Stasera, mentre Obama riceverà i leader del G8 nel rustico-chic di Camp David, «sherpa» e diplomatici al seguito sprofonderanno in un’esperienza da «boy scout», ospitati in bungalow di legno con stanze a tre letti tra gli alberi della tenuta presidenziale nel Maryland.
Qualcuno ci vede già la metafora di un summit di un ex direttorio del mondo ormai costretto a uno stile spartano da una crisi profonda e prolungata che fa ormai emergere memorie da economia di guerra. Per altri quella che conta è la scelta, fatta da Barack Obama, di separare il G8 dal vertice Nato che si terrà subito dopo, domenica e lunedì, a Chicago. Per non dare spazio alle proteste anticapitaliste dei gruppi «no global» che minacciano di arrivare in forze nella città del presidente, ma anche per allontanare, per quanto possibile, i riflettori da un vertice assai problematico.
Un incontro che si prospetta difficile, teso, forse addirittura drammatico. Non per le decisioni che prenderà, ma per le cose che verranno dette, soprattutto sulla crisi europea, e per il modo in cui verranno dette: per la prima volta si discuterà anche di possibile dissoluzione dell’euro.
Che l’Occidente, indebitato e incalzato dalla crisi occupazionale, non sia più in grado di imprimere una svolta all’economia mondiale, non è una novità. Con lo spostamento di quote crescenti di ricchezza e potere verso i Paesi emergenti, anche il peso politico si è trasferito al G20 (dove ci sono Cina, India, Brasile e le altre nuove «tigri» dell’economia mondiale).
Nemmeno questa formula, a dire il vero, sta dando grandi risultati: dopo un buon esordio a Londra, nel 2009, sono riemerse divisioni e contrapposizioni difficili da superare. Una situazione che induce analisti come Ian Bremmer, capo di Eurasia, a parlare di un «mondo G-zero» nel quale nessun Paese o alleanza è in grado di colmare il vuoto di «leadership» lasciato dal ridimensionamento del ruolo degli Stati Uniti.
In ogni caso fin qui al vertice dell’Occidente allargato alla Russia era rimasta la funzione di momento di discussione ristretta tra partner con interessi comuni, che condividono gli stessi valori. Un’occasione per chiarire, superare le divergenze, tracciare un sentiero, presentare ai propri popoli un’immagine concorde e rassicurante. Questo canovaccio, però, stavolta potrebbe subire qualche strappo e non solo per lo «schiaffo» di Putin che ha deciso di disertare il vertice: l’Europa sta, infatti, scivolando di nuovo in una fase convulsa della sua crisi, con l’emergenza Grecia destinata a trascinarsi ancora a lungo, visto che il Paese dovrà tornare alle urne.
La richiesta di Obama a Mario Monti di aprire con un suo intervento la discussione sul pericoloso stallo delle economie del Vecchio Continente e le aperture di credito di Hillary Clinton al nuovo presidente francese François Hollande, indicano che la Casa Bianca è sempre più allarmata dal rigore fiscale e dalle politiche di bilancio restrittive reclamate dalla Germania. Angela Merkel sa che a Camp David finirà sotto assedio e si è già preparata una via d’uscita aprendo a un piano di stimoli fiscali per sostenere l’economia greca. Ma la discussione sarà molto difficile e il nervosismo palpabile, a cominciare dai due principali protagonisti del vertice. A rivedere le immagini del G20 di Londra non si può non notare che dei leader occidentali di quella foto ricordo usciti di scena Sarkozy, Gordon Brown, Berlusconi, Zapatero, il giapponese Taro Aso e l’australiano Kevin Rudd (in quell’occasione era assente il leader canadese Harper) sono rimasti in carica solo Obama e la Merkel. Tutti e due attesi tra non molto da prove elettorali estremamente problematiche.
Alla fine non mancherà un compromesso fatto di impegni per la crescita. Alle parole si cercherà di dare più sostanza col lancio della Partnership Transatlantica che, però, servirà soprattutto a promuovere i commerci e darà frutti solo dopo il 2014. Passi avanti veri, se ce ne saranno, li vedremo in un comportamento della Germania che sia un po’ meno da «cinesi d’Europa»: una maggiore assunzione di responsabilità di Berlino per la tenuta anche politica della Ue. E anche impegni al vertice Nato, dove l’Occidente dovrà fare importanti scelte militari, ma anche e soprattutto economiche, ridefinendo il suo ruolo futuro.
Sempre che a Chicago gli europei ci arrivino: secondo il Chicago Tribune andrebbero bloccati e messi in quarantena all’aeroporto O’Hare per non infettare la città con la loro «influenza finanziaria». Ironico, ovviamente. Ma dà l’idea di come l’Europa viene vista, oggi, da questo lato dell’Atlantico.
E Obama provera’ a sciogliere la Merkel
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