Intesa e Unicredit nella media Ue. Sotto Mps, Ubi e Banco Popolare Tremonti L’ esito dei test indica la solidità del sistema bancario italiano ma anche dell’ Italia.
Tutte promosse. In Banca d’ Italia il paragone tra i risultati dello stress test europeo e i “quadri” scolastici di fine anno non piace. Ma a vedere, nero su bianco, il coefficiente relativo al capitale (Tier 1) raggiunto dalle cinque maggiori banche italiane, ipotizzando scenari di peggioramento del quadro economico, è difficile non pensare ai voti e non fare la classifica. E così eccoli i voti: Intesa Sanpaolo 8,2% è la prima, seguita da Unicredit con 7,8%, Banco Popolare con 7%, Ubi banca con 6,8% e Mps, quinta ed ultima del gruppetto con 6,2%. Per passare il test occorreva, come a scuola, raggiungere il 6%. «A volte non fare notizia è una buona notizia. Questa volta l’ Italia non fa notizia, perché ha numeri nella media europea», ha commentato il ministro dell’ Economia, Giulio Tremonti. L’ esito dei test è «molto buono e positivo, non solo perché indica la solidità del sistema bancario italiano, ma anche perché indica la solidità dell’ Italia» ha aggiunto il ministro che per rispettare l’ intesa presa in sede Ue ha annunciato, anche se «non c’ è la necessità», la riapertura dei termini dei cosiddetti Tremonti bond, utilizzati finora solo da due delle banche del gruppo, Mps e Banco popolare. «Siamo soddisfatti: i risultati confermano la capacità delle banche italiane di assorbire l’ impatto di un significativo deterioramento delle attuali condizioni macroeconomiche e di mercato» ha commentato la Banca d’ Italia in una nota. Soddisfatti anche i responsabili delle banche che hanno confermato dopo tre mesi di esami, di essere realmente in buone condizioni di salute. Anche se sembra esserci un neo in questa promozione generale: i gruppi italiani hanno passato l’ esame ma con un risultato che li pone nella parte bassa della classifica dei 91 istituti europei messi sotto esame. Intesa e Unicredit, i migliori, sono nella linea mediana, gli altri tre sotto. Le spiegazioni non mancano, dicono gli esperti della Vigilanza di via Nazionale: innanzitutto i gruppi italiani partono da un livello di capitalizzazione «ampiamente superiore ai minimi» ma «mediamente più basso» delle altre, se non altro perché non hanno avuto bisogno di ingenti sostegni pubblici come per esempio le banche anglosassoni che pure precedono le italiane. «Il mercato certamente valuterà questa differenza» ha affermato il vicedirettore della Banca d’ Italia Anna Maria Tarantola. In secondo luogo influisce il modello strutturale di banca tradizionale che fa raccolta e prestiti e non invece trading finanziario. Senza contare l’ impatto «non trascurabile» del regime fiscale sulle perdite. In ogni caso se si fa la classifica basata sul livello del patrimonio di base (tier 1)le banche italiane con l’ esito dello stress migliorano la loro posizione: la prima è Intesa che passa dal 78° posto al 46°, Unicredit dal 70° passa al 53°, Banco popolare dall’ 80° al 63° Ubi dal 79°al 68°e Mps dal 83° al 77°. Nel complesso, nell’ ipotesi di forte peggioramento delle scenario economico, le banche italiane registrerebbero 51,3 miliardi di euro di perdite (di cui 39,8 su crediti) sul totale dei circa 566 a livello europeo. «Se hanno superato una recessione del 5,3% nel 2009 e se sono in grado di resistere bene ad un ulteriore ipotetica caduta del Pil del 3% allora il sistema è decisamente solido» ha concluso Tarantola.
I cinque campioni nazionali scalano le classifiche europee
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