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E il nuclearista restò solo:ma l’atomo non è il diavolo

Il nuclearista, di questi tempi, è solo. Sull’ acqua si discute, perfino sul legittimo impedimento si discute. Sul nucleare, dopo quel che è accaduto in Giappone, cosa argomentare? Il nuclearista evita occasioni pubbliche, tuttavia tiene contatti e non fa passi indietro.
«Voterò “no” al referendum, sia pur senza speranza – dice Edoardo Boncinelli, illustre genetista, laureato in fisica -. Io so però che fra 70 anni l’ Italia dovrà tornare al nucleare». Tutta la vita, dice Boncinelli, è una scelta del male minore e il nucleare è l’ energia più pulita: basti pensare ai guasti del petrolio negli oceani. «Essere nuclearisti – continua – è difficile come essere razionali. E siamo di fronte a una grande marea irrazionale… Pazienza, sono abituato a vivere in minoranza». Tiziano Treu è docente di diritto del lavoro, fu ministro con Dini, Prodi, D’ Alema. Un anno prima del terremoto in Giappone firmò, con altri 71, una lettera per il segretario pd, Bersani. Lo invitavano a non chiudere le porte al ritorno del nucleare programmato dal governo Berlusconi: «Il nucleare non è di sinistra né di destra…». Oggi Treu dice: «Capisco la pausa di riflessione, ma continuo a non credere che il nucleare sia il demonio: La ricerca non deve essere fermata». Treu andrà a votare “no” alla cancellazione del nucleare: «Ci sentiamo ogni tanto con Chicco Testa…». Testa fu lo scandalo di tutti i Verdi, quando da presidente di Legambiente passò a fare il presidente dell’ Enel e si convertì al nucleare. Telefonate, incontri riservati. Parola d’ ordine fra i nuclearisti: tacere, non apparire. Anche il presidente dell’ Agenzia per la sicurezza nucleare, Umberto Veronesi, tiene un profilo basso, pensa che in questo momento la politica (contro o pro Berlusconi) prevalga su qualsiasi tesi tecnica. Veronesi e i quattro consiglieri dell’ Agenzia si riuniscono ogni settimana. Studiano il decommissioning, lo smantellamento delle centrali spente, cercano il sito per i rifiuti radioattivi. Ma hanno stabilito: niente dibattiti, si rischia di trovare gente poco informata e aggressiva, alla Beppe Grillo… Uno dei consiglieri, il professore del Politecnico milanese Marco Ricotti, dice soltanto: «Peccato non ci sia stata la possibilità di informare i cittadini dal punto di vista tecnico-scientifico». E sogna la Finlandia: «Lì stanno costruendo i reattori di terza generazione, dopo il terremoto in Giappone nulla si è fermato. E soprattutto hanno una gestione condivisa, bipartisan, delle informazioni tecniche». Pietro Ichino, professore di diritto del lavoro che firmò la lettera a Bersani, è cautissimo per lealtà col partito: «Quello di Fukushima è stato uno tsunami anche per gli orientamenti dell’ opinione pubblica mondiale. Capisco bene i motivi che determinano lo schieramento del Partito democratico in questa campagna referendaria, nonostante che io resti dell’ opinione espressa pubblicamente prima di quel disastro. D’ altra parte, la disciplina di organizzazione pur in un partito aperto e pluralista, mi impone di astenermi dal fare campagna in senso contrario». Il nucleare in Italia ha una storia contrastata, con i suoi numi tutelari. Uno è Felice Ippolito, segretario del Comitato per l’ energia nucleare, anni 50, che avviò il programma nucleare italiano e fu poi fermato da un’ inchiesta per peculato nel suo ente. Fu arrestato, condannato e alla fine graziato: forte restò il sospetto che petrolieri e industriali elettrici avessero contribuito alla caduta. Molti anni più tardi, Umberto Colombo, presidente Enea, disse che le centrali italiane erano ormai inaccettabili, ma aggiunse che del nucleare non si poteva fare a meno. Preparò un piano triennale per la ricerca (‘ 94-’ 96) che il Parlamento neanche discusse. Franco Debenedetti, imprenditore ed ex senatore ds, sintetizza così lo stato d’ animo nuclearista: «Bisogna continuare a studiare centrali più sicure, ma dire “nucleare mai” è sbagliato, perché non sappiamo come sostituirlo. Prima o poi la mancanza di energia ci spingerà a ritornare al nucleare». Debenedetti non va a votare, spera che non venga raggiunto il quorum.

Fonte: Corriere della Sera del 5 giugno 2011

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