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Due verita’ sulla crescita

Ci aspettano ancora anni difficili, nonostante gli ottimismi dei premier. L’economia sta rifiatando ma non sarà più come prima. Le capitali e Bruxelles devono dire la verità agli elettori. E’ l’unico modo per evitare possibili e gravi tensioni i sociali.
La retorica sulla ripresa ha due facce. C’è quella disegnata dalla politica, il bicchiere mezzo pieno servito nei discorsi ufficiali a Bruxelles e Roma – come anche a Berlino e Atene – sulla fine del tunnel ormai raggiunta, con prospettive rosee velate puntualmente dall’aggettivo “fragile”, parola chiave della nostra stagione. Poi c’è quella dei tecnici, i dati spogliati dalle esigenze di rielezione e consenso da mantenere, i numeri che parlano, sì, di galleria finita, ma rivelano che il futuro – a bocce ferme – si annuncia tutto meno che glorioso.
Il proposito del Palazzo per il 2014 dovrebbe essere quello dire la verità e agire di conseguenza, confessando che servono interventi di adeguamento al mondo che cambia, mosse costose economicamente e socialmente, probabilmente inevitabili. La direzione affari economici della Commissione Ue rileva in effetti che, a politiche attuali invariate, nei prossimi dieci anni il Pil potenziale dell’Eurozona crescerà a una media appena superiore all’1%, variazione che misura circa la metà di quella registrata nei dieci anni che hanno anticipato la crisi. Vuol dire che la capacità di essere competitivi a livello globale si è ristretta.
Nello stesso lasso temporale, Bruxelles stima che la crescita del pil pro capite calerà di circa mezzo punto sino ad arrivare a meno dell’1%. Colpa del rallentamento economico, della crisi finanziaria e dell’invecchiamento della popolazione. Per il bene comune del progresso diffuso, la politica ha bisogno di mettere le mani nel motore. La tempesta scatenata oltreoceano nel 2007 ha costretto l’Europa a reinventarsi. I dati dimostrano che ci vorrà tempo per riprendersi davvero e per cambiare le architetture comuni. La politica deve credere che si possa fare, ma confessare apertamente che sarà ancora durissima. Solo una partecipazione corale e convinta allo sforzo potrà salvarci veramente. La false promesse saranno solo combustibile di rabbia e disperazione.

Fonte: La Stampa del 13 gennaio 2014

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