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I costi ed i benefici dei regali per Natale e per la Befana

di Giuseppe Pennisi

Quali saranno le spese di Natale ed Epifania 2017 in Italia e in Europa? Gli italiani sono terzi tra i top spender europei. Lo conferma la ricerca Deloitte Xstmas Spending giunta alla sua ventesima edizione. Anche quest’anno Deloitte ha effettuato un sondaggio tra oltre 8.000 consumatori di dieci Paesi – compresa l’Italia – per stimarne le spese natalizie.

Preceduti solo dalla Spagna e dal Regno Unito che intendono spendere in media rispettivamente 632 euro la prima a testa e 614 euro il secondo, gli italiani ipotizzano di acquistare di più rispetto all’anno precedente. Una spesa che si aggirerà intorno ai 528 euro circa pro-capite , a paragone dei 506 sborsati lo scorso anno. Un aumento del 4,4% confrontato al 2,7% della media europea, la cui spesa sfiorerà i 445 euro per le festività 2017. Un fiume di denaro.

Quanto rende? Agli occhi di un economista, la risposta è semplice se data sotto il profilo macro-economico. In una fase come l’attuale in cui l’Italia sta uscendo flebilmente da una fase di stagnazione qualsiasi elemento che contribuisce all’incremento della domanda aggregata è da considerarsi positivamente. Anche i regali di Natale danno il loro contributo.

Più complessa la risposta sotto il profilo micro-economico, ed in particolare dei costi e dei benefici. Se ne è occupato, credo per la prima volta, Joel Waldfogel nel 1993 che allora insegnava all’economia di Yale.

Tutti sappiano che a) prima di Natale chi vende ritocca i listini all’insù e b) ciascuno di noi ha ricevuto e riceve strenne di cui non sa che fare e cerca di riciclare alla prima occasione (altre festività, compleanni, onomastici, nozze e via discorrendo). Waldfogel fece un sondaggio tra i suoi studenti, base per un saggio fondamentale The Christmas Deadweight (Il Peso Morto del Natale). Chi dona ritiene di conoscere perfettamente le preferenze di chi riceve, ma non è così: chi riceve valuta mediamente la strenna tra un decimo ed un terzo in meno di chi la ha acquistata e donata, una ‘perdita da peso morto’ di non poco effetto. La conclusione di Waldfogel: sarebbe meglio donare contante o fare un bonifico.

Alcuni anni dopo John List dell’Università di Chicago e Jason Shogren dell’Università dello Wyoming fecero un esperimento analogo utilizzando, però, il metodo delle aste non un questionario distribuito agli studenti. Nel computo aggiunsero uno stima del ‘valore sentimentale’ al valore di mercato; ad esempio, se uno zio ti regala una medaglia che ha avuto come onorificenza, il valore non è solo il peso di oro e di argento, moltiplicato per il prezzo dell’oro e dell’argento. Anche tenendo conto dei ‘sentimenti’, chi riceve il dono lo valuta tra il 20% ed il 30% di meno di chi lo ha acquistato per regalarlo.

Si potrebbero citare altri autori. Nel 2013, l’argomento fu dibattuto a lungo all’Assemblea Annuale (inizio di gennaio) dell’American Economic Association. L’esito fu che la risposta dipende principalmente da come è posta la domanda. Se le strenne vengono considerati o meno come strumento di crescita dei legami all’interno di una comunità, e quindi di aumento di quello che il Premio Nobel John D. North chiama ‘capitale sociale’. In tale caso, l’analisi dei costi e dei benefici da risultati positivi.

Fonte: Formiche, 27/12/2017

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