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Grande crisi, le nuove parole che dettano legge

La crisi dell’euro, l’attacco sui mercati, la decapitazione dei governi (sono caduti uno dopo l’altro in Islanda, Irlanda, Portogallo, Spagna, Grecia e Italia)… la tempesta ha creato il suo lessico, con vocaboli nuovi o rinnovati. Le parole e le cose: il cambiamento della realtà si rispecchia, talvolta in modo distorto, nelle definizioni che ci guidano, i codici fondamentali della nostra esperienza.
SOVRANITÀ
Lo chiamano debito sovrano, ma attenzione: dobbiamo onorarne il totale pagamento, anche se viene emesso in una valuta che non è solo italiana. Non siamo padroni in casa nostra e senza sovranità monetaria anche quella politica è zoppa. Una lettera della Banca centrale europea ci detta l’agenda, un attacco al valore dei titoli sconquassa il Parlamento. È l’Unione, bellezza? Eh no, perché la regola di Maastricht si rivela forte con i deboli e debole con i forti. Quando Germania e Francia la violarono nel 2003 e 2004, tutti chinarono la testa. Adesso che tocca agli altri, la strana coppia monta a guardia della virtù.
MONETA
Ci sono stati senza valuta propria, per esempio il Liechtenstein usa il franco svizzero, ma l’unica moneta senza stato è l’euro. Come in una società per azioni, chi ha la quota maggiore detta le condizioni. La Germania pretende che la Bce, a differenza delle banche centrali americana o inglese, non possa stampare denaro a sufficienza, né acquistare direttamente titoli pubblici. L’incubo tedesco è sempre l’inflazione; eppure, oggi il vero timore si chiama recessione.
COMMISSARIO
Mario Monti, per un’ironia della storia, è stato commissario anche a Bruxelles, guardiano della concorrenza e del mercato interno. Secondo l’economista Luigi Zingales, farà il curatore fallimentare. Per conto di chi? Banche e fondi internazionali? O dei risparmiatori italiani, quel Bot people che detiene il 60 per cento dei titoli di stato e ha perso già 1 euro su 4 investiti? La borsa, lunedì, gli ha riservato una «muta accoglienza», scrive il Financial Times. Altro che liquidatore, il professore dovrà diventare commissario del popolo.
TECNOCRAZIA
Monti e Lucas Papademos, nuovo primo ministro greco, sono due tecnocrati chiamati a guidare paesi messi con le spalle al muro da altri tecnocrati, tutti uomini di Davos che si incontrano ogni gennaio nell’amena località delle Alpi svizzere dove Thomas Mann ha ambientato La montagna incantata, si scambiano affari, potere, idee. Creano le parole per controllare le cose, poi salgono a cassetta.
CREDIBILITÀ
È quel che promettono per ammansire i mercati. Legittimità è quel che pretendono i cittadini ai quali vengono chiesti sacrifici. Alcuni paesi hanno scelto le elezioni e domenica 20 tocca alla Spagna. Eppure, non sempre chi viene dopo riesce a fare di meglio. Il nuovo primo ministro portoghese, il conservatore Pedro Passos Coelho, ha presentato un programma simile a quello di José Socrates, il suo predecessore socialista. Ha avuto il consenso degli elettori, i quali però non sembrano pronti a ingoiare l’amara pillola.
STABILITÀ
È il nuovo mantra. Il patto di stabilità, quello del trattato di Maastricht, ci guida da 20 anni, anche se non ha reso poi tanto stabile l’Unione Europea, squassata dalla crisi del 2008 e da quella in corso. La Finanziaria, ormai, si chiama legge di stabilità, va votata a scatola chiusa, deglutita senza zuccherini. La stabilità economica, quando è nemica della crescita, mina la stabilità sociale. Non se ne rende conto il commissario europeo Olli Rehn, il quale prevede che l’Italia andrà in recessione eppure plaude a manovre economiche.
RIGORE
È la premessa per lo sviluppo, giura l’economista Alberto Alesina. In pratica, significa meno spesa pubblica, meno pensioni, stipendi più bassi, licenziamenti. Forse sarebbe meglio prendere a prestito un termine inglese del calcio: «penalty» che richiama davvero le punizioni e le pene che ci tocca sopportare.
AUSTERITÀ
Variante etica del rigore economico, anzi la promessa di un nuovo modello sociale. Piace ai cattolici progressisti, ai nipotini di Enrico Berlinguer, a Guido Viale che vuole la riconversione verde dell’Occidente. Per ora l’utopia si traduce nel tirare la cinghia.
MERCATI
Hanno trasformato la politica in teatro dei folli, dettano legge ma non votano. Luigi Einaudi insegna che anche
«il mercato sovranamente decide e decide sulla base di un dibattito nel quale tutti i fattori vengono messi in piazza da chi ha interessi contrastanti e non vuole lasciarsi mettere nel sacco». La scelta s’incarna nei prezzi. Così, chi compra titoli italiani e chiede rendimenti più alti esprime la sua preferenza. I guai cominciano quando la democrazia della borsa si scontra con quella dell’urna.
BANCHIERI
Hanno trescato con esoterici pezzi di carta dei quali nessuno conosce la portata (i contratti derivati fuori mercato sono ancora 615 trilioni di dollari, quasi 10 volte il prodotto lordo mondiale), mettendo a rischio i soldi dei clienti. Salvati dai governi, hanno dissestato le finanze pubbliche. Eppure impongono ancora uomini di loro gradimento, a Washington come a Londra, ad Atene come a Roma. Sono principi elettori nell’impero degli ottimati.
DIRETTORIO
Nel 1795 aveva liquidato il Terrore aprendo la strada a Napoleone. Anche per questo piace a Nicolas Sarkozy, ma l’entente con Angela Merkel è solo una parodia. Il cancelliere non lo ama e l’élite tedesca si fa gli affari propri. Intanto Parigi trema perché Standard & Poor’s sta per negargli la tripla A. Trema e trama: la decisione sembra presa, ma Sarkó minaccia fuochi e fiamme se la società di rating non tiene la bocca chiusa.
NAZIONE
Mai come adesso è tornata nel cuore di tutti. La sensazione di essere stati espropriati accomuna destra e sinistra. C’è ancora spazio per l’Italia e per i Pigs in una Europa dei forti e dei puri, che evoca un fosco passato?
TUTELA
Visti i pasticci della Ue, gli Stati Uniti ci ripensano: è il momento di occuparsi del Vecchio continente perché mette in pericolo la sicurezza americana e del mondo intero. Alla fine Barack Obama lancia un altolà, non è tempo di scherzare, nemmeno con l’Italia, cerniera del Mediterraneo. Tutela per tutela, meglio il Settimo cavalleggeri della Legione straniera.

Fonte: Panorama.it del 22 novembre 2011

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