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Fondazioni, riforma della vigilanza

Il disegno di legge-delega per la riforma del codice civile in materia di fondazioni approda finalmente domani in Consiglio dei ministri: porta la firma del ministro della Giustizia Angelino Alfano e, oltre ad attribuire personalità giudiridica ai vari enti no profit, contiene anche norme destinate a modificare la vita futura delle fondazioni di origine bancaria. Lo schema di ddl traccia una curva a U rispetto a quanto appena stabilito, alla voce vigilanza, dalla manovra economica presentata al Senato per la conversione in legge.
Non a caso ieri il Tesoro frenava sul provvedimento, spiegando che in Consiglio si farà solo un primo esame e che difficilmente le norme sulla vigilanza compariranno nel testo finale.
Nel decreto sulla manovra messo a punto dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti si ribadiva che, fino a che non sarà istituita nell’ambito di una riforma organica una nuova autorità di controllo sulle persone giuridiche private disciplinate dal titolo II del libro primo del codice civile, la vigilanza sulle fondazioni bancarie è attribuita al ministero di via XX settembre, indipendentemente dalla circostanza che le fondazioni controllino, direttamente o indirettamente, società bancarie o partecipino al controllo di esse tramite patti di sindacato o accordi in qualunque forma stipulati.
Non basta: nella manovra si esplicitava che le fondazioni che detengono partecipazioni di controllo oppure che concorrono al controllo diretto o indiretto di banche, continueranno a essere vigilate dal ministero anche dopo l’istituzione della nuova authority, secondo quanto stabilisce la manovra.
Nella riforma messa a punto da Alfano, invece, si stabilisce soltanto che anche le fondazioni bancarie si intendono disciplinate dal codice civile, nel rispetto, in ogni caso, delle norme speciali già previste dalla legge 23 dicembre del 1998 e dal decreto legislativo del 1999. Ciò significa che anche con la riforma non cambierà niente rispetto a oggi per quel che riguarda l’organizzazione, la composizione degli organi, l’impiego del patrimonio da parte delle fondazioni bancarie. Tuttavia, e qui sta la novità, nella riforma proposta dal ministro della Giustizia si stabilisce l’abrogazione di quella parte della legge Ciampi che prevedeva l’istituzione di un’apposita autorità di controllo sulle fondazioni-persone giuridiche. In pratica, lasciando cadere l’ipotesi di un’authority ad hoc sulle fondazioni, anche la vigilanza futura da parte del ministero dell’Economia su questi enti resta piuttosto sul vago.
L’articolo che contiene i criteri per l’introduzione di una disciplina organica delle fondazioni contiene, peraltro, almeno un elemento certamente molto gradito ai vertici delle fondazioni bancarie: si tratta del criterio che rafforza il principio di autonomia statutaria.
Di sicuro, la riforma che va in discussione al cdm sarà esaminata con molta attenzione durante il convegno che si tiene proprio domani nella Sala della Regina di Palazzo Montecitorio e che si intitola: «Fondazioni: eredi di comunità, figlie del Parlamento. A vent’anni dalla Legge Amato, un storia tra finanza e sussidiarietà». Organizzato dall’Acri, con il Patrocinio della Camera dei deputati, il convegno sarà aperto dal Presidente Gianfranco Fini. Seguiranno gli interventi di Giuseppe Guzzetti, Giuliano Amato, Lester Salamon, Alberto Quadrio Curzio, Vittorio Grilli e Maurizio Lupi.

Fonte: Sole 24 Ore 9 giugno 2010

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