• giovedì , 21 Novembre 2024

Ecco come rendere la tassa e salvare i conti dello Stato

Restituire l’Imu agli italiani e rilanciare l’economia costa “solo” 4 miliardi di euro. Vanno recuperati i capitali in Svizzera e ritoccate le accise sui giochi e sui tabacchi.
Dopo l’impegno programmatico di Silvio Berlusconi di restituire agli italiani l’Imu versata nel 2012 sulla prima casa e sui terreni e fabbricati funzionali alle attività agricole, come risarcimento per una imposizione sbagliata e ingiusta dello Stato, i sinistrati di Monti, i sinistrati del Partito Democratico, i sinistrati di Casini e i sinistrati di Fini sono tutti in crisi di nervi.
In crisi per la chiarezza e la concretezza del messaggio di Berlusconi. In crisi perché, come sempre, Berlusconi riesce a parlare agli italiani e loro no.
A causa del peggioramento del ciclo internazionale, dell’aumento della pressione fiscale e dei maggiori oneri per il servizio del debito nel 2012, la crescita (si fa per dire) prevista per l’Italia nel 2013 sarà del -1% (invece del -0,2%).
Noi intendiamo contrastare questa tendenza negativa con una manovra d’anticipo che rilanci la domanda interna, stimolando i consumi, partendo dal settore immobiliare, che funge da traino per l’intera economia.
Un’iniezione di ossigeno che incide direttamente sui consumi e sugli investimenti, portando verosimilmente la crescita prevista per l’Italia nel 2013 dall’attuale -1% a -0,5%, innescando così, fin dalla primavera 2013, un circolo virtuoso di ripresa.
Questo contribuirà a ridurre anche il deficit, altrimenti destinato a salire e a contenere gli spread.
In questo modo viene sventato qualsiasi rischio di manovra correttiva, grazie all’aumento del reddito disponibile delle famiglie e il conseguente aumento dei consumi e, più in generale, della fiducia dei consumatori e degli investitori.
Alla nostra strategia per una nuova politica economica di stimolo alla crescita, fatta di attacco al debito, revisione delle Tax expenditures, tagli della spesa pubblica corrente (per 16 miliardi all’anno: 80 miliardi nella legislatura) e conseguente riduzione della pressione fiscale di 1 punto all’anno, per portarla sotto il 40% entro fine legislatura, dobbiamo aggiungere interventi mirati al settore immobiliare che, come sappiamo, funge da traino per l’intera economia.
La ragione è molto semplice: gli investimenti in edilizia hanno il più alto coefficiente di attivazione sull’economia. In parole povere, un euro di spesa nel settore si trasforma in un multiplo di maggior Prodotto interno lordo.
Come dicono i francesi: Quand le bâtiment va, tout va! D’altra parte, ce l’ha ricordato il 13 settembre 2012 il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, avviando il suo terzo Quantitative Easing: investimenti nel settore immobiliare vogliono dire crescita e occupazione.
Al contrario, con il governo Monti il settore immobiliare è stato fortemente danneggiato: l’introduzione dell’Imu ha portato la tassazione sugli immobili nel nostro Paese da una percentuale dello 0,70% rispetto al Pil (perfettamente coerente con la media europea di 0,69%) a una percentuale pari all’1,35%, cioè quasi raddoppiata.
Negli ultimi 5 anni per i quali esistono rilevazioni Istat complete (2007-2011), il numero medio annuo di compravendite immobiliari è stato pari a 885.333 unità. Nel 2012 il numero di compravendite immobiliari ha subìto una riduzione del 30% rispetto al 2011, valore che in termini assoluti corrisponde a 250.000 unità.
Tale riduzione, determinata essenzialmente dal carico fiscale senza precedenti abbattutosi sul settore immobiliare nel 2012, porta con sé una forte svalutazione del patrimonio immobiliare italiano, in gran parte di proprietà delle famiglie, nonché ulteriori effetti di avvitamento dell’economia, derivanti dalle conseguenze negative in tutti i settori collegati all’immobiliare. Tutto quanto descritto si sostanzia in perdita di posti di lavoro; cessazione di attività economiche; minore attività produttiva svolta; minori entrate fiscali in termini di Iva e di imposte sui redditi.
