«La lotta all’ inflazione tutela i Paesi deboli»
Stiamo uscendo da una crisi estremamente costosa per l’ economia, l’ occupazione, i giovani e i contribuenti: la nostra società non può accettare di pagarne un’ altra». Il governatore della Banca d’ Italia Mario Draghi torna a mettere in guardia sui rischi disastrosi – sui bilanci e sugli equilibri sociali – di una nuova tempesta finanziaria per sollecitare i governi a completare la riforma delle regole della finanza. Draghi interviene a Bologna presso la Johns Hopkins University in un convegno in ricordo di Enzo Grilli, l’ economista scomparso nel 2006. Il governatore risponde anche agli studenti dell’ università americana che vogliono sapere all’ indomani della conclusione del vertice del G20 finanziario di Parigi, qualcosa di più sulla stabilità e sul meccanismo individuato per superare gli squilibri globali. Servono le regole, ribadisce Draghi, osservando che è stato «lo smantellamento» di quelle esistenti, nei tre anni antecedenti la crisi, a provocare se non lo scatenarsi della tempesta sui mercati certamente la sua diffusione «sul terreno fertile dell’ abbondanza di liquidità e di risparmio». A questo riguardo, nella sua veste di presidente dell’ Fsb (Financial stability board), a Parigi lo scorso fine settimana, il governatore ha sottolineato soprattutto l’ esigenza di non rallentare il processo di riforma della finanza dopo l’ accordo sul rafforzamento dei requisiti di capitali delle banche richiedendo risorse aggiuntive per i gruppi di rilevanza sistemica, quelli troppo grandi per fallire, che i governi non possono più permettersi di salvare rovesciandone il peso sui contribuenti e la collettività. E poi avviando lo studio per identificare e disciplinare il cosiddetto shadow banking, il sistema bancario e finanziario che opera nell’ ombra accanto a quello regolamentato. Peraltro il sistema bancario in Europa mantiene aree di fragilità: alla Bce si sono rivolte per finanziamenti straordinari non solo alcune banche irlandesi, ma anche istituti spagnoli. A Bologna Draghi affronta in realtà soprattutto i temi di politica monetaria propri del banchiere centrale. «Il miglior contributo che la Bce può dare all’ uscita della crisi è assicurare la stabilità dei prezzi, con un ancoraggio alle aspettative inflazionistiche» dice. Aggiungendo che «l’ impatto della crisi è stato ridotto per via delle azioni di monitoraggio che sono state prese». Ed ancora Draghi che nei giorni scorsi ha continuato a ricevere sostegni ad una sua candidatura alla presidenza della Banca centrale europea al posto di Jean-Claude Trichet in scadenza a fine ottobre, ribadisce che la politica monetaria «dovrebbe assicurare la stabilità dei prezzi dappertutto: l’ idea che, assicurandola, si aiutino solo i Paesi più forti e non quelli meno dinamici non è giustificata». E ciò «non è mai stato così vero come oggi visto che l’ ostacolo principale alla ripresa degli investimenti non sono i tassi di interesse, mai così bassi, ma il premio di rischio che varia da Paese a Paese e fa la differenza sui mercati». Stabilizzare le attese di inflazione è quindi «la cosa migliore che la banca centrale possa fare per rendere più omogenei tali premi di rischio». E poi c’ è la ripresa con la necessità di potenziare la crescita soprattutto nelle aree – e l’ Europa è la principale – dove marcia a ritmo rallentato. «Per contribuire a trasformare le conseguenze della crisi in un’ opportunità è necessario procedere ora più che mai a riforme strutturali» che contribuiscano anche a far riassorbire gli squilibri dei Paesi in deficit e in surplus come Usa e Cina.
Draghi:riforme adesso per superare la crisi Più regole per le banche
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