E sfuggita allattenzione dei commentatori, più interessati agli aspetti di eccessiva severità, in materia di pensioni, contenuti nellarticolo 24 del decreto legge
E questa unaltra idea che la professoressa Elsa Fornero ha consegnato al ministro Elsa Fornero. Sul piano tecnico il procedimento è definito di opting out . Elsa Fornero pubblicò, allinizio del decennio per i tipi de Il Mulino, persino un importante saggio su questo argomento corredato di una proposta compiuta (lo storno se la memoria non ci inganna – di una quota fino all8% dellaliquota contributiva), insieme al suo maestro Onorato Castellino, il primo studioso che lanciò lallarme pensioni alcuni decenni or sono.
Si tratta di consentire ad un lavoratore, in particolare se giovane e privo di un rapporto di lavoro dipendente (quindi nellimpossibilità di avvalersi del tfr per aderire ad un fondo), di destinare al finanziamento di una forma di previdenza complementare una parte della sua contribuzione obbligatoria. Potrebbe in questo modo, se lo riterrà, distribuire il proprio rischio previdenziale, in modo multipillar, su di una quota pubblica a ripartizione ed una privata a capitalizzazione, senza dover sostenere maggiori oneri (lesperienza pratica dimostra che i giovani non si accostano ai fondi pensione proprio perché non dispongono di ulteriori risorse rispetto a quelle che sono tenuti a versare alle gestioni obbligatorie).
Mediante le soluzioni di opting out si otterrebbe certamente una copertura pubblica inferiore (col calcolo contributivo), ma sarebbe possibile ottenere rendimenti più generosi sui mercati. Loperazione (un po figlia di un entusiasmo per la previdenza privata che ora si è parecchio attenuato dopo gli shock dei mercati finanziari) non è semplice e contiene qualche rischio di sostenibilità, tanto che la norma prevede una fase di concerto con gli enti gestori di previdenza obbligatoria e con le autorità di vigilanza operanti nel settore della previdenza. Ma almeno si tratta di unidea più convincente di altre da tempo in circolazione (tra cui primeggia la proposta di rendere praticamente obbligatorio, per via contrattuale, il conferimento del tfr maturando) allo scopo di sbloccare linsufficiente e squilibrata diffusione della previdenza complementare nelle sue diverse forme.
I dati delle adesioni sono note. Nel 2010 (a cui si riferisce lultimo rapporto della Covip) gli aderenti ad una qualche forma di previdenza privata erano 5,3 milioni, così suddivisi: 2 milioni ai fondi negoziali (1,8 milioni dipendenti privati, 136mila dipendenti pubblici, 4mila autonomi); 1,2 milioni ai Pip di nuova istituzione, 610mila ai Pip
Il tasso di adesione complessivo (calcolato sullammontare dei possibili aventi diritto) è pari al 23% come dato complessivo che si articola così: 27,8% dipendenti privati; 4% dipendenti pubblici; 23% lavoratori autonomi. Letà media degli iscritti è pari a 44 anni (quella dellinsieme degli occupati è pari a 41 anni); il tasso di partecipazione più elevato, in misura del 34%, si trova nella fascia di età compresa tra 45 e 64 anni. Letà media di iscrizione è pari a 43,7 anni. Gli iscritti con meno di 25 anni sono il 2,5%; in età compresa tra 25 e 34 anni il 17,3%. Il 34,2% degli iscritti è occupato in aziende con più di mille dipendenti, il 13,95 in aziende fino a 19 dipendenti. Il 66,7% degli aderenti è di sesso maschile con unetà media di 43,4 anni, il 33,3% è donna con unetà media di 42,4 anni. Anche il possibile conferimento del tfr non ha avuto un esito particolarmente brillante. Nel 2010 solo 5,1 miliardi sono stati destinati ad una forma di previdenza complementare, a fronte di circa 13 miliardi di accantonamento annuale (inclusa la rivalutazione) rimasti presso le imprese.
La crisi ha pesato anche sui flussi della previdenza privata. Alla fine del 2010, 170mila iscritti avevano una posizione individuale praticamente inesistente (meno di mille euro). Escludendo quelli che hanno aderito nel corso dellanno, restano pur sempre almeno 123mila. Circa un milione (19% contro il 17% del 2009) non ha effettuato versamenti. Il caso riguarda soprattutto il lavoro autonomo; nei fondi aperti si tratta del 50% degli aderenti e del 38% nei Pip. Nella componente dei lavoratori dipendenti gli iscritti non versanti sono il 13%. Il contributo medio annuo per iscritto (per cui sono stati effettuati versamenti nel 2010) è pari a 2920 euro nel caso dei lavoratori dipendenti, di 2.290 euro se lavoratori autonomi.
Questi dati altri si potrebbero aggiungere dimostrano che, nonostante i risultati raggiunti e i tentativi compiuti, lesperienza della previdenza privata a capitalizzazione rimane un fenomeno elitario, squilibrato e poco sviluppato, specie tra le generazioni più giovani che invece avrebbero bisogno di poter contare su di un sistema a due pilastri. Così, le idee del ministro Fornero meritano sicuramente maggiore attenzione proprio perché tendono a garantire una base economica (ricavata da una
Ecco come la Fornero pensa anche alle pensioni dei giovani lavoratori
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