Lo spauracchio della speculazione torna a colpire i titoli di Stato.
La speculazione è di nuovo in agguato sui mercati finanziari, pronta ad attaccare i debiti sovrani dei paesi più deboli? Cè chi non ci crede, valutando che nella partita greca chi soffiava sul fuoco sia rimasto scottato e non voglia più bruciarsi. Cè invece chi vede il pericolo, ma alla fine pensa che mai più nessuno oserà mettersi contro i governi ora che spira unaria di restaurazione nelleconomia mondiale. Infine cè chi, come il sottoscritto, ritiene che ci siano troppi indizi per accantonare con tanta facilità la preoccupazione. Intanto il segnale più diretto che va colto è quello che proviene dal fronte degli spread: venerdì la settimana si è chiusa con i differenziali tra i titoli di Stato irlandesi e portoghesi e il bund decennale tedesco a livelli record, cioè 427 e 416 punti base. Più di quanto non fosse nel momento della pressione sulle obbligazioni pubbliche della Grecia, che pure conservano la necessità di pagare un premio di rendimento dell8,81%. E purtroppo anche la differenza tra i nostri Btp al 10 anni e gli analoghi titoli della Germania è alta: 168 punti, solo 10 di meno del massimo di 178 toccato qualche mese fa nel pieno della crisi finanziaria europea. Non si tratta di stracciarsi le vesti né di fare dellallarmismo, anche perché finora i titoli italiani sono stati piazzati con relativa facilità sui mercati, registrando sempre richieste decisamente superiori allofferta. Il fatto è che questa non è la sola spia accesa. Per esempio, che sui mercati sia tornata lincertezza lo si evince dal record storico delloro, che ha superato i 1300 dollari loncia, e dallesplosione del prezzo dellargento, che sfiorando i 21 dollari e mezzo ha raggiunto un valore che aveva toccato nel 1980, ben trentanni fa. Si dirà: i due metalli preziosi è da tempo che crescono con costanza, tanto che dallinizio dellanno loro ha guadagnato il 18% e largento il 26%. Ma questo semmai testimonia che la ricerca di investimenti rifugio in attesa che i fondamentali delleconomia tornino stabilmente a posto non ha mai smesso, a conferma che lenorme massa di denaro che gira per il mondo è costantemente pronta a giocare sui tavoli speculativi. Perché, si spiega altrimenti il fatto che dallinizio dellanno nel mondo le emissioni di high yield, i bond a più alto rendimento, che altro non sono che i vituperati junk bond (titoli spazzatura), sono aumentate del 58%, raggiungendo il livello record di 257 miliardi di dollari? E, ancora, non è forse il segnale che il mercato ribolle quanto accade sul fronte delle valute? Lo yen non si ferma neppure quando la Banca del Giappone interviene per frenarne la corsa, il franco svizzero segna massimi storici e euro e sterlina inglese hanno recuperato ampie fette delle loro vecchie perdite. Poi, come se non bastasse, i prezzi del grano e dei cereali sono aumentati dell80%, tornando pericolosamente vicino ai picchi del giugno 2008, nel bel mezzo della crisi. E questo nonostante che la materia prima non manchi e la domanda mondiale sia soddisfatta.
Insomma, tra nuove bolle speculative e crescenti incertezze sulla tenuta della ripresa, specie in Europa, il debito sovrano torna ad essere esposto a pericoli. E lItalia è lultimo paese a potersene disinteressare. Peccato che tra governo e opposizione si contino sulle dita di una mano quelli che ne hanno consapevolezza.
Debito sovrano, pericolo sempre vivo
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