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I Grandi:”Gheddafi vada via subito”

Offerta russa: «Lo convinciamo noi».Oggi annuncio sugli F-16 di Aviano Dall’ Italia alla Polonia.Crediamo che Gheddafi abbia perso legittimità come leader libico, ed è necessario aiutarlo a uscire di scena Sergei Ryabkov, viceministro degli Esteri russo Due squadroni di caccia americani saranno spostati in una base polacca a partire dal 2013 La guida del Fmi La Casa Bianca non prende impegni formali sulla candidatura della Lagarde alla guida del Fmi
Barack Obama è ripartito ieri pomeriggio dalla Francia, al termine del G8 di Deauville, dopo aver incassato l’ adesione della Russia alla sua richiesta di mediazione per spingere Gheddafi a lasciare il potere in Libia e senza prendere alcun impegno formale sulla candidatura della francese Christine Lagarde per la guida del Fondo monetario internazionale del dopo Strauss-Kahn. In Polonia, ultima tappa del suo tour europeo, il presidente Usa ha incontrato ieri sera a cena i capi di Stato dei Paesi centroeuropei, compreso Giorgio Napolitano, mentre oggi nell’ incontro col primo ministro di Varsavia, Donald Tusk, verrà annunciato il trasferimento di due squadroni di caccia F-16 americani in una base polacca a partire dal 2013. Dovrebbe trattarsi dei jet attualmente di stanza ad Aviano, di cui aveva parlato alcune settimane fa la stampa polacca. Una decisione che non sembra aver troppo irritato i russi – sempre molto sensibili a quanto avviene in Polonia – che ieri hanno aderito all’ invito di Obama sulla Libia e hanno sottoscritto un comunicato finale del G8 molto duro col colonnello Gheddafi e anche nei confronti del regime siriano: alla fine del vertice il presidente Dmitrij Medvedev non ha avuto difficoltà a ripetere che l’ affermazione dei «Grandi» – «il colonnello Gheddafi e il suo regime continuano a commettere gravi abusi contro il popolo libico: Gheddafi ha perso la sua legittimità e deve andarsene» – è stata redatta col pieno consenso di Mosca. E il viceministro degli Esteri, Sergei Ryabkov, dopo aver ripetuto che Gheddafi è ormai delegittimato, ha aggiunto: «Lo aiuteremo a uscire di scena». In precedenza il ministero degli Esteri russo aveva ricevuto una richiesta di mediazione anche dal primo ministro di Gheddafi. Il vecchio regime continua, però, a parlare di un «cessate il fuoco» che i ribelli e i Paesi che li appoggiano considerano una trappola, visto quanto è accaduto nelle scorse settimane. Il «reset» delle relazioni tra Washington e Mosca, benché ancora velato da alcune diffidenze, sembra, insomma, produrre frutti anche sul fronte della «primavera araba». I bombardamenti sulla Libia hanno provocato tensioni con Mosca, ma senza rotture. Europei e americani hanno sempre riconosciuto che l’ intervento militare a protezione dei ribelli è stato possibile solo grazie all’ astensione di Mosca sulla «risoluzione Onu 1973». Ora Obama fa un passo in più, cercando di coinvolgere la Russia nella gestione del dopo Gheddafi: una mossa audace ma anche realistica dietro la quale si legge la preoccupazione per lo stallo della situazione libica. Nel suo viaggio europeo, a fianco dei leader di Gran Bretagna e Francia, David Cameron e Nicolas Sarkozy, il presidente degli Stati Uniti ha enfatizzato i progressi sul campo e ha detto che «il tempo gioca contro Gheddafi». In realtà, dopo aver promesso un’ offensiva molto breve e con le opinione pubbliche inquiete negli Usa e in mezza Europa, Obama cerca ulteriori armi diplomatiche per uscire dall’ «impasse». Da un lato, così, asseconda la linea dura di Cameron e Sarkozy – che stanno anche progettando una visita congiunta a Bengasi, capitale dei ribelli – dall’ altro cerca il sostegno della Russia offrendole un ruolo nella partita libica. Il rinnovato clima di collaborazione che esce da Deauville ha prodotto un compromesso anche sulla Siria: fin qui considerata la protettrice di Damasco, la Russia si è unita alla dura condanna del regime siriano pronunciata dal G8. Ottenuta in cambio della rinuncia degli altri leader a chiedere esplicitamente la cacciata di Assad e a ipotizzare una risoluzione dell’ Onu sui diritti umani analoga a quella adottata per la Libia. Quanto alla questione degli F-16, probabilmente non è diventata (almeno per ora) un incidente con Mosca anche perché gli americani sostengono che la dislocazione degli aerei non sarà permanente.

Fonte: Corriere della Sera del 28 maggio 2011

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