Confedilizia stima che la riduzione, pari a 250mila unità, del numero di compravendite nel 2012 ha comportato un minor reddito prodotto in Italia di 8-10 miliardi di euro. Tutto ciò senza considerare che in Italia vi sono tra 700mila e 800mila immobili bisognosi di ristrutturazione e che potrebbero essere oggetto di lavori per almeno altri 7 miliardi di euro. In sintesi: 8-10 miliardi derivanti dalla riduzione del numero delle compravendite più 7 miliardi di mancate ristrutturazioni hanno prodotto una contrazione della nostra economia, nel solo settore immobiliare, pari a un punto di Pil. I numeri parlano da soli.
La nostra proposta: 1) Abrogazione dell’Imu sulla prima casa e sui terreni e fabbricati funzionali alle attività agricole. 2) Restituzione degli importi versati dai contribuenti italiani nel 2012 per l’Imu sulla prima casa e sui terreni e fabbricati funzionali alle attività agricole.
Per realizzare questi obiettivi noi vareremo, nel primo Consiglio dei ministri, i provvedimenti relativi all’abrogazione dell’Imu prima casa sui terreni e fabbricati funzionali alle attività agricole e alla restituzione degli importi versati dai contribuenti italiani nel 2012.
A tal fine, l’amministrazione finanziaria invierà una lettera a ciascun contribuente, comunicando il titolo a ricevere il rimborso e l’ammontare spettante. Una volta ricevuta la lettera dell’amministrazione finanziaria, i contribuenti potranno recarsi presso gli sportelli di Poste italiane a riscuotere il rimborso. Oppure, se preferiscono, comunicano all’amministrazione finanziaria l’Iban per l’accredito in conto corrente. Abbiamo ragionevole motivo di pensare che, una volta completata la fase di invio delle lettere ai soggetti interessati, il processo di liquidazione possa concludersi nell’arco di un mese.
Per la copertura finanziaria di questa operazione, che costa intorno ai 4 miliardi (cioè, è bene ricordarlo, la duecentesima parte di quello che lo Stato spende complessivamente ogni anno), abbiamo pensato a una soluzione che non solo garantirà molte più risorse, ma che ha anch’essa una forza simbolica eloquente: un accordo con la Svizzera, come hanno fatto anche altri Stati, per la tassazione delle attività finanziarie detenute in quel Paese (gettito previsto: 25-30 miliardi una tantum più 5 miliardi all’anno di flusso a regime).
In attesa della sottoscrizione dell’accordo, da realizzarsi al più presto, e della sua operatività, con relativi acconti, la liquidità necessaria sarà anticipata dalla Cassa Depositi e Prestiti e dal sistema bancario, previo accordo stilato sul modello di quello già sottoscritto in occasione del recente terremoto in Emilia Romagna. L’operazione graverà sulla finanza pubblica solo per gli interessi che decorreranno dal momento in cui sarà firmato l’accordo con la Cassa depositi e prestiti e con le banche al giorno in cui le somme saranno restituite, grazie all’operatività della convenzione con la Svizzera.
Per quanto riguarda la copertura strutturale per l’eliminazione dell’Imu, infine, si provvederà mediante una revisione delle accise su giochi e tabacchi, su cui abbiamo un disegno di legge già predisposto. Tutto questo in coerenza con una riforma strutturale dell’intero sistema di tassazione immobiliare: ritorno all’Imu federale, solo sulle seconde case, con il duplice obiettivo di accorpare in essa tutte le imposte gravanti sugli immobili e di semplificare il farraginoso catalogo delle imposte locali (ben 18 diverse forme di entrata: dall’ex Ici alla «tassa sull’ombra»). Per chi non la conoscesse, la «tassa sull’ombra» è un’imposta, in vigore in alcuni comuni italiani, sull’ombra che le insegne dei negozi proiettano sui marciapiedi e in merito alla quale, giustamente, qualcuno ha chiesto una detrazione per i giorni di pioggia.
Quindi, si tratta di una misura senza aggravi per lo Stato, utilissima per ogni famiglia, che si vedrà restituita la tassa ingiustamente pagata, ma soprattutto un grande atto di ricostruzione di un clima di fiducia che serve al nostro Paese. Alla faccia dei tassatori, vecchi e nuovi. Come dice qualcuno: «Anche un imbecille è in grado di inventare nuove tasse, soltanto chi è intelligente sa ridurre le spese».

Fonte: Il Giornale del 4 febbraio 2013

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