• lunedì , 23 Dicembre 2024

E Prodi punta su Piazza Affari

L’architettura che stanno assumendo le principale Borse europee ed americane (con i suoi riflessi sulle Borse mondiali, principalmente su quelle asiatiche) non è materia di programma e di indirizzo di Governo. Non se ne parla nelle 281 pagine del programma dell’Unione ed il Presidente del Consiglio Romano Prodi non vi ha fatto alcun riferimento nei suoi discorsi programmatici in Parlamento. Ed è bene che sia così: si tratta di s.p.a. private, per di più con un azionariato internazionale, e farebbe male il Governo (dell’Italia o di altri Paesi) a mettere bocca in quella che appare una complicata partita a cui dovrà dare una risposta semidefinitiva l’assemblea dei soci di Euronext ( la società di cui fanno parte le Borse di Amsterdam, Bruxelles, Lisbona e Parigi, nonché una sezione del mercato dei derivati del London Stock Exchange) convocata proprio per oggi 23 maggio.
In effetti, nell’ultimo fine settimana, mentre gran parte degli italiani (e lo stesso Governo) erano in tutt’altre faccende affaccendate, si è avuta un’inattesa accelerazione della partita i cui esiti incideranno su alcune parti del programma presentato da Prodi alle Camere.
In breve, venerdì la Deutsche Börse di Francoforte ha proposto, all’improvviso, una fusione con Euronext. Borsa Italiana s.p.a. è subito corsa in supporto di Euronext, annunciando la propria intenzione di entrare nell’accordo ed anche di preparare una dettagliata proposta di Ipo nel futuro a breve termine. In parallelo, sempre venerdì, il Nasdaq ha acquistato una quota di controllo del London Stock Exchange (aumentandone la propria partecipazione al 25,1% ) tale da dargli una facoltà di veto sulle operazioni del fratello maggiore britannico. Sabato e domenica, questi passi hanno indotto il New York Stock Exchange ad accorciare i tempi su una sua intesa con Euronext (peraltro in ballo da tempo): un progetto mirato a creare una piattaforma transatlantica per l’azionario ed i derivati tale da promuovere un processo, al tempo stesso, di consolidamento e di maggiore concorrenza tre le maggiori Borse mondiali.
L’attuazione della proposta della Deutsche Börse (una piattaforme comune coniugata con una strutturale federale in cui ciascuna delle Borse partecipanti avrebbe un ruolo adeguato ed interagirebbe con i clienti ed i regolatori dei vari Paesi d’origine) . sarebbe un passo importante verso l’integrazione dei mercati e regole e regolatori comuni nell’Ue. L’accordo New York Stock Exchange- Euronext (eventualmente estesa a Borsa Italiana s.p.a.) dà , come si è visto, ai mercati finanziari una prospettiva differente e contrapposta.
L’intesa Deutsche Börse- Euronext (con l’aggiunta di Borsa Italiana) è senza dubbio quella maggiormente in linea con le visioni di Prodi, Padoa-Schioppia e di chi sogna una nuova edizione della merchant bank di Palazzo Chigi. Alla sua base ci sono ragioni ideali e nobili: un rafforzamento dell’Europa che possa parlare con una sola voce (autorevole) agli Usa. Ci sono, però, anche motivazioni pratiche. E probabilmente queste seconde fanno premio sulle prime.
La strategia di rilancio dell’economia reale punta principalmente sulla politica industriale nel senso di indirizzo (da parte delle autorità pubbliche) alla modernizzazione del manifatturiero: concentrazione a Palazzo Chigi del Cipe, istituzione di un dicastero per lo sviluppo, riorganizzazione delle Authorities. Non solo a Palazzo Chigi , ed ancor più a Via Venti Settembre, c’è piena consapevolezza delle ristrettezze di finanza pubblica e le tentazioni (di qualcuno) di utilizzare la Cassa Depositi e Prestiti come salvadanaio da cui attingere sono rapidamente rientrate dopo un paio di occhiatacce da parte del Ministro dell’Economia e delle Finanze Tommaso Padoa – Schioppa. Inoltre, a Via Veneto, dove si sta dando vita al Ministero dello Sviluppo, si parla di mandare in pensione strumenti considerati ormai arcaici come la legge 488 e di sostituirli con un maggiore ruolo del mercato nella “nuova” politica industriale. Soprattutto né a Palazzo Chigi né a Via Venti Settembre né a Via Veneto si parla di quella Agenzia Nazionale per l’Innovazione (Ani), creata in Francia con capitale a metà pubblico ed a metà privato e concentrata su dieci grandi progetti specifici. L’Ani – si ricorderà – è frutto del “Rapport Beffa”, dal nome dell’industriale che coordinò il pertinente gruppo di lavoro ; vi si accompagnava la proposta di un’analoga Agenzia a livello europeo a cui né la Commissione allora guidata da Romano Prodi né il Consiglio dei Ministri della Competitività ha mai dato risposta. Ciò suggerisce ancora di più come è al mercato finanziario che si guarda per dare ossa e muscoli alla “nuova” politica industriale di sinistra-centro. In un mercato finanziario europeo in cui la Francia, la Spagna ed altri Paesi hanno idee simili in materia di intervento dello Stato in politica industriale è più facile reperirle e mobilitare le risorse necessarie di quanto non lo sia in un mercato atlantico.

Fonte: L'Indipendente del 22 maggio 2006

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