• venerdì , 22 Novembre 2024

Draghi:Italia al bivio, stabilizzate i precari

L’ economia italiana è incustodita. Siamo rimasti senza interlocutori Raffaele Bonanni, leader della Cisl «Il Paese si trova tra stagnazione e crescita».Camusso (Cgil):rimette al centro i problemi veri.Privilegiare il passato rispetto al futuro esclude coloro per i quali il futuro è la sola ricchezza: i giovani Lo sviluppo va rallentando da tre decenni, fino alla stasi degli ultimi dieci anni.
Il dopo crisi sarà un periodo difficile per l’ Italia che fa fatica a crescere. Il governatore della Banca d’ Italia, Mario Draghi torna a denunciare la caduta di produttività del sistema industriale, l’ incertezza del lavoro, i rischi del precariato che, dice, occorre stabilizzare per non far ricadere sui giovani tutti i costi della recessione appena superata. L’ Italia, sostiene Draghi nella Lezione Magistrale svolta all’ Università di Ancona in ricordo dell’ economista Giorgio Fuà, «potrebbe trovarsi di fronte ad un bivio» tra restare fermi ed agire, tra stagnazione e crescita. Il fatto è che gli italiani «sono mediamente ricchi, hanno un’ elevata speranza di vita, sono in gran parte soddisfatti delle loro condizioni». Potrebbero dunque vivere di rendita senza far grosse cose, tanto più che sono usciti dalla crisi non troppo malconci. L’ inazione, però, «è sostenibile per un periodo anche lungo, ma potrebbe generare un declino protratto». In altre parole «l’ inazione ha dei costi immediati: la ricchezza è il frutto di azioni e decisioni passate, il Pil legato alla produttività, che è caduta ma che si può recuperare, è frutto di azioni e decisioni prese guardando al futuro». Ed ecco la scelta: «Privilegiare il passato rispetto al futuro esclude dalla valutazione del benessere la visione di coloro per i quali il futuro è l’ unica ricchezza: i giovani». Su di loro pende la grande incertezza che riguarda il lavoro. «Resta diffusa l’ occupazione irregolare, stimata dall’ Istat in circa il 12% del totale delle unità di lavoro». Ma soprattutto c’ è da risolvere il nodo del precariato. Quelle riforme che hanno positivamente incentivato l’ occupazione negli anni passati per esempio con la diffusione dei contratti a termine, rischiano di ritorcersi contro. «Senza la prospettiva di una pure graduale stabilizzazione dei rapporti di lavoro precari si indebolisce l’ accumulazione di capitale umano specifico, con effetti alla lunga negativi su produttività e profittabilità» afferma il governatore ricevendo il plauso del neo segretario della Cgil, Susanna Camusso. Ma l’ Italia, aggiunge, deve già fare sforzi aggiuntivi per recuperare il gap di produttività esistente causato secondo il governatore dai marcati dualismi non solo nel lavoro, fra precari e stabili, ma anche nel sistema delle imprese, in gran parte caratterizzato da dimensioni troppo ridotte per consentire la necessaria innovazione dei prodotti. E poi, sulla carenza di competitività pesa la scarsa concorrenza nei servizi dove la liberalizzazione si è interrotta. C’ è insomma da fare molto avendo chiaro che i ritardi non sono solo del Centro-Sud ma anche del Nord. La crescita del prodotto per abitante in Italia «si va riducendo da tre decenni: siamo passati da un aumento annuo del 3,4% negli anni ‘ 70 a uno del 2,5% negli anni ‘ 80, dell’ 1,4% negli anni ‘ 90 fino alla stasi dell’ ultimo decennio», ricorda ancora il governatore. Per il quale dobbiamo «tornare a ragionare sulle scelte strategiche collettive, con una visione lunga». La sfida, oggi e nei prossimi anni, «è creare un ambiente istituzionale e normativo, un contesto civile, che coltivino quei valori, al tempo stesso rafforzando la coesione sociale».

Fonte: Corriere della Sera del 6 novembre 2010

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