«Ho sempre cercato di garantire l’unità del sistema, anche nei momenti in cui le spinte alla divisione erano molto molto elevate. Spinte a dividere che arrivavano dall’esterno, perchè al nostro interno abbiamo sempre mantenuto la compattezza». Corrado Faissola, presidente uscente dell’Abi, traccia un bilancio dei suoi quattro anni alla guida dell’associazione dei banchieri.
«Quattro anni densi di moltissimi avvenimenti, tra i più drammatici da un secolo a questa parte» afferma, durante la conferenza stampa per anticipare i contenuti della cinquantesima relazione annuale che domani leggerà alla presenza del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, del Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi e del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti.
Ai suoi illustri interlocutori, prima di passare il testimone al nuovo presidente Giuseppe Mussari, Faissola consegnerà un messaggio chiaro: dirà con domani orgoglio che «le banche sono state in questi anni il baluardo più importante per la stabilità del Paese, una stabilità non solo finanziaria, ma anche economica e sociale»; infatti hanno limitato i danni del credit crunch e non hanno abdicato al loro tradizionale ruolo di di sostegno a famiglie e imprese; questo ruolo, rimarca, è elogiato da tutti e per questo oggi si richiede che si agisca «con coerenza», rivedendo il trattamento fiscale per le aziende di credito, a cominciare da quello, particolarmente penalizzante in una situazione post-crisi economica, per le perdite sui crediti.
Faissola argomenta le sue tesi con alcuni numeri. I finanziamenti alle famiglie sono cresciuti a maggio, anno su anno, del 7,7%, contro il 2,4% degli altri paesi europei; gli impieghi al settore privato sono diminuiti dell’1,5%, ma il loro calo è inferiore a quello delle altre banche in Europa, che registrano una riduzione del 3%. Naturalmente, secondo il banchiere, «nessuno è senza peccato e anche le banche hanno una serie di cose da migliorare. Il futuro – ha aggiunto – presuppone una crescita della nostra reputazione nella società e da questa crescita dipenderà nel futuro sempre più la nostra performance reddituale. Se pensiamo di stare sul mercato senza attenzione crescente al cliente, sbagliamo».
Quanto alla solidità presente e prospettica del sistema creditizio italiano, Faissola ha sottolineato che «la capacità di resistenza dell’industria bancaria italiana a scenari avversi è buona».E si è dichiarato «fiducioso» sui risultati degli stress test condotti sui principali istituti di credito europei. Le banche italiane, ha spiegato, «non saranno penalizzate» dagli stress test, anche se «l’attuale situazione dei mercati e gli stessi test confermano che il modello di riferimento che le autorità internazionali hanno non è quello delle nostre banche».
Faissola loda le banche “baluardo”, che “gli stress test non penalizzeranno”
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