• lunedì , 25 Novembre 2024

Ebbene si:i mercati hanno torto

Hanno torto perché rifiutandosi di investire nei paesi più a rischio non fanno che allargare lo spread e quindi renderli ancora più a rischio. Allora occorre correggerli. E lo si può fare solo costringendo la Bce a comprare titoli di questi Paesi. E,così,rompere la spirale.
Alla vigilia delle elezioni in Grecia Angela Merkel ha invitato i greci a votare i partiti che sostenevano l’euro e gli accordi europei e sembra che i greci l’abbiano ascoltata. Pochi mesi prima, la stessa Merkel aveva sostenuto apertamente la candidatura di Sarkozy alla presidenza e quella volta gli elettori francesi non l’hanno ascoltata. Molti si sono scandalizzati di queste “ingerenze” sottolineando l’indipendenza delle nazioni e la suscettibilità degli elettori.
Non credo che ci sia da scandalizzarsi. Al contrario, questo è la prova che l’Europa è entrata nella fase dell’unione politica, dove la vita di ogni cittadino europeo dipende anche dalle scelte degli altri cittadini. Quindi ogni europeo ha diritto di intervenire, con le modalità legittime, per influenzare le scelte politiche di altri cittadini europei, posto che esse si ripercuoteranno su di loro. D’altro canto è grazie alla pressione europea se tre Paesi (Grecia, Spagna e Italia) hanno rapidamente cambiato governo nell’autunno scorso, quando ci si è resi conto che quello in carica non era capace di rispettare gli impegni europei. L’Unione europea significa diritto di ingerenza negli affari delle nazioni. Può spiacere a qualche nostalgico nazionalista, ma questo è il futuro dei 27 Paesi che hanno aderito. Il che non significa perdita di indipendenza, ma nuova cittadinanza.
Quindi c’è anche un diritto di ingerenza da parte nostra verso quelle che appaiono essere le posizioni assunte dagli esponenti politici tedeschi, contrari a interventi della Bce per contenere gli spread dei titoli di Stato dei Paesi sotto attacco dei mercati. La loro posizione è sbagliata e sta portando l’Europa verso l’autodistruzione. I famosi mercati, a cui molti si riferiscono per sostenere che gli sforzi di riforma di alcuni Paesi non sono sufficienti, oggi non badano affatto alle condizioni dei singoli Paesi europei. Essi hanno un solo timore (o speranza): che l’euro si rompa e si torni a monete nazionali. Se questo avvenisse, allora è certo che le nuove monete di alcuni Paesi si svaluterebbero e quelle di altri si rivaluterebbero. Non ci vuole molto per capire che Italia, Spagna, Grecia, Portogallo sarebbero candidati alla svalutazione e Germania, Austria, Olanda, Finlandia alla rivalutazione. In queste condizioni i “mercati” si rifiutano di investire nei Paesi a rischio di svalutazione e si rifugiano in quelli che potrebbero rivalutare. Da qui e solo da qui l’allargamento degli spread a favore della Germania.
Se è vero che vogliamo mantenere l’euro, come dice anche Angela Merkel, dobbiamo smentire i mercati, che non hanno sempre ragione. Questo è possibile solo se la Bce acquista i titoli degli Stati sotto rischio svalutazione per contenere gli spread entro termini ragionevoli, come ha parzialmente chiesto Monti. Tale operazione non sarebbe affatto un aiuto ai Paesi deboli, ma una vera operazione profittevole per la Bce e quindi per l’Europa. I titoli verrebbero acquistati a un prezzo inferiore del nominale (lo spread ragionevole) e quindi avrebbero un rendimento superiore alla media. La permanenza in vita dell’euro eliminerebbe il rischio svalutazione. Le misure adottate nei singoli Paesi, assieme al diritto di ingerenza, garantirebbero la solvibilità dei titoli.
Qualcuno teme che così si creerà inflazione attraverso la monetizzazione del debito pubblico. Forse è vero, ma chi sostiene questa tesi dovrebbe rivolgere la sua attenzione agli Usa, al Giappone e al Regno Unito che stanno già monetizzando i loro debiti. Se non lo facessimo anche noi, avremmo la recessione oggi e l’inflazione domani. Proprio un bel risultato perché finiremmo, come dice un detto napoletano, cornuti e mazziati

Fonte: Espresso del 3 luglio 2012

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