• domenica , 8 Settembre 2024

De Gennaro, nomina sbagliata

L’ex capo della polizia e sottosegretario ai Servizi sarà il presidente del gruppo di armi e sicurezza. Lo ha deciso il governo Letta. Ma per almeno tre motivi non è l’uomo giusto.
La trasparenza? Alle ortiche. La competenza? Ah, scoprirla. Il merito? Forse si poteva fare di meglio. Quella del presidente della Finmeccanica è la prima nomina davvero importante del governo Letta. Un banco di prova decisivo per il ministro Fabrizio Saccomanni che avrebbe dovuto far capire di che pasta saranno fatte le persone da lui designate ai posti di comando. E per il premier Enrico Letta che avrebbe potuto segnalare in questa occasione all’opinione pubblica (e forse al mondo intero) l’ambizione di uscire dal sottobosco romano e di cercare il profilo giusto in altri territori.
E invece quale coniglio esce dal cilindro? Gianni De Gennaro. Calabrese, 65 anni, ex capo della polizia, poi dei servizi segreti e infine sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega ai servizi segreti, fino al marzo scorso nel governo Monti. Ci sono vari motivi che avrebbero dovuto sconsigliare questa scelta a Letta e a Saccomanni.
1) La nomina viola palesemente una legge in vigore, quella sul conflitto d’interessi, che impedisce a chi ha avuto incarichi di governo di assumerne altri in aziende controllate dallo Stato nei 12 mesi successivi alla fine del mandato di governo. La norma è stata aggirata grazie a un parere del presidente dell’Antitrust Giovanni Pitruzzella, competente in materia di conflitti d’interesse: poiché Finmeccanica non si occupa “prevalentemente” di sicurezza, allora l’incompatibilità non ci sarebbe. Ma per favore…
2) De Gennaro ha tanti meriti nella lotta alla criminalità organizzata, ma il suo curriculum è macchiato dalle vicende del G8 di Genova del 2001. E’ vero che è stato assolto al termine di un travagliato processo, ma per le modalità dell’irruzione alla scuola Diaz molti suoi collaboratori sono stati condannati.
3) Serve un pur blasonato superpoliziotto alla presidenza della Finmeccanica? Forse a tener lontani sguardi indiscreti, non certo a rendere più efficiente e produttivo il secondo gruppo industriale italiano per dimensioni. Suona strano che dopo i proclami di Saccomanni, i decaloghi, l’ingaggio di rinomati head hunter, non si sia trovato nessuno di più adatto a far funzionare una società balcanizzata dalle faide di potere e dai metodi un po’ spicci utilizzati per anni e anni.
Era diffuso il timore che il governo delle larghe intese, sul fronte del ricambio della classe dirigente, non sarebbe stato in grado di fare nulla. Nonostante qualche segnale positivo ci fosse stato: per esempio, la designazione di Daniele Franco alla Ragioneria generale dello Stato. La luna di miele è durata poco.

Fonte: Espresso del 4 luglio 2013

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