• domenica , 22 Dicembre 2024

Contro l’evasione, solo parole?

Domani vertice Ue su Fisco e Energia. I leader europei cercano intese necessarie e giuste. Ma è difficile essere concreti. Ecco il testo sul tavolo..
«Il Consiglio europeo chiede che la direttiva sulla tassazione del risparmio venga adottata prima della fine dell’anno». E’ un impegno preciso, non vincolante, però costituisce un obbligo morale che – in caso di trasgressione – imporrà il pagamento di pedaggio perlomeno politico. Il capi di stato e di governo dell’Unione, che si incontrano giovedì a Bruxelles, giurano che «la lotta all’evasione s’è rivelata più di una questione d’equità: è una politica essenziale perché il rigore di bilancio sia accettabile economicamente e socialmente». Per questo vogliono stringere alla voce «Fisco». Per questo chiedono, entro dicembre, un accordo che cancelli il segreto bancario.
E’ in arrivo un summit di cui tutti temono la scarsa efficacia mediatica, visto che la crisi richiede anche titoli efficaci. Convocato dal presidente del Consiglio Ue, Herman Van Rompuy, per fare il punto sul mercato unico dell’energia che non funziona come dovrebbe, ai primi d’aprile s’è visto raddoppiare l’agenda col capitolo della caccia all’evasore. Il dossier fiscale pareva facile, c’è consenso a recuperare i mille miliardi che ogni anno sfuggono agli erari. Poi s’è ingarbugliato come inevitabile, a causa dei soliti noti, lussemburghesi e (ancor di più) austriaci. La scorsa settimana i ministri economici dell’Unione hanno dialogato con difficoltà e il traguardo di un sistema armonizzato resta lontano.
La direttiva Tassazione del risparmio è in vigore dal 2005. La versione rafforzata messa sul tavolo nel 2008 per chiudere i buchi normativi estendendo i controlli a fondi di investimento e pensione, nuovi strumenti finanziari e pagamenti effettuati a traverso trust e fondazioni, è ferma al palo. Oltretutto, il Granducato e Vienna conservano ancora il segreto bancario, a cui sembrerebbero disposti a rinunciare quale anche i Paesi terzi – Svizzera in testa – facessero altrettanto. Ora c’è il mandato alla Commissione per trattare con Berna e le altre. E’ una partita delicata e ricca di incognite. Il meccanismo che rende trasparenti i flussi e limita la possibilità di frodi, comunque, è in moto.
L’Italia di Enrico Letta (al primo conclave Ue), con Germania e Regno Unito, spinge per l’intesa. Sono tre dei sedici paesi che hanno chiesto di avviare da subito un sistema di mutuo scambio automatico sui conti correnti. «Priorità deve essere data alla sua estensione a livello europeo e globale», suggerisce la bozza di conclusioni del vertice di giovedì: la Commissione presenterà una direttiva in giugno, mese entro il quale i leader invitano a chiudere anche l’intesa per il pronto intervento sulle frodi all’Iva: l’Ue, al momento, incassa meno del 60% del suo potenziale Iva; l’Italia, ne prende il 40.
Ecco l’aspetto prociclico. Più entrate per sostenere la ripresa. E’ lo stessa molla dell’azione sull’energia. Un mercato integrato del gas, stima ad esempio la Commissione, consentirebbe 30 miliardi di risparmio a pieno regime. Così il summit indica alcuni percorsi di azione per aumentare la competitività, ridurre i costi e la dipendenza. Vuole anzitutto una vera interconnessione delle reti,cosa che la Germania non fa ancora: «Chi non ha recepito il Terzo pacchetto energia deve farlo con urgenza», recita la bozza.
Cruciale il capitolo finanziario, che suggerisce una serie di azioni per facilitare gli investimenti con misure nazionali e comunitarie (fondi strutturali, project bond, soldi Bei) per finanziare efficienza energetica, infrastrutture energetiche e rinnovabili. Son soldi che farebbero comodo all’Italia, dove gli operatori cercano fondi per le reti. Guardare avanti, dunque. Ma senza lo shale gas – gas di argille – e questo fa infuriare la Polonia. Nella prima bozza si parlava di sviluppo di risorse locali, «convenzionali e no». La seconda metà della frase è successivamente caduta. Varsavia promette battaglia, anche se le risorse disponibili, secondo le ultime stime, sono più magre del previsto. E meno redditizie dell’auspicato.

Fonte: La Stampa del 21 maggio 2013

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