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Grecia, chi sono (secondo me) i vincitori e i vinti

Grecia, chi sono (secondo me) i vincitori e i vinti

È difficile dire se l’accordo concluso nelle prime ore della mattina del 13 luglio sarà duraturo e risolutivo. I due precedenti programmi di salvataggio nei confronti della Grecia hanno durato “lo spazio del mattino”, per mutuare il titolo di una nota poesia francese del ’600. Questa volta, in particolare, è poco probabile che il Parlamento di Atene approvi entro mercoledì quanto firmato dal loro Presidente del Consiglio. Non perché sono “condizioni durissime ed umilianti”, come già afferma un coro a cappella di “anime belle” principalmente italiane e francesi, oltre che greche e di qualche altro Paese. Ma perché sono misure già contemplate nel primo “salvataggio greco”, oltre cinque anni fa e mai attuate.
Sulla base delle informazioni che si hanno, in mancanza dei testi ufficiali, è impossibile fare una stima dei costi e dei benefici o anche solo di intravedere se il programma sarà in grado di fare uscire la Grecia dalla situazione in cui si è messa e di fare avviare un processo di sviluppo, unico rimedio per curare i mali del Paese.
Le stime del Fondo monetario – le sole sino ad ora disponibili – sostengono che è necessario un percorso almeno decennale perché la Repubblica Ellenica possa mettersi su una crescita auto-alimentata, ossia non sorretta da aiuti stranieri.
Si possono delineare, però, fin da ora, chi sono i vincitori e i vinti. Tra i primi, il principale è il Cancelliere Angela Merkel non perché ha ottenuto quanto proposto dall’Eurogruppo ma in quanto ha mostrato è stata in grado di evitare all’Unione Europea il rischio di disintegrazione. Lo ha fatto in modo democratico e mantenendo la Grecia nell’Unione Europea (UE) nonostante due terzi dei cittadini UE (rappresentanti tre quarti del Pil) avrebbero desiderato che la Repubblica Ellenica fosse messa alla porta in quanto non ha mai osservato i Trattati e gli accordi intergovernativi firmati dai suoi rappresentanti. Lo sono un largo numero di Paesi (le Repubbliche Baltiche, l’Irlanda, la Slovenia, la Slovacchia, il Portogallo e la stessa Malta) che nella notte tra il 12 ed il 13 luglio hanno più volte sottolineato che la Grecia sta ottenendo un trattamento di favore, discriminatorio nei loro confronti, dato che loro si sono “messi in regola” con le proprie forze e senza piagnistei. Gran parte di questi Paesi non vedrebbe male un’associazione tra Grecia ed UE, analoga a quella con i Paesi della sponda inferiore del Mediterraneo. E lo hanno detto a chiare lettere.
Tra i vinti, il maggiore è Alexis Tsipras: ha dilapidato il capitale di simpatia costruitosi in febbraio-marzo, ha alternato blandizie e minacce, ha sfoggiato comportamenti levantini da turquerie del ’600, ha spezzato (e forse) ridotto in briciole il partito che lo ha eletto, ha assunto impegni contrari a quelli che erano i suoi proclamati obiettivi negoziali. È probabile che la sua carriera politica si debba considerare terminata, anche in quanto i militari greci (ormai di ispirazione nasseriana) fremono.
Perdente anche Hollande che è si è auto-proclamato Paladino della Grecia tanto da inviare i suoi funzionari ad aiutare Atene a redigere un programma che il resto dell’UE ha trattato come se fosse carta igienica. Non solo ha perso la faccia nell’UE ed anche in Francia ma ha messo a repentaglio quell’alleanza franco-tedesca per la quale l’UE è stata creata e che dell’UE è l’architrave. Anche per lui si prepara un percorso verso l’uscita. In moto e con il casco prescritto.
E Renzi? Altro perdente. Ha tentato, in una prima fase, di porsi come “grande mediatore” (come Mussolini a Monaco il 28 settembre 1938). Dato che nessuno pare lo abbia preso sul serio, si è accontentato di apparire in TV il più possibile.

Fonte: Formiche - 13 luglio 2015

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