Trenta e non più trenta, salvo qualche pericolosa eccezione.
L`Europa ha sigillato il compromesso sulla nuova direttiva Pagamenti, stabilendo che il termine standard per liquidare un fornitore dovrà essere di un mese, anche se gli stati membri nel recepire il provvedimento avranno facoltà di alzare in alcuni casi la soglia sino a un massimo di due. Per l`Italia è una vera rivoluzione, sopratutto nel pubblico, dove i conti vengono saldati in una media di 130 giorni (57 il dato Ue). Il principio vale anche per il privato, con un punto di flessibilità che fa discutere:alla stipula di un contratto si potrà, su base volontaria, decidere di regolare l`intesa in tempi più lunghi. Il che, secondo alcuni analisti, può creare condizioni sfavorevoli per gli interlocutori più deboli.
L`accordo a tre è stato si- glato nella serata di lunedì dal trilogo comunitario, cioè Europarlamento, Commissione Ue e Consiglio. I deputati sono riusciti ad ottenere che il testo di mediazione con i governi fosse più favorevole alle imprese, imponendo il tetto mensile come riferimento al posto del ventaglio di criteri più flessibili contenuti nella proposta originale.
In modo analogo, gli onorevoli a dodici stelle hanno spuntato un miglioramento della penalità da pagare in caso di ritardo, portando l`interesse legale da all`8% dal 7 indicato nel testo di partenza.
Una delle eccezioni al regime dei trenta giorni riguarda la Sanità, per la quale gli stati membri potranno arrivare sino ai due mesi. «Lo si è deliberato alla luce della particolare natura del sistema – spiega il Parlamento Ue -, si tratta di ospedali e istituzioni che vivono dei rimborsi legati al Welfare». Per noi sarà comunque un cambiamento formidabile. A fine 2008, se- condo le stime di Confindustria, i crediti delle imprese nei confronti delle pubbliche amministrazioni ammontavano a oltre 60 miliardi e due terzi della torta era di pertinenza della Sanità.
La quale, stando alla stessa fonte, paga mediamente in 90 giorni in Friuli, in 352 nel Lazio e 641 in Campania dove, un bonifico dopo 60 giorni, comporta l`automatica accensione di un cero a San Gennaro.
Nel privato i termini sono più stretti. Il testo, però, stabilisce la possibilità di «accordi specifici tra il debitore e il creditore debitamente giustificati da circostanze particolari quali esigenze oggettive di programmare il pagamento su un periodo più lungo». Il Parlamento ha scritto la clausola del «non manifestamente ingiusto per il creditore», cosa generica in effetti. Una piccola impresa potrebbe essere costretta a una dilazione giocoforza pur di ottenere una commessa. In tal caso, potrebbe solo cercare di rivaler- si in giudizio, mossa che rischierebbe di chiudere il rubinetto degli ordini per il futuro.
Il senso della misura è migliorare la situazione di liquidità delle imprese, spesso strangolate dagli incassi ritardati. «Un buon accordo», ha commentato il vicepresidente dei «piccoli» di Confindustria, Stefano Zapponini, favorevole anche agli stretti margini di derogabilità in quanto «è un`esigenza che ci fa molto bene».
«Una ottima notizia per le imprese», gli ha fatto eco Franco Tumino, coordinatore del Taiis (tavolo delle imprese di servizi), preoccupato comunque dei tempi di entrata in vigore della versione della direttiva originariamente adottata nel 2000. Scontato il via libera del Consiglio e dell`assemblea di Strasburgo in ottobre, il provvedimento dovrà essere recepito entro due anni dall`uscita sulla gazzetta ufficiale. Si arriva a fine 2012. Con l`aria che tira, sarebbe bene che – per una volta – gli stati facessero molto in fretta. La ripresa ha bisogno anche di questo.
Gli Stati dovranno pagare i fornitori entro 60 giorni
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