Si cominciano a delineare proposte nuove per uscire dalla crisi che lItalia potrebbe presentare ai tavoli europei prima del termine di un semestre, i cui esiti, sino ad ora, sono stati tuttaltro che esaltanti. Mentre ieri la Bce nel suo bollettino ha tagliato le stime di crescita dellEurozona: nel 2014 più 0,8%, invece di più 1%.
In questo quadro, assume grande rilievo il percorso tracciato il pomeriggio del 12 novembre ad un seminario di presentazione dello studio In Search of a New Equilibrium: Economic Imbalances in the Eurozone, commissionato dallIstituto Affari Internazionali, con il supporto della Compagnia di San Paolo, alla Luiss School of European Political Economy. Il documento, ancora in bozza il seminario aveva lo scopo di raccogliere commenti prima della stesura definitiva sarà disponibile entro la fine del mese e potrebbe essere un elemento importante della strategia da presentare prima del Consiglio Europeo del 18-19 dicembre oppure al Consiglio medesimo.
La bozza dellExecutive Summary del documento è stata illustrata dal Direttore della Luiss School of European Political Economy, Marcello Messori. Discussant Veronica De Romanis, Paolo Guerrieri, Beniamino Quintieri e Fabrizio Saccomanni, oltre ad alcuni interventi dalla sala.
A questo stadio sarebbe poco utile, oltre che poco corretto, discutere in dettaglio di un documento ancora non finalizzato, pur se giunto ad uno stadio molto avanzato di redazione. Appare più significativo, recepire i punti essenziali del documento (quale presentato) ed i commenti formulati il 12 novembre e vedere quale potrebbe essere la strategia. Occorre premettere che lanalisi del documento integra, con stime econometriche, quella che fu lintuizione centrale dellultimo lavoro di Luigi Spaventa: ossia che gli squilibri delle partite correnti allinterno di ununione monetaria contano e, soprattutto, rilevano più di quanto non sembri ad un esame superficiale. Il documento, quindi, apporta un contributo scientifico di indubbio valore. Ciò non vuole dire che si è necessariamente daccordo con tutte le implicazioni di strategia economica che il documento, nellattuale stesura, trae dallanalisi. In molti aspetti le osservazioni al seminario hanno utilmente integrato il documento.
Veniamo le tre principali componenti di quella che potrebbe essere la strategia:
In primo luogo, far comprendere a tutti i partner europei che gli squilibri non si risolvono con politiche che implicano svalutazioni interne (ossia riduzioni dei salari, dei poteri dacquisto ed ora anche dei prezzi) dei soci del club in disavanzo strutturale delle loro partite correnti. Ciò può richiedere espansioniste da parte dei soci in surplus strutturale; a riguardo, però, occorre ricordare che solo un terzo del surplus commerciale della Repubblica Federale Tedesca è con il resto delleurozona. Berlino ha già iniziato una politica più espansionista ma è difficile (per ragioni storico-culturali) convincere il Governo e lopinione pubblica tedesca che il pareggio di bilancio non è la virtù principale di ciascuna generazione nei confronti di figli e nipoti.
In secondo luogo, rilanciare il Growth Pact o lIndustrial Compact. Ciò comporta un forte aumento dellinvestimento pubblico in infrastrutture che agisca sulla più piena utilizzazione dei fattori produttivi nel breve periodo e sullaumento della produttività nel medio. In attesa che si materializzi il programma Juncker di investimenti addizionali di 300 miliardi di euro (peraltro, un programma sempre più evanescente), il documento propone un meccanismo macchinoso di interventi dellEuropean Stability Mechanism per facilitare emissioni di project bonds per investimenti a beneficio di Paesi che concludano contractual arrangements per il loro riassetto strutturale. Probabilmente si può trovare un sistema più semplice facendo perno sulla Banca Europea per gli Investimenti (BEI). Tuttavia, occorre sollevare il nodo di fondo: ci sono progetti pronti nel senso di immediatamente canteriabili? Dopo anni di recessione, le imprese hanno combattuto per sopravvivere più che per ampliarsi e modernizzarsi. In materia di infrastrutture, vale la pena ricordare che il fondo per la progettazione è stato utilizzato molto poco.
In terzo luogo, le misure dal lato della domanda avranno poco effetto se non accompagnate da stimoli alla produttività dal lato dellofferta: ciò implica liberalizzazioni e privatizzazioni (soprattutto a livello locale). Riuscirà un Governo in cui gli ex-amministratori locali hanno una forte rappresentanza ed un peso considerevole a proporre misure specifiche in questo campo?
Consigli utili per uscire dalla crisi europea
Commenti disabilitati.