L’intelligenza digitale cancellerà molti posti di lavoro qualificati
Dopo la fabbrica automatica, l’ automazione dell’ agricoltura, la robotizzazione di parti della chirurgia e dei trasporti (metropolitane e treni senza conducente), presto anche molti uffici diventeranno automatici: già oggi le macchine fanno molto ma, a quanto pare, i progressi nel campo dell’ intelligenza artificiale tra qualche anno consentiranno ai computer di sostituire anche i quadri intermedi e molti dirigenti. Gli ingegneri sostengono, infatti, che, se alimentate con un «database» esauriente, le macchine saranno in grado di prendere decisioni migliori di quelle di un amministratore delegato: scelte rapide, nette, non condizionate da pregiudizi, favoritismi, fattori emotivi. Lo spettro di «Hal», il supercomputer di 2001 Odissea nello spazio che prende il sopravvento sugli astronauti, ha cominciato a materializzarsi da quando, all’ inizio di quest’ anno, Watson, la macchina più intelligente dell’ Ibm, ha battuto i campioni in carne ed ossa del telequiz Usa Jeopardy . Fin qui la paura di diventare schiavi delle macchine ha prevalso su quella di perdere il posto, nonostante i moniti di qualche Cassandra. Come John Maynard Keynes che, già negli anni 30 del Novecento, aveva ammonito: «Arriverà un’ onda di disoccupazione tecnologica». Mai materializzatasi perché, mentre le fabbriche perdevano operai, la produttività cresceva: nuova ricchezza che generava altro lavoro nei servizi. Perché fare i neoluddisti se, a fronte del robot che risparmia all’ operaio le esalazioni del reparto verniciatura, la «distruzione creatrice» schumpeteriana crea nuova occupazione in altre aree? Ma ora questo assunto viene rimesso in discussione da Race Against the Machine (corsa contro la macchina), un saggio appena pubblicato in America (l’ e-book è disponibile online da quattro giorni) che racconta un’ altra storia: il lavoro in Occidente scarseggia più che per via della globalizzazione, per la concorrenza delle macchine. Quella della terziarizzazione dell’ economia è una pia illusione, visto che l’ automazione sta arrivando anche lì: entro 40 anni le macchine si approprieranno anche di funzioni sofisticate di medici, avvocati e top manager. Una sassata lanciata non da contestatori di professione ma da due economisti del Massachusetts Institute of Technology (McAfee e Brynjolfsson) che avevano iniziato la loro ricerca pensando di arrivare a conclusioni opposte. Un’ analisi che non può essere ignorata nelle riflessioni su come rivitalizzare il capitalismo, anche se altri economisti la contestano. Come Tyler Cowen, per il quale il lavoro manca perché c’ è poca innovazione, non troppa: quelle degli ultimi anni, come Facebook, toccano più la «ricreazione» che la produzione. Ma dalla McKinsey, tempio della consulenza aziendale, una ricerca di Brian Arthur, docente del Santa Fe Institute, conferma che, dall’ auto che si guida da sola al traduttore automatico, l’ intelligenza digitale farà sparire moltissimi posti di lavoro anche nei servizi.
Disoccupati tecnologici. La nuova grande paura Usa
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