzione alla tempistica dei provvedimenti e allefficacia della comunicazione. Ben venga il completamento della spending review ma i tempi del consenso non sono quelli dellaccademia e di conseguenza i tagli al budget statale e un segnale forte in materia di lotta allevasione è bene che anticipino eventuali aumenti delle entrate.
Resta il grande tema della riduzione dei costi della politica che rappresenta quasi un impegno elettivo per un governo composto da tecnici. Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella hanno su questo giornale a più riprese identificato le aree sulle quali intervenire con celerità e in maniera tangibile. Sia lelettorato del Pdl sia quello del Pd sono largamente favorevoli e quindi si tratta solo di agire.
I passi necessari
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