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Creativita’ e astuzia: le guerre dell’hi-tech

«Combatterò fino al mio ultimo respiro, fino al mio ultimo giorno di vita per distruggere Android, perché è un prodotto rubato. Sarà guerra termonucleare». Una guerra che la Apple, dopo queste furiose dichiarazioni di Steve Jobs, scatenò più contro i coreani di Samsung, grandi utilizzatori di Android, che contro la società che aveva creato quella piattaforma: Google. Un conflitto – questo sì davvero termonucleare – quello tra la società californiana degli iPhone e iPad e il gigante asiatico, con Samsung condannata a ripetizione un anno fa dal tribunale di San José. E con la Apple a sua volta trascinata sul banco degli imputati per rappresaglia dai coreani e anch’essa bersagliata da una serie di pesanti sanzioni.
Fino alle sorprese degli ultimi giorni: la Casa Bianca che pone il veto all’applicazione delle sanzioni contro Apple decise dalla stessa authority di controllo federale, mentre ora questo ente, l’Itc (International Trade Commission) mette al bando dal mercato americano alcuni tablet e smartphone della Samsung (ma non quelli di ultima generazione) perché, nel costruirli, l’azienda avrebbe usato illegalmente alcuni brevetti della Apple.
LE SFIDE – Quella delle battaglie giudiziarie Apple-Samsung è la storia più significativa ed emblematica di come le invenzioni piccole e grandi (che sono state sempre fonti di controversie, denunce, rivalità personali e tentativi di arricchimento, oltre che di progresso dell’umanità) siano divenute di recente un groviglio inestricabile di vincoli, divieti, condizionamenti tecnologici e anche ricatti. Coi grandi gruppi che, realizzando prodotti che utilizzano centinaia di tecnologie brevettate, oltre a preoccuparsi dei loro principali rivali, devono anche guardarsi dai cosiddetti patent troll : pirati delle tecnologie che acquistano brevetti all’ingrosso e poi vanno a cercare aziende che li stanno utilizzando in un modo che può essere attaccato in tribunale.
Certo, quando i Sumeri inventarono la ruota, di controversie giudiziarie non ce ne furono, né ci furono dispute sui brevetti quando, nel XII secolo a.C., sulle sponde del Mediterraneo (o, forse, in Asia Minore, su quelle del Mar Nero) cominciò la lavorazione del ferro. Ma con la civiltà industriale tutto è cambiato. Basti pensare alle dispute tra Antonio Meucci e Alexander Bell sulla paternità del telefono negli anni Settanta dell’Ottocento, o ai furibondi conflitti attorno alle invenzioni elettriche e a quella della radio tra personaggi come Thomas Alva Edison, Guglielmo Marconi, Nikola Tesla e George Westinghouse. Sfide epiche e romanzesche come quelle dell’eccentrico e geniale Tesla, suddito austro-ungarico di etnia serba emigrato negli Usa, prima acclamato dai suoi contemporanei come uno dei più grandi inventori della storia, poi sfruttato e insultato da Edison, infine privato dai tribunali del brevetto sulla radio, che fu, invece, assegnato a Marconi. Battaglie costruite sul fattore umano – la genialità del lavoro intellettuale e le rivalità personali – oltre che sull’interesse industriale.
BATTAGLIE ECONOMICHE – Ma che, col passare degli anni, diventano sempre più battaglie economiche, nelle quali a dominare era (ed è tutt’oggi) la pragmatica cultura americana della ricerca che deve essere funzionale all’applicazione industriale. Coi dipartimenti scientifici delle università che devono avere la possibilità di godere dei frutti economici della loro attività innovativa, anche creando start up tecnologiche di professori e studenti. Logiche nelle quali gli scienziati europei si trovano meno a loro agio di quelli americani. Lo stesso Tesla, che quando era ancora in Europa si era scontrato con l’italiano Galileo Ferraris per la paternità della scoperta del campo magnetico rotante, arrivato in America alla fine dell’Ottocento, va a lavorare per Edison, l’inventore della lampadina e di molto altro. Il quale, prima sfrutta la sua genialità promettendogli un grosso premio in denaro che non gli darà mai, poi lo allontana quando capisce che lo scienziato europeo sta lavorando a un metodo per produrre potenza elettrica diverso da quello sviluppato da lui. Edison è per la corrente continua, Tesla è il padre della corrente alternata. Nikola se ne va, fonda la sua società, si allea con Westinghouse e insieme scatenano la cosiddetta «guerra delle correnti» contro Edison. Le sue idee sono geniali, la capacità di vedere nel futuro straordinaria, ma Tesla perde le battaglie essenziali. Bisognerà arrivare al 1943 perché la Corte Suprema gli dia la paternità della trasmissione elettromagnetica via onde radio. Troppo tardi: lo scienziato muore proprio nei primi giorni di quell’anno, solo e povero, in una stanza dell’hotel «New Yorker» di New York. Battaglie economiche, ma anche feroci rivalità personali. A Marconi va il Nobel per la fisica del 1909. Edison e Tesla, invece, non lo riceveranno mai, perché, quando emerge l’ipotesi di un premio ex aequo nel 1915, i due fanno sapere che non lo accetteranno: l’Accademia svedese si ritira in buon ordine.
GUERRE PERSONALI – Le battaglie personali continuano ancora fino ai nostri giorni, come testimoniano quelle scatenate proprio da Jobs prima contro Bill Gates, poi contro gli ex alleati di Google. Lo stesso Gates trasforma Microsoft nel gigante mondiale dell’economia digitale beffando – se non raggirando – Marc Andreessen che, con la sua Netscape, ha messo a punto, assieme a Jim Clark, il primo, rivoluzionario browser. Una tecnologia alla quale aveva lavorato fin dagli anni dell’università, in Illinois: accademia che gli chiede anche di cambiare nome al suo prodotto che, da Mosaic, diventa Netscape Navigator. Mentre ne sviluppa l’applicazione industriale, Andreessen capisce le enormi potenzialità del browser per mettere Internet alla portata di tutti e comincia a parlarne in giro, guadagnandosi anche una copertina di «Time». Gates legge, capisce, va all’Università dell’Illinois, scopre che una società collegata, Spyglass Inc., condivide il brevetto del codice sorgente di Mosaic, lo compra e brucia sul tempo il rivale: inizia l’era di Internet Explorer. Anno dopo anno le tecnologie si fanno sempre più complesse, i brevetti si moltiplicano, così come le dimensioni degli interessi in gioco. Pesa anche il fatto che in America, a differenza di quanto avviene nella Ue, un imprenditore può brevettare anche una semplice idea, un percorso originale per arrivare a un certo risultato, anche se non corroborato da un preciso supporto tecnico-matematico. Questo rende tutto più fumoso e il fatto che ogni moderno congegno tecnologico contenga centinaia di soluzioni protette da brevetto spiega perché, dopo il controverso veto di Obama, diverse authority stanno cominciando a pensare di sostituire un divieto di vendita troppo punitivo per l’economia e per gli utenti, oltre che per i produttori, con un sistema di multe. Contraddizioni dell’era della complessità tecnologica, che raggiunge vette sublimi proprio nella battaglia Apple-Samsung, con l’azienda americana scatenata contro quella coreana, ma anche, in un certo senso, sua «schiava», visto che diverse componenti-chiave dei suoi apparecchi (come i display degli iPad e i processori che gestiscono le applicazioni) le vengono fornite proprio dal gruppo coreano.

Fonte: Corriere della Sera del 12 agosto 2013

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