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Gli alfieri di Ponte Silvio

Una decisione saggia, anche se geograficamente poco razionale.
In Sicilia si sono finalmente accorti che la Commissione non ritiene di dover finanziare il ponte sullo Stretto di Messina.
Arturo Iannaccone, segretario nazionale di Noi Sud, ha dichiarato sabato: «Il Ponte sullo Stretto è un’opera fondamentale per lo sviluppo del Mezzogiorno, chiediamo al Governo di adoperarsi in sede europea affinché venga scongiurata l’ipotesi prospettata di una sua eliminazione dalle grandi opere da realizzarsi nei prossimi anni”.
(A chi non lo sapesse Wikipedia dice che Noi Sud è partito politico italiano di stampo meridionalista, nato come scissione dal Movimento per le Autonomie di Raffaele Lombardo, e guidato dal sottosegretario agli Esteri Enzo Scotti. Zombie outbreak in Reggio..)
L’ex presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, ha aggiunto: ”Non voglio entrare ancora una volta nella polemica del Ponte si/Ponte no, ma oggi che Bruxelles ne ha cancellato la realizzazione credo sia giusto che quei soldi vengano rifinalizzati e destinati in favore del Mezzogiorno e dei nostri territori”.
Bisogna ammettere che la mossa della Commissione può apparire bizzarra. Nelle prospettive di bilancio 2014-2020 ha risegnato il corridoio 5 delle rete transeuropee. Doveva andare da Helsinki a Valletta via Calabria e Sicilia, ora ci via via Bari. “Strano senso della geografia», ha commentato una fonte diplomatica, non senza ragione.
La verità è che la scelta non ha a che fare con le carte. Riprendendo in fondo il tragitto della gloriosa “Valigia delle Indie”, il treno che da Londra portava a Suez via Napoli Brindisi, Bruxelles ha deciso che ci sono più possibilità di rifare questo percorso che no spingersi già per la punta dello stivale. In effetti, Malta si trova davanti alla Sicilia, però quassù in Europa si sono messi a ragionare sulla difficoltà di seguire la strada originale. Un incubo, senza contare il ponte – il Ponte Berlusconi, secondo il segno del premier – di cui paghiamo il conto da anni per nulla.
Da Bari in nave ci vuole di più, ma costa meno in termini di investimenti. E’ più fattibile rispetto ad un percorso carico di incertezze. Oltretutto bisogna ricordare che si lavora nella prospettiva più merci, che passeggeri, e allora il tempo diventa una variabile secondaria.
Iannaccone vuole tenere vivo il progetto perché sono voti dalle sue parti. Loriero chiede i fondi, ma non li potrà avere. I capitali Ue vanno dove i lavori fervono. Bari è quasi una certezza di incassarli. Reggio, il ponte e la Sicilia, hanno un curriculum con il quale Bruxelles preferisce non misurarsi.

Fonte: La Stampa del 18 luglio 2011

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