• lunedì , 23 Dicembre 2024

I costi della politica e le vacanze della Merkel

Questo agosto, a Solda, piccolo centro della Val Venosta, furono pochi gli ospiti dell’hotel Marlet, albergo di decoroso livello ma non certo di lusso, ad accorgersi subito che quella signora di mezza età, un po’ corpulenta, la quale assieme al marito faceva la coda al bancone del self service per scegliersi il vitto, era la cancelliera tedesca, Angela Merkel, in compagnia del consorte. Quando se ne resero conto si meravigliarono della assenza di guardie del corpo, a parte un vigoroso giovane in borghese, con un posto fisso ad una tavola a due passi dalla coppia. Esclusivamente il giorno della partenza si fece viva qualche camionetta delle forze dell’ordine per scortare i due sulla via del rientro.
È forse inopportuno confrontare il soggiorno alpino della Merkel con i fasti , festini e bunga bunga del nostro Cavaliere e a qualche lettore l’evento può apparire secondario, anche se, a mio avviso, si presterebbe a un istruttivo saggio sulle radici culturali delle spese della politica e sui comportamenti pubblici e privati dei leader di due Paesi, per tanti versi assai vicini ma per altri di un’abissale distanza. Come anche per comprendere le ragioni che rendono giustamente ostica l’opinione dei tedeschi quando vengono chiamati a sostenere coi loro risparmi le spese, comprese quelle politiche, dei bilanci in deficit dei loro poco parsimoniosi partner dell’Europa meridionale. Per certi versi ci pare che l’episodio tocchi l’epicentro della questione italiana, come questione morale, e se dal punto di vista etico e giudiziario il coinvolgimento della destra e del mondo berlusconiano negli infiniti snodi del malaffare provano la loro prevalenza nella perversa dialettica di questa eterna tangentopoli, cionondimeno la sinistra si mostra impacciata e poco convinta nel contrastarla. I risvolti ingarbugliati dell’affare Penati lasciano quesiti irrisolti.
Qualcuno, ad esempio, capisce, almeno nell’ambito elettorale del partito, se l’ex sindaco di Sesto, via via titolare di altri importanti incarichi, sia a tutt’oggi accusato (quali che saranno gli esiti giudiziari) di illeciti profitti personali o come percettore di tangenti raccolte a favore del suo schieramento o di qualche corrente? Tra parentesi resta alquanto sconveniente il ripetuto richiamo auto assolutorio di chi a sinistra paragona i comportamenti giudiziari di Berlusconi con quelli di Penati, quasi su questo terreno miasmatico si giocassero le virtùei vizi degli uni e degli altri. Ma, a parte ciò, resta l’evidente ritrosia della sinistra di fronte alla scelta di fare della questione morale il perno di una svolta che ripristini l’incontestabile spartiacque, il cui venir meno permette oggi il trionfo del velenoso amalgama: “tanto sono tutti eguali”. Chiedo venia per una autocitazione (20 luglio) su questo argomento in cui proponevo che la sinistra abbandonasse ogni velleità di raggiungere un accordo bipartisan sui costi della politica per procedere ad alcune clamorose decisioni unilaterali a partire dal dimezzamento di tutti i proventi degli eletti al Parlamento, alle assemblee regionali e agli altri organismi rappresentativi ad alta retribuzione.
L’articolo suscitò numerose risposte da lettori di ogni genere ma nessun politico aperse bocca. Eppure non dovrebbe esser ostica l’equazione che lega l’affermazione della democrazia al recupero della moralità politica.
Laddove i due valori tornasseroa rivivere e a congiungersi i gruppi dirigenti si affermerebbero in base alla competenza, all’impegno, alla comprovata onestà; non per fedeltà ai capi, capacità di istradare tangenti, al conformismo. Come ha sostenuto Carlo Galli in un recente articolo sulla “cecità della sinistra” e i costi della politica ( la Repubblica, 30 agosto): «Certo, la sinistra si è difesa duramente dalle critiche della destra sostenendo di esserne di gran lunga migliore e non ha colto che il punto non è questo quanto piuttosto di essere all’altezza del compito di riformare l’Italia dopo il quindicennio berlusconiano».

Fonte: Repubblica del 5 settembre 2011

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