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Gli interessi valutari del Financial Times

Entro dieci anni l’Italia uscirà dall’euro. E’ una previsione a lungo termine fatta lunedì 17 aprile dal condirettore del Financial Times che ha rincarato la dose tre giorni dopo. Le sue critiche alle intenzioni di Prodi sono abbastanza fondate. Ma non è onesto lanciare previsioni danneggiano l’Italia nell’immediato. Tra dieci anni nessuno si preoccuperà di verificarle. Padoa Schioppa, con cui ho discusso della cosa, considera una secessione irrealistica. Si sa benissimo che il Trattato di Maastricht non prevede procedure del caso, neppure se uno Stato avesse difficoltà a pagare i suoi debiti. L’insipienza non è del quotidiano della City, bensì di troppi giornalisti e politicanti italiani la cui mentalità provinciale si accoppia all’esterofilia. Questo difetto li rende inclini ad ammirare dei media che si esprimono con la prosopopea di un oracolo, anche se il quotidiano britannico in oggetto tira molto meno del nostro Il Sole 24 Ore. Noi dovremmo convincerci dello scarso interesse che meritano gli opinionisti stranieri che hanno le nostre stesse informazioni ma sono handicappati dal non conoscere l’italiano. Per di più la stampa britannica tende da sempre a profittare di una sua pretesa autorevolezza per consigliare agli altri paesi di comportarsi nell’interesse britannico. Eccola quindi a criticare il paese dell’euro che essa ritiene economicamente più debole al solo fine di accrescere il pessimismo nei riguardi dell’euro la cui esistenza danneggia la City e la sterlina, ormai non più “sovrana”.

Nel suo secondo scritto il FT afferma che la maggioranza risicata di cui disporrà Prodi non potrà realizzare le riforme necessarie. La cosa è probabile, ma il grave è che nel guazzabuglio dell’Unione l’estrema sinistra conta oltre cento deputati, ossia di poteri di veto al massimo eversivi ed al minimo paralizzanti. Se la Margherita ed i DS subiranno le imposizioni dai vari Giordano, Rizzo, Pecoraro, Diliberto e Bertinotti, i timori che ciò susciterà presso i risparmiatori rischiano di tradursi in comportamenti sconvolgenti per l’economia nazionale. Ecco qualche previsione a breve termine su conseguenze derivanti dagli esiti elettorali: a) costose fughe di capitale in paradisi fiscali, b) maggiore rigidità nel mercato delle proprietà immobiliari per il moltiplicarsi delle donazioni di nude proprietà, c) diminuiranno gli investimenti in azioni di società italiane d) si accresceranno le liquidità del pubblico nelle banche, mentre e)i titoli a reddito fisso di stato e privati saranno ulteriormente snobbati, nonostante un sensibile aumento dei rendimenti ed, f)infine, caleranno ulteriormente gli investimenti finanziari esteri per l’aumento della sfiducia nell’Italia e la maggior tassazione delle rendite finanziarie. Quanto agli investimenti reali, g) caleranno la domanda di seconde case e la posa di prime pietre di fabbriche private e potrebbero verificarsi h)ritardi nelle opere pubbliche per il minor impegno delle imprese aggiudicatrici di lavori in corso che rischiano di non essere pagate. Quanto ai consumi, non è da escludere i)una maggior domanda di quelli superflui per effetto delle attese di aumenti retributivi e di riduzioni contributive promesse dal centro-sinistra.

Fonte: Le Point International del 24 aprile 2006

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