Chi ricorda i Bond Parmalat? E i Cirio Bond? E Tango Bond?
Era poco più di due anni fa ed oltre mezzo milione di risparmiatori italiani si scontravano con lamara realtà dei loro risparmi andati in fumo per troppa avventatezza e poca competenza nellaver aver acquistato in banca titoli ad alto reddito ma ad ancor più alto rischio.
A sbagliare furono loro, ma diciamo che in qualche banca, taluni impiegati e funzionari non li avevano certo aiutati a capire ed a non sbagliare.
Lesperienza insegna, ma probabilmente da noi non abbastanza se fra i risparmiatori oggi si respira la stessa aria che tre anni fa li portò a rischiare oltre misura.
Siamo seduti su una nuova polveriera del rischio? A nostro avviso si e cercherò di spiegare perché.
Partiamo dallumore dei risparmiatori in questo 2006 che il Censis definisce addirittura da boom silenzioso. Ben prima che il rapporto Censis desse la sua interpretazione del momento favorevole delleconomia italiana, un paio di indagini, quella del Centro Einaudi e quella dellassociazione delle Casse di risparmio, avevano percepito che questanno si stava consumando tra i risparmiatori una piccola svolta. Dal sentimento negativo e pessimista del 2005 ad un ottimismo accompagnato da un ritorno di fiducia sul miglioramento delle condizioni economiche di ciascuno.
Ma unaltra indagine, quella realizzata per conto di oltre cento banche riunite nel consorzio Patti Chiari, rileva anche che 1 risparmiatore italiano su 2, quando decide di investire i suoi soldi fa di testa sua. Il bello però è che si tratta nella stragrande maggioranza dei casi di risparmiatori che si dichiarano incompetenti, inadeguati a decidere, incapaci di capire i meccanismi sottostanti delleconomia e del settore su cui stanno investendo. Di più: dichiarano di aver paura delle truffe, vorrebbero uno Stato più protettivo, lamentano che non ci si occupi di loro eppure decidono avventatamente senza chiedere nulla a nessuno.
Questo insieme di psicoattidudini finanziarie sta descrivendo, insomma, un fenomeno ancora non rilevato finora: che cioè questa ondata di ottimismo rende i risparmiatori italiani più avventati nelle scelte, quasi volessero convincersi che, siccome leconomia va, anche i risparmi andranno altrettanto bene. Ed è singolare che questo comportamenti fideistico, azzardoso, e certamente scriteriato ed irrazionale riguardi prevalentemente i pensionati, le casalinghe e chi ha un basso livello di istruzione.
E sufficiente tutto ciò per dire che altri salassi si preparano per i risparmiatori italiani? Certamente no. Ma è abbastanza per dire che se oggi si presentasse qualcuno a chiedere denaro al mercato, con una faccia presentabile e pochi scrupoli, troverebbe terreno molto fertile per i suoi argomenti.
Occorre dire che dai crac Cirio e Parmalat parecchie cose sono cambiate. Cè una legge che tutela il risparmio più di quanto accadesse prima; le banche si sono cautelate anche contro i rischi che possono nascere al loro interno ed oggi profondono molte energie e denari per informare il cliente sul rischio dellinvestimento. Cè perfino chi tiene aperto lo sportello al sabato e dà consigli non solo su quali titoli acquistare, ma su come compilare la dichiarazione dei redditi, calcolare la pensione, fare beneficenza. Insomma qualcosa è cambiato. Ciò che non è cambiato sta dallaltra parte, in noi risparmiatori. La cultura economica langue e, poiché come dice il Nobel della psico economia Daniel Khaneman, non cè nulla di più irresistibile per luomo che lattrazione per lirrazionalità dei comportamenti finanziari, cè da chiedersi se tra i tanti investimenti pubblici 2007 non debba trovar posto anche quello nelle infrastrutture immateriali della cultura economica e del risparmio degli italiani. Anche questa, in fin dei conti, è politica per la tutela del risparmio.
b.costi@tin.it
Ecco perchè i risparmiatori sono ancora a rischio “Bond”
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