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Gelo su Parigi-Berlino. Slitta il vertice del 27.

L’Europa vuole più tempo, «sono necessari ulteriori elementi», precisa il presidente dell’Ue Herman Van Rompuy. Così succede quello che era mai capitato, slitta un vertice dei ventisette leader già convocato. Non si terrà lunedì e martedì prossimi, bensì domenica 23 ottobre, con Ecofin allegato. L’euro sale e i mercati rispondono positivamente: Francia e Germania hanno promesso di salvare banche e Grecia entro il g20 di novembre, ma la corsa interventista non piace a tutti. Li contesta il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini: «Una situazione globale non si risolve con assi bilaterali». L’accelerata piace invece agli Usa. Il presidente Obama ha chiamato il suo omologo francese Nicolas Sarkozy, il premier britannico David Cameron e la cancelliera tedesca Angela Merkel per fornire il suo «pieno sostegno alla strategia» definita dall’asse franco-tedesco, fa sapere l’Eliseo.
In Europa, invece, il titolare della Farnesina non è il solo a mostrare fastidio per come Parigi e Berlino gestiscono la casa comune. Le fonti riferiscono che sono stati Sarkozy e Merkel a suggerire il posticipo del summit, decisione dall’aria opportuna, che ha infastidito per il metodo più che per il merito. E’ preoccupata la presidenza polacca come gli spagnoli. Anche la Commissione Ue è stata colta di controbalzo. Come Van Rompuy che, per ruolo istituzionale, si esprime con aplomb. «Il rinvio consentirà di finalizzare la strategia complessiva sulla crisi del debito nell’Eurozona – ha spiegato il fiammingo -, è una piano che comprende aspetti correlati».
La prima incognita è nella combinazione del nuovo assetto del fondo salvastati (Efsf) e del salvataggiobis della Grecia che devono ancora essere ratificati da Slovacchia (oggi il voto a Bratislava)e Malta. Bastanodue sì per consentire al meccanismo di comprare titoli di stato e salvare le banche con la sua dotazione piena da 440 miliardi. Van Rompuy aggiunge comunque l’esigenza di «ulteriori elementi» per «risolvere la situazione in Grecia, la ricapitalizzazione delle banche e l’aumentata efficienza del meccanismo anticrac». Tutto si tiene. La Grecia ha bisogno di avere le spalle coperte, deve passare l’esame della Troika per ottenere gli 8 miliardi della sesta tranche del salvataggio 2010 entro il mese. Dalla blindatura ellenica dipende il contagio della crisi del debito sovrano, che ha già colpito le banche.
Frattini è convinto che il caso Dexia «sia un antipasto dell’effetto domino», mentre i francesi dicono «sarà l’unica banca che dovremo salvare». Nel dubbio, Francia e Germania spingono per una ricapitalizzazione coordinata degli istituti di credito, i loro prima di tutto, roba da 200 miliardi. La crisi ha toccato un nuovo picco, c’è sfiducia e le banche non si prestano i soldi. Un’ipotesi è l’innalzamento dei coefficienti di capitale, l’altra è quella di un immediato e duro terzo giro di stress test, anche se proverebbe che gli altri hanno fatto acqua. L’obiettivo quadro è che il sistema tenga un default di Atene.
Di qui al 23 si studierà come innalzare la dotazione dell’Efsf e come riscrivere i Patti che governano l’Eurozona. Insieme, con due capi. «Non ho capito il succo» del vertice Sarkozy-Merkel, ha insistito Frattini, persuaso che «sarebbe meglio rilanciare il metodo comunitario senza perdere il tempo che rischia di fare fallire la Grecia». Immediata la risposta degli interessanti, che negano il direttorio: «Siamo le economie nazionali più grandi dell’Eurozona, abbiamo a responsabilità particolare per il futuro dell’Ue e della moneta unica».

Fonte: La Stampa 11 ottobre 2011

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