• domenica , 24 Novembre 2024

I mille adempimenti di una burocrazia senza controllo

Mettiamo che dopo aver lavorato un po´ per una grossa concessionaria, a un giovane trentenne venga voglia di aprire in proprio. Niente di lunare, una carrozzeria. Di macchine in giro ce ne sono tante e il tamponamento purtroppo non passa mai di moda. Una buona idea si direbbe, se gli andrà bene assumerà tre o quattro ragazzi più giovani e andrà avanti nella sua impresa. Il problema però è cominciare. Per mettere in piedi la sua piccola carrozzeria in una periferia di qualsiasi provincia, questo trentenne intraprendente dovrà svolgere 76 pratiche presso 18 amministrazioni. Troppo difficile penserà, me ne sto dove sto, con il mio stipendio a fine mese, finché dura meglio andare avanti così.
Può sempre provarci la moglie e aprire, per esempio, una lavanderia. Perché no? E´ una che lavora sodo, e le piacerebbe avere un´attività propria. Anche questa idea sembra buona e forse più semplice della prima. Pia illusione. Le toccano 68 adempimenti presso 20 amministrazioni. C´è da perderci almeno sei mesi, se va bene, e sei mesi senza stipendio per correre appresso alle pratiche non ce li si può permettere. Continuerà a fare la commessa, senza entusiasmo.
Gli alimentari, con tutti i supermercati che stanno in giro, non vanno più, ma metti che uno vuole aprire una specie di boutique per vendere solo formaggi: 58 adempimenti presso 18 amministrazioni diverse. Potrebbe andare invece una attività di fotografo, ma a scoraggiare ci sono i 55 adempimenti presso ben 22 amministrazioni. In questi tempi edonisti una piccola impresa di estetica, magari con un solarium, vuol dire futuro assicurato: 55 adempimenti presso 19 amministrazioni. Se poi dietro il solarium vuoi aprire un angoletto con un piccolo ristorante vegetariano (o anche non vegetariano) di adempimenti ne devi aggiungere altri 71, presso 20 amministrazioni.
C´è da chiedersi come mai qualcuno apra ancora una nuova attività, in Italia. E c´è soprattutto da chiedersi perché – in un paese che ha un tasso disoccupazione al 7,7 per cento (dati Istat 2005) e, soprattutto, un tasso di occupazione bassissimo di appena il 57,5 per cento (sempre dati Istat 2005) contro una media europea del 63,6 per cento – non ci si renda conto di quale ostacolo all´iniziativa e alla nuova occupazione sia questa giungla impossibile e, verrebbe da dire, umiliante, di adempimenti, certificati, iscrizioni, dai tempi lunghi e incerti e dai costi individuali enormi e sociali giganteschi.
La Cna, la Confederazione nazionale dell´artigianato e della piccola e media impresa, ha individuato una serie di attività e ha fatto un censimento degli adempimenti necessari per intraprenderle e delle amministrazioni presso le quali svolgerle: la media è di 65 adempimenti presso 20 amministrazioni. La Cna ha calcolato anche il costo per il paese di una tale pervasività burocratica sull´avvio delle attività di impresa, ed è arrivata a 15 miliardi di euro.
La stessa Confederazione, nel tentativo di alleviare un po´ questo peso ai suoi associati, ha costruito anche un sistema informatico e una struttura di consulenza, per gestire questi processi. E´ un aiuto.
A leggere la lista delle pratiche richieste per ciascuna categoria di attività si viene presi dallo sconforto, non solo per la complessità dell´operazione alla quale si va incontro, ma soprattutto per la sfiducia nei confronti dei cittadini che permea questo astruso puzzle di norme. Che non solo sono tante, ma sono anche spesso diverse da regione a regione, da provincia a provincia, da Asl ad Asl, da comune a comune.
Sappiamo che in Italia quello che manca è la grande impresa che di piccole e piccolissime ne abbiamo fin troppe. Ma la grande impresa non la si può inventare a tavolino né creare per decreto legge, e se dobbiamo favorire chi vuole crescere, fondersi e diventare grande, nello stesso tempo non sembra una buona politica quella di scoraggiare le imprese che per il momento vogliono almeno nascere. Anche perché questa ingarbugliata matassa non è il frutto di una lucida scelta, di una politica orientata (sia pure follemente) a scoraggiare la nascita di nuove imprese. E´ il frutto del caso, è una somma casuale e disordinata, alla quale non si è mai messo ordine.
Eppure non ci dovrebbe volere molto a prendere tutti questi adempimenti, vedere quali sono necessari e quali no, quali sono accorpabili, quali eliminabili, e poi portarli tutti sulla rete, così che invece delle file agli sportelli si possa risolvere tutto dal computer di casa.
Se i governi centrale e locali si impegnassero a dimezzarli in un paio d´anni, rendendo certi i tempi e trasparenti le procedure, sarebbe un bel messaggio, e il paese farebbe un bel passo in avanti. Coraggio, provateci.

Fonte: La Repubblica Affari & Finanza del 26 giugno 2006

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