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Expo con lo sconto sull’Iva

Grazie al ‘reverse change’ l’esposizione di Milano risparmierà 160 milioni di tasse. E ora questo meccanismo fa gola a molti.
Defiscalizziamo le infrastrutture, niente Iva per le grandi opere strategiche, ha chiesto al meeting di Rimini il viceministro delle Infrastrutture Mario Ciaccia. Idea non nuova, e che piaceva anche a Silvio Berlusconi, ma non se n’è mai fatto nulla, per non incorrere nei fulmini di Bruxelles, guardiano dell’uniformità delle condizioni della concorrenza.
Invece qualcuno c’è riuscito. Si chiama “reverse charge”, ?ed è il sistema grazie al quale la società Expo 2015, incaricata di preparare Milano all’evento, non pagherà l’Iva allo casse dello Stato. L’accordo, condotto ?e siglato direttamente con gli uffici della Presidenza del Consiglio, è stato concluso a fine luglio, e ha permesso ?alla società guidata da Giuseppe Sala ?di tirare un sospiro di sollievo: in questo modo risparmierà più di 160 milioni di euro.
Ma come è riuscita a ottenere un simile regalo? L’origine della questione sta nell’atto di nascita dell’Expo, sotto ?il precedente governo, che prima l’aveva concepita come un ente pubblico, poi l’aveva trasformata in Spa. Nel primo caso l’Iva è sotto un regime particolare, e non ci sarebbe stato problema, nel secondo invece no: dunque sugli 833 milioni di lavori che l’Expo ha messo ?in lista si sarebbe dovuta aggiungere l’aliquota del 21 per cento. Un assegno da versare allo Stato di oltre 160 milioni che avrebbe fatto saltare tutto il budget.
Ma in che cosa consiste il reverse charge? Il meccanismo è questo: non ?si paga l’Iva sui lavori appaltati perché l’Agenzia delle Entrate accetta di compensarla con l’Iva che l’Expo dovrebbe incassare sulla vendita ?dei biglietti nel 2015 ma anche sugli acquisti di beni e servizi di forniture varie, cioè tutto ciò che non è opera edilizia. Le due cifre, insomma, ?si annullano. Di certo il meccanismo, una volta accettato, fa gola a molti. Ma presuppone che chi ne beneficia sia una società che costruisce ma poi gestisce anche una attività: per esempio che sia una autostrada a pedaggio, o un aeroporto, ?o anche una metropolitana. Per questo ?gli aspiranti al reverse charge si fanno numerosi. Basta scorrere la lista delle opere considerate strategiche nel sito ?del ministero dello Sviluppo economico. Tra le infrastrutture sbloccate dal Cipe per 12,5 miliardi di euro ci sono le metro di Napoli, Bologna, Milano e Torino, dei tratti ferroviari, e parecchie autostrade. ?A occhio, almeno 500 milioni di opere, potrebbero bussare all’Agenzia delle Entrate per avere il “trattamento Expo”.

Fonte: Espresso del 6 settembre 2012

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