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Fisco, ritocchi alle agevolazioni.Salvi solo famiglia e lavoro

Il grosso degli interventi riguarderà Iva e rendite catastali. Nel mirino anche sgravi alle imprese.
Valgono 170 miliardi. E non c’è quindi da stupirsi che il premier Mario Monti abbia messo le agevolazioni fiscali da rivedere, cancellare o rimodulare ai primi posti della sua agenda di lavoro. Il terreno del riordino di tasse e tributi è il più delicato su cui intervenire visto il pesante fardello fiscale che preme su lavoratori e imprese e considerato il nuovo impegno a combattere l’ evasione fiscale espresso dal governo. Avere un quadro preciso su come si articola il labirinto delle imposte è importante come lo è quello di avere un’ indicazione precisa dei vari flussi della riscossione. Anche perché il riordino di detrazioni e deduzioni, previsto dalla delega per la riforma fiscale, dovrà avvenire entro il prossimo autunno. Il protagonista della catalogazione di balzelli, sgravi e sovrattasse è il sottosegretario Vieri Ceriani, riconosciuto vero regista del riordino fiscale dallo stesso Monti in un’ intervista al Sole 24 Ore . Lui, Ceriani, la classificazione delle agevolazioni l’ ha terminata da poco col gruppo di lavoro nominato a suo tempo dall’ ex ministro Giulio Tremonti. Ma di fisco, di come arginare l’ evasione, e di come rimodulare i tributi per assecondare la crescita economica, Ceriani se ne occupa da sempre. Già consulente per la riforma avviata nel 1996 dall’ allora ministro delle Finanze Vincenzo Visco, già vicepresidente del Comitato affari fiscali dell’ Ocse, il sottosegretario viene dalla Banca d’ Italia dove ha governato l’ area tributaria. Le agevolazioni censite dalla commissione presieduta da Vieri Ceriani sono ben 720, tantissime, quasi il doppio del primo screening fatto dal gruppo di lavoro poi ripetuto per avere un’ analisi più dettagliata. Tutte assieme valgono oltre 253 miliardi di euro, ma alcune di esse non possono essere toccate. O perché sono strutturali al sistema impositivo come quelle sui redditi da lavoro o da pensione o per i familiari a carico, o perché sono volte ad evitare doppie imposizioni o perché se soppresse potrebbero comportare problemi di compatibilità con principi costituzionali. O infine perché sono bonus che hanno finalità di semplificazione oppure intendono favorire l’ emersione di basi imponibili. Gli sconti blindati riguardano dunque soprattutto la famiglia e il lavoro. Le detrazioni e la riduzione dell’ imponibile per il lavoro dipendente costano ogni anno circa 58 miliardi di euro di cui quasi 55 non potranno essere toccati. Seguono gli sgravi relativi alla famiglia che valgono 21 miliardi di cui poco più di 17 al riparo da possibili riordini e revisioni. E si tratta in particolare delle detrazioni per il coniuge, i figli e gli altri familiari a carico che vengono utilizzati da quasi 12 milioni di contribuenti. Più limitata è la parte non revisionabile degli sgravi destinati alle imprese, circa 10 miliardi su un totale di poco meno di 24 miliardi. Il grosso delle agevolazioni tagliabili riguarda invece le rendite catastali e l’ Iva. In ogni caso due terzi delle esenzioni riguardano le persone fisiche con redditi da lavoro e pensione e i carichi di famiglia che incidono rispettivamente per il 35% e per il 13% sul complesso delle agevolazioni, mentre le misure a favore dell’ Iva rappresentano circa un quarto del totale in termini di minor gettito. A livello internazionale il ricorso ai regimi di favore fiscale, che in Italia è pari circa al 10% del Pil, è molto diffuso e crescente. Secondo l’ Ocse l’ incidenza sul Pil è pari allo 0,7% in Germania, al 2% nei Paesi Bassi, al 4,5% in Spagna e ad oltre il 12% nel Regno Unito. La razionalizzazione delle tax expenditures «è un elemento importante per assicurare la trasparenza delle politiche di bilancio», ha detto Ceriani intervenendo in parlamento assieme al responsabile della ricerca della Banca d’ Italia, Daniele Franco, poco prima di entrare nel governo Monti. Occorre però, ha aggiunto, non un taglio orizzontale ma «un approccio selettivo» degli interventi anche sulla base del loro impatto redistributivo.

Fonte: Corriere della Sera del 9 gennaio 2012

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