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Giulio, apri l’occhio troppi soldi al vento

«Chi semina vento raccoglie milioni» titolavo l’ anno scorso una mia rubrica sulle lucrose speculazioni facilitate dalla installazione senza limiti e con fragilissime regole delle torri eoliche in quasi tutte le regioni italiane. Che non avessimo tutti i torti lo hanno provato, da allora ad oggi, i numerosi provvedimenti giudiziari, con arresti, denunce e provati coinvolgimenti della criminalità organizzata che hanno colpito l’ imprenditoria ambigua, fiorita ai margini di industrie di assoluto rispetto, grazie ad un sistema di incentivi considerato il più alto del mondo. Il che suscita una propensione al lucro illecito che infetta in modo trasversale amministrazioni di colore opposto. Se appena ieri è stato il centrodestra ad essere investito in Sardegna dall’ autorità giudiziaria per i parchi eolici anche off shore in via di realizzazione, recentemente è qualche ex assessore della giunta Lojero in Calabria ad essere chiamato a render conto di una tangente di 2 milioni e 400mila euro per facilitare l’ installazione del parco eolico di Isola Capo Rizzuto «di interesse delle multinazionali amiche», secondo una testimonianza raccolta dall’ autorità giudiziaria. Dabbenuomini della politica e professionisti del malaffare non correrebbero certi rischi se i margini di profitto assicurati dietro l’ usbergo santificante dell’ energia pulita non fossero altissimi. Se, però, torno a richiamare l’ attenzione dei lettori sull’ argomento non è solo per sottolineare la deriva criminale che ne è scaturita ma per dare notizia di un recentissimo dossier (3 maggio 2010) su «L’ eolico in Italia» che fornisce un quadro strutturale aggiornatissimo, anche sul piano delle varie situazioni regionali. Il dossier è a cura degli Amici della Terra, Italia Nostra, Altura, Cnp, Mountain Wilderness, Lipu Puglia, Ola e il contributo di comitati e associazioni ambientaliste di tutte le regioni italiane. La cosa più nuova che vi abbiamo scoperto è che «gli incentivi possono essere riconosciuti anticipatamente ai titolari degli impianti anche su stime previsionali per l’ anno successivo, effettuando un conguaglio a chiusura d’ anno con i dati reali di produzione. È evidente che per il gestore della centrale eolica questo si traduce in un ulteriore vantaggio non trascurabile, paragonabile all’ accesso al credito agevolato. È altrettanto palese come la stessa società abbia tutto l’ interesse a sovrastimare le previsioni di produzione per lucrare sulla disponibilità per circa un anno della differenza di importo, utilizzabile eventualmente per altri investimenti: un prestito a tasso zero. Nessun altro imprenditore potrebbe vantare simili agevolazioni finanziarie. Ancor più per l’ eolico off-shore (in alto mare), l’ incentivazione è stata maggiorata di un ulteriore 50% rispetto all’ eolico a terra, sebbene progetti di questo tipo fossero già stati proposti,e quindi ritenuti remunerativi, prima di tale incremento». C’ è da chiedersi come sia possibile in un periodo di lacrime e sangue, mentre le università sono allo stremo e la Finanziaria taglia a destra e a manca e vengono chiuse perché non c’ è più un euro prestigiose istituzioni culturali, e le aziende languono per i ritardati pagamenti dello Stato, che nessuno proponga una riduzione degli assurdi sprechi per l’ eolico. Non sarebbe ora di porre un freno? Di definire il mai varato Piano energetico nazionale con norme ferree e programmazione certa? A fine 2009 già scempiavano il paesaggio italiano 4400 torri con una produzione, seppur di scarsa qualità ed efficienza pari al 2% del fabbisogno elettrico (il più delle volte l’ imprevedibilità dei venti impone di tenere una riserva “calda”, cioè in funzione, di energia tradizionale, con ulteriori costi per far fronte alla domanda), a sua volta corrispondente a una frazione infinitesimale, lo 0,6%, del fabbisogno energetico. Quanti “anemoni” ci sono dietro questa follia? Comunque nel 2003-2004 le agevolazioni ammontavanoa 211 milioni, nel 2007 a 450. Negli anni seguenti si presume un incremento esponenziale.

Fonte: Repubblica 31 maggio 2010

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