Forse è meglio che Merkel e Sarkozy restino davvero su Marte, o in qualunque sia l’universo politico parallelo dove hanno inscenato due giorni fa il loro ultimo imbarazzante vertice. La realtà della crisi, negata dai due leader, si è vendicata sotto forma di un nuovo grave peggioramento dell’instabilità economica e finanziaria.
In assenza di una guida politica coraggiosa in Europa, così come negli Stati Uniti, ogni ombra si sta allungando. Il livello di incertezza sui mercati infatti sta toccando livelli simili a quelli del settembre 2008. Con una differenza rispetto ad allora, l’incertezza riguarda non i mesi a venire, ma gli anni. Negli ultimi due giorni le Borse hanno perso un decimo del loro valore e il rendimento dei titoli decennali in Germania e Stati Uniti è sceso a solo il 2%. A che tipo di scenario globale corrisponde una tale anomalia? Un decennio di stagnazione? Paura di rischi nascosti? Sfiducia nelle capacità dei governi democratici? Non è un’esagerazione dire che siamo a un punto critico nella storia politica ed economica globale.
L’incertezza delle leadership è infatti un fenomeno che condividono Usa ed Europa. Forse non è una pura coincidenza che sia Washington, sia Berlino, sia Parigi siano a un anno dalle prossime elezioni.
Negli Stati Uniti è in corso un processo di riduzione dei debiti accumulati negli ultimi dieci anni. Per ripagare i debiti famiglie e imprese devono tagliare consumi e investimenti. In passato proprio la possibilità di indebitarsi rendeva passeggeri i rallentamenti dell’economia Usa. Indebitandosi i consumatori potevano mantenere il loro livello di spesa e le imprese quello degli investimenti. Ora senza ammortizzatore finanziario l’economia Usa rallenta in modo più brutale e rende ancora più difficile il riequilibrio dei bilanci.
Al tempo stesso anche il governo deve ridurre i propri debiti e in tal modo approfondisce la frenata dell’economia. Per la prima volta da decenni gli americani scoprono che il rischio di stagnazione si allunga su un arco di anni e non di mesi. In una tale circostanza Washington dovrebbe prendere decisioni forti sul debito futuro e non tagliare lo stimolo fiscale adesso, ma la retorica politica che si è impadronita della capitale sotto la pressione del tea-party e delle titubanze dell’Amministrazione porta purtroppo a fare il contrario.
Anche il contagio della crisi europea è alimentato dall’incertezza sulla risposta politica. Il meccanismo che mette in moto il contagio si nasconde nel bilancio delle banche europee. Da quando Merkel e Sarkozy nell’ottobre 2010 hanno reso più rischiose per gli investitori privati le obbligazioni di Grecia, Irlanda e Portogallo, le banche hanno cercato di ridurre i rischi nei loro bilanci vendendo altri titoli pubblici europei a cominciare da Spagna e Italia. Dopo che la Bce nel marzo scorso aveva sospeso gli acquisti di titoli della periferia e smesso di garantire un prezzo alle obbligazioni di Grecia, Irlanda e Portogallo, la vendita dei titoli di Roma e Madrid non si è più fermata. Solo il recente ritorno sul mercato della Bce ha evitato la disfatta. Ma l’attesa garanzia collettiva sul debito europeo è stata negata ancora una volta da Merkel e Sarkozy nell’ultimo vertice di Parigi e gli investitori hanno ricominciato a vendere tutto ciò che è rischioso nei loro portafogli, a cominciare dalle azioni.
La corresponsabilità di Berlino e Parigi non deve essere sottovalutata. Un grafico pubblicato a luglio in uno staff report del Fondo monetario internazionale mostra che proprio le banche tedesche e soprattutto francesi non sono state in grado di ridurre la loro leva finanziaria tra il 2007 e il 2010 quanto sono invece riuscite a fare quasi tutte le banche degli altri paesi. Nel caso francese il capitale delle banche è addirittura diminuito.
La morale pubblica sulla responsabilità dei ‘Piigs’ – i paesi indebitati della periferia – nella crisi europea, ha nascosto la realtà dei vizi privati (in realtà pubblici anch’essi) nascosti nelle banche del ‘core Europe’. Anziché far venire alla luce i problemi nascosti nelle loro banche e ricapitalizzarle, Merkel e Sarkozy hanno puntato il dito sulle evidenti truffe greche. Denunciando poi a gran voce le colpe degli speculatori, hanno guadagnato tempo sperando che i loro sistemi bancari fossero in grado di ripulire i bilanci.
Invece l’incognita sugli strumenti finanziari in pancia ad alcune banche europee è rimasta. In Aprile per esempio il Financial Stability Board aveva lanciato un allarme sugli Etf sintetici sottolineando che questo strumento finanziario nascondeva un rischio di controparte. Nel caso di una grande banca francese, che si è scoperta essere la controparte di se stessa, il mercato ha reagito con brutalità solo poche settimane fa. Al tempo stesso una banca pubblica tedesca è stata l’unica a essersi negata agli stress test della nuova autorità di sorveglianza bancaria europea.
Nella soluzione politica della crisi i problemi bancari in Francia e Germania sono rimasti nascosti, come la faccia oscura della Luna. Forse ha una certa coerenza il fatto che Merkel e Sarkozy osservino tutto da Marte.
Contraccolpi da debolezza di leadership
